Arene

Londra e Mosca allo scontro. Anni di nodi politici ed economici stanno arrivando al pettine. Tra spie, veleni, tradimenti ed omicidi…

Massimiliano Vitelli, LET political correspondent

Russia-Inghilterra

STOP SECRET:
Il ministro degli Esteri di Londra David Miliband ha definito «ingiustificato» il provvedimento: «Siamo delusi che non si siano dimostrati disposti a collaborare concedendo l’estradizione di Lugovoj»

Risposta di Mosca. Ma Putin frena: supereremo questa mini-crisi I rapporti tra Ue e Russia «saranno influenzati da questa presa di posizione» ha detto Cizhov, rappresentante a Bruxelles. «Stop alla cooperazione anti-terrorismo»

Il gelo di luglio.
Dopo la pioggia di cartellini rossi e l’espulsione di quattro diplomatici (con un secondo lavoro da agenti segreti) per parte, la partita della tensione tra Gran Bretagna e Russia continua. Nel duello diplomatico che riporta facilmente menti nostalgiche al tempo della guerra fredda, il Cremlino ha deciso quindi di adottare la linea dura. A corollario del “foglio di via” per i quattro membri del Foreign Office, Vladimir Putin ha messo anche la sospensione della collaborazione nella lotta al terrorismo con il governo di Sua Maestà. L’affare Litvinenko-Lugovoi-Berezovskij ha così ampliato i suoi orizzonti passando in poche ore da “mini-crisi tra le due nazioni” (come l’aveva definita Putin) a “caso-spartiacque” tra Europa e Russia. La notizia della morte di Alexander Litvinenko, avvenuta il 23 novembre scorso in una camera dell’University College Hospital per avvelenamento da polonio 210, ha fatto per mesi il giro del mondo per ricadere pochi giorni fa sulle spalle di Andrei Lugovoi. L’ex agente segreto del Kgb è stato indicato da Scotland Yard come l’esecutore materiale dell’omicidio e ne è stata chiesta l’estradizione dalla Russia alla Gran Bretagna (per scongiurare un probabile processo-farsa a Mosca). L’attuale costituzione russa, varata dal corvo bianco Boris Eltsin nel 1993, non prevede però questa possibilità, come chiaramente espresso nell’articolo 61. Per fugare ogni dubbio poi, in base all’articolo 135, questa legge fondamentale non può neanche essere modificata. Risultato: o Mosca approva un’altra costituzione oppure le valigie di Lugovoi restano nell’armadio e lui a casa. Per la verità potrebbe esserci maggior collaborazione tra i due paesi ma Scotland Yard ritiene che dietro la mano di Lugovoi ci sia stato il braccio di Putin e di certo questo non migliora i rapporti tra le due diplomazie. Ad aumentare anzi la tensione tra i governi c’è stato nei giorni scorsi il tentativo di assassinare a Londra Boris Berezovskij, l’oligarca russo fermo oppositore di Putin e delle sue strategie governative.

Tutto questo e molto altro il background di questa spy-story fatta di avvelenamenti, omicidi, tentati omicidi e guerre economiche. Gli attuali episodi sono solo il risultato prodotto da anni di tensioni e rappresaglie tra le due nazioni. Ai tempi della cortina di ferro, nel settembre del 1971, furono addirittura 105 i diplomatici sovietici che, con armi e bagagli (è proprio il caso di dirlo) furono rispediti a casa dal governo britannico. Mosca rispose con 18 uomini del Foreign Office. Solo pochi giorni fa il vice-ministro degli esteri russo, Aleksandr Grushko, ha ricordato ai media che vanta ancora un credito di 87 unità. Tutta questa storia, che farebbe invidia a Ian Fleming (papà di James Bond), ha anche uno strano odore, quello del gas. Il Cremlino sta tentando fortemente di aumentare il suo controllo sulle risorse mondiali di gas e, a giugno scorso, la Bp (l’azienda gas-petrolofera britannica) è stata “costretta” a vendere le proprie quote di mercato alla compagnia statale russa Gazprom ad un prezzo notevolmente ribassato. Anche il veto russo sulla risoluzione O.N.U. che prevedeva l’indipendenza del Kosovo è da inquadrarsi in un progetto economico del governo della piazza rossa dai contorni sempre più definiti. Progetto denunciato nei suoi articoli e nei suoi repertage anche dalla giornalista Anna Polikovskaya, trovata morta assassinata nell’ascensore del palazzo in cui viveva lo scorso anno. La conclusione è che il Cremlino sembra aver trovato nell’Occidente il nemico che ne contende la ricchezza. Il rischio è però che, con lo sguardo troppo ad ovest, il governo di Mosca non si avveda in tempo di ciò che sta accadendo alle sue spalle. La Cina ha già dieci volte la popolazione della Russia ed il doppio del suo prodotto interno. Trovarsi in mezzo tra “invasori commerciali” da una parte e “nemici economico-politici” dall’altra è una concreta possibilità nel futuro della nazione di Mosca. Una posizione scomoda ed altamente rischiosa, una “roulette russa” di pericolose prospettive.

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