Derive e Approdi

Ancora Ernst Jünger

Alberto Lombardo, Il Tempo, 2004

Il mondo dell’editoria è strano, poiché ben di rado i numeri rispecchiano criteri qualitativi: il successo nelle vendite solo di tanto in tanto è indice di qualità letteraria. Quando, però, questa raggiunge livelli straordinari, non vi sono più pregiudiziali, censure o anatemi che tengano. Il successo di quei libri e di quegli autori travolge lo snobismo dei critici à la page, degli editori riluttanti e dei pavidi censori.

Non stupisce e non fa più notizia, quindi, il successo mai attenuato (e anzi in continua crescita) di Ernst Jünger, autore dal cuore avventuroso, dalla mente geniale e dalla precisione cristallina, scomparso ultracentenario cinque anni orsono. Si susseguono senza sosta le nuove edizioni, le ristampe, le traduzioni, i convegni e i saggi critici, con una frequenza e un’assiduità indicative di un successo destinato a durare a lungo nel tempo: Jünger è, e diverrà sempre più, un “classico”. L’opera dello scrittore tedesco è divenuta il banco di prova di una profonda riflessione filosofica per studiosi e intellettuali provenienti da esperienze culturali assai diverse, oltre che per i molti che intendono, in modo vario, dare una traduzione “politica” o quantomeno “metapolitica” agli orientamenti jüngeriani.

E così, dopo l’attesa pubblicazione del nuovo volume nell’edizione “principe” tedesca di tutte le opere (Sämtliche Werke Band 22), che raccoglie scritti sparsi, tra cui diversi diari di viaggio, anche in Italia (Firenze, Sardegna, Liguria), i diari del periodo 1991-1996, il romanzo Un incontro pericoloso, poesie, traduzioni e discorsi pubblici, è stato recentemente edito nella nostra lingua il primo di tre interessanti volumi intitolati Scritti politici e di guerra 1919-1933, curato da Quirino Principe e tradotto da Alessandra Iadicicco.

Dato alle stampe dalla Libreria Editrice Goriziana, il volume copre il periodo intercorso tra il crollo della Germania guglielmina nella Grande Guerra e il 1925, anno in cui l’autore completò il romanzo Fuoco e sangue. In tutto si compone di 27 articoli, pubblicati per lo più sulla rivista reducistica Die Standarte, e di sei prefazioni a suoi libri usciti nel medesimo periodo. Dominano alcuni dei temi classici dell'”Antico Testamento” jüngeriano (come l’autore stesso definì la sua produzione giovanile), e soprattutto quello della guerra di materiali intesa quale esperienza interiore, fucina di un caratteristico tipo umano disincantato, severo e audace. Quirino Principe sostiene che “in tutti gli scritti qui raccolti si fa strada la direzione fondamentale del pensiero jüngeriano: l’estetica, rettamente intesa come “la filosofia dei sensi intelligenti””. È un’estetica dalla vibrante tensione metafisica, come rivela anche Sandro Gorgone nel recente Cristallografie dell’invisibile, un interessante studio pubblicato dalle Edizioni Mimesis che si inserisce nella oggi vastissima produzione di saggi su Jünger. Questo volume attraversa l’intera opera del “Contemplatore solitario” e individua le chiavi della sua metafisica nelle esperienze del dolore, dell’eros e dell’ebbrezze, dell’amicizia, della morte. Una lettura particolarmente convincente, che va consigliata a tutti gli appassionati lettori di Jünger per la ricchezza di spunti di riflessione che essa offre. Infine Jünger faro per l’Europa, intellettuale che ha segnato il ventesimo secolo del Continente. Ecco i saggi di Bardini, Bernardi Guardi, Demattè, de Esteban, de Benoist, Dughin e Giovannini, tra gli altri, in Ernst Jünger, l’Europa cioè il coraggio (Editrice Barbarossa).

Tra le tante novità sul “rivoluzionario conservatore” tedesco vi è infine da segnalare l’interessante sito internet dedicato al castello di Wilflingen che Jünger abitò dalla fine della seconda guerra mondiale e che è divenuto un museo. Sono disponibili molte informazioni bibliografiche e si possono vedere numerose fotografie dell’autore, comprese quelle della visita presso la foresteria del castello da parte di Helmut Kohl e François Mitterand, avvenuta il 20 luglio 1993.

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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