Derive e Approdi

Marx e i visionari, che fallimento!

Alberto Simoni, Avvenire

Ascesa e caduta del socialismo dai pionieri Babeuf e Owen a Lenin e Stalin: il tentativo di realizzare il paradiso in terra in un saggio del politologo americano Joshua Muravchik

Karl MarxL’indottrinamento era superfluo. In casa tutto profumava di socialismo. E i discorsi a cena raramente si discostavano dalla causa politica e dai destini del proletariato. Sarà per quei due decenni spesi a sognare un’alternativa socialista negli Stati Uniti del secondo dopoguerra, refrattari al messaggio egualitario marxista, che Joshua Muravchik, “resident fellow” del think tank conservatore American Enterprise Institute di Washington, ha una capacità di osservare l’evoluzione e le storture del socialismo, fede rinnegata a 30 anni quando riscoprì le sue origini giudaiche troncando con la tradizione politica che la sua famiglia mantiene ancora viva. Una recisione di cui – dice parlando ad Avvenire – “i genitori si lamentano ancora”.

La storia del socialismo di Muravchik (Il paradiso in terra: ascesa e caduta del socialismo) non è un saggio teoretico, quanto un racconto e un viaggio fra le pieghe dell’animo di alcuni dei protagonisti che hanno cullato il sogno di un paradiso terrestre, che hanno inseguito un’utopia tanto affascinante quanto tragica.
“La mia conclusione – spiega l’autore – è fortemente critica del socialismo, (e di molti dei suoi interpreti) ma l’intento di questo libro è quello di tratteggiare e di descrivere la speranza e la nobiltà di un’idea universale che è stata all’origine dell’agire e de=”l pensare dei “miei compagni di avventura”.

Joshua MuravchikE così nel “paradiso” di Muravchik, trovano posto Babeuf e la sua Lega degli Eguali, il pioniere Robert Owen che affascinò il presidente Usa Quincy Adams con la sua oratoria e i progetti di villaggi-comunità da trapiantare nel Midwest; Engels, il comunicatore contrapposto al teoreta Marx, Bernstein con i suoi dubbi teoretici, la presa del potere di Lenin, la trasformazione di Mussolini. E via, per tutto il ‘900, passando per i visionari africani sino alla socialdemocrazia e all’appiattimento della parabola socialista con l’inaugurazione della Terza via del laburista Tony Blair.
Professor Muravchik, la storia enumera centinaia di leader di spicco riconducibili al socialismo. Con che criterio ha scelto la dozzina di pionieri da inserire nel libro?

“è vero, la scelta è vasta. Come molteplici sono le “anime” di quello che comunemente identifichiamo come socialismo. A ognuna di quelle ho voluto dare un volto. E un nome, scegliendo fra i più rappresentativi.

Per questo ogni protagonista porta con sé qualcosa in più della sua storia, è il simbolo di un modo di concepire la vita e l’impegno politico. Lenin simboleggia il tentativo di attuare l’idea comunista in sé. L’inglese Clement Attlee è un eroe della Seconda guerra mondiale, l’uomo che da leader laburista restò membro del gabinetto di guerra di Winston Churchill. Un politico che ha esercitato una forza d’attrazione notevole sulla gente. Owen, colui che ha coniato il termine socialista”.
C’è anche Mussolini fra i “volti del socialismo”…

LeninIl suo fascismo – è noto – fu conseguenza delle idee socialiste massimaliste di cui era imbevuto. Per questo Mussolini è una figura importante e interessante, rappresenta anch’egli in fondo un filone.
Credo ci siano troppi pregiudizi su di lui che derivano dal legame con Hitler. Ma a differenza del quale non fu un “mass murder”. Mussolini cullava delle illusioni e alla fine della sua esperienza tornò proprio laddove era partito”.

Dottrina sconfitta dalla storia quella comunista. Eppure oggi in alcuni movimenti anti-globalizzazione echeggiano slogan antichi, contro la distribuzione e la produzione delle ricchezze. Trova analogie fra l’entusiasmo dei pionieri del socialismo e il movimento no-global?
“A spingere i vari Owen e Babeuf, per citare i primi, era la tensione ideale. Ma essa aveva anche connotati concreti. C’erano una visione, un progetto, delle idee positive. Non solo la distruzione di un sistema, ma la sua sostituzione con qualcosa d’altro. Negli oppositori della globalizzazione colgo prevalentemente l’aspetto ne gativo. Il rifiuto dell’esistente e il disprezzo dell’attuale non trovano sbocco in proposte e propositi positivi”.

Qual è l’eredità, la lezione principale che l’idea generale di socialismo ci tramanda?
“La necessità di tenere separati religione e politica”.

Più che separare, il marxismo cancellò la religione dall’esperienza umana…
“Il marxismo era a suo modo una “religione”. Era fede in un’ideologia, i cui obiettivi erano da raggiungere attraverso la politica. Oggi, il processo avviene al contrario, ma è altrettanto pericoloso. Parte dell’islam ha infatti obiettivi politici che vuole raggiungere tramite la religione”.

Il suo è il classico percorso del neoconservatore Usa. Dalla sinistra estrema alla conversione al conservatorismo. Resta qualcosa delle idee trotzkiste nei neocon di oggi?
“Niente. Proprio niente”.

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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