Distretto Nord

McCartney: Nessuno merita questo

robert mccartney
La sgraziata figura prona che giace sul pavimento è il corpo quasi senza vita di Robert McCartney. Era un’immagine che le sorelle e la compagna non avevano mai visto, e fortunatamente la loro assenza dall’aula 12 del tribunale lo scorso giovedì mattina le ha risparmiate dalla vista della dolorosa immagine del 33enne di Belfast mentre lotta invano per la propria vita.

Le telecamere a circuito chiuso del centro cittadino hanno registrato alcuni degli ultimi istanti di vita di Robert McCartney intorno alle 22.50 della sera del 30 gennaio 2005, poco dopo essere stato accoltellato in seguito ad un alterco in un bar del centro di Belfast.

Dietro di lui, nell’immagine granulosa, il suo compagno di quella sera, Brendan Devine, può essere riconosciuto mentre si tiene l’addome dove è stato accoltellato dalle stesse persone con cui avevano litigato nel pub Magennis.

Sul banco degli imputati Terence Davison, James McCormick e Joseph Fitzpatrick, che negano qualsiasi addebito, sono seduti con il volto inespressivo, le braccia incrociate mentre osservano le immagini di Robert McCartney che muore.

Davison, 51enne proveniente da una conosciuta famiglia repubblicana, siede in disparte rispetto ai due coimputati McCormick e Fitzpatrick nella gabbia di legno e vetro, forse per enfatizzare che lui è imputato dell’omicidio di McCartney mentre gli altri due devono rispondere dell’accusa di rissa. Fitzpatrcik è anche accusato dell’aggressione di un amico della vittima, Edward Gowdy.

Davison, in base alle dichiarazioni dell’accusa, fu l’uomo riconosciuto dalla testimone C, un’automobilista, mentre dava la coltellata fatale a McCartney in Cromac Street.

Le immagini silenziose mostrate alla corte potrebbero essere riprese in qualsiasi strada di queste isole nelle notti di venerdì o sabato dopo un violento alterco quando i pub si svuotano.

Ciò che rende questo caso diverso è il grande interesse internazionale mostrato, l’imbarazzo che ha causato allo Sinn Fein e le difficoltà create al sospeso processo di pace nei due anni seguiti alla morte di Robert McCartney.

La scorsa settimana per la prima volta il caso legale contro Davison, McCormick e Fitzpatrick à stato pubblicamente delineato.

Un altro spezzone proveniente da telecamere a circuito chiuso mostrato nell’aula 12 lo scorso martedì evidenzia la presenza del nipote di Davison, Gerard ‘Jock’, nel Rpyal Victoria Hospital dopo l’accoltellamento, con la mano destra avvolta in una benda artigianale.

Le immagini sono state riprese alle 23.04, mezz’ora prima che McCartney ed il suo amico fossero trasportati in ospedale. Gerard Davison, un membro dell’Ira condannato, non è accusato in relazione con l’omicidio McCartney ma le immagini della sua presenza in ospedale accompagnato da suo zio Terry e le velate raccomandazioni legali suggeriscono che potrebbe comparire in maniera rilevante negli atti, in una fase più avanzata del processo.

Le ultime parole di Robert McCartney all’amico Brendan Devine sono state: “Nessuno si merita questo”. Lo ha riferito il pubblico ministero Gordon Kerr, QC, alla corte.

Quando due ispettori in borghese arrivarono sulla scena del crimine, vicino al parcheggio della British Telecom di Hamilton Street, dove McCartney era ferito molto gravemente, il padre di due figli era in stato incosciente.

L’investigatore Clarke ha ricordato che McCartney ha subito una ferita profonda tra cinque e otto centimetri nella parte inferiore dell’addome pulita e senza fuoriuscita di sangue. Ha applicato un asciugamano sulla ferita e ha sistemato la posizione di McCartney. Clarke ha ricordato che Robert McCartney riconquistò “una sorta di fase cosciente e mormorato alcune parole. Non sono riuscino a captarne il sinificato”, prosegue il poliziotto. L’ambulanza è arrivata cinque minuti dopo e Clarke ha lasciato la scena per entrare nel pub Magennis dove ha cercato di farsi consegnare le registrazioni della telecamera a circuito chiuso relative agli avvenimenti di quella sera.

Clarke ha raccontato alla corte di aver parlato con il manager del locale, Simon, ma gli fu riferito che le registrazioni iniziarono solamente dopo le 23.20, dopo la fine della rissa.

La fidanzata e le sorelle di McCartney
Nel terzo giorno del processo sono state lette in aula le dichiarazioni di altri poliziotti e di operatori sanitari del Royal Victoria Hospital.

Il comunicato dell’agente riservista (Reserve Contable) Michael McMurray ha delineato come, mentre era accanto a McCartney, notò la presenza di sangue sulle mani, volto e abiti dell’uomo.

Conclude osservando che McCartney era in condizioni molto gravi ma nella sua autovettura della polizia non era presente un kit di primo soccorso per cercare di curare le ferite.

Ha utilizzato un kit di soccorso che si era portato dietro per le situazioni di emergenza e, per liberare le vie aeree, ha messo le dita nella bocca dell’uoo ferito. Ci fu, ricorda McMurray, “una fuoriuscita di parecchio sangue dalla sua bocca”.

Il giudice John Gillen ha invitato i membri della famiglia di McCartney di allontanarsi dall’aula prima della presentazione delle prove mediche, per evitare possibili traumi, ma la sorella Paula e la fidanzata Bridgeen sono rimaste sedute al loro posto.

Le testimonianze dei medici Terence Irwin e Dennis William Harkin, entrambi del Royal Victoria Hospital, indicano la presenza di una vasta emorragia nella zona addominale di Robert McCartney.

Non c’era sangue nel cuore dell’uomo. Era tutto all’interno del suo addome, a causa di una vasta emorragia.

Alle 7.15 del 31 gennaio, ricoverato nel reparto di terapia intensiva, Robert McCartney ebbe un arresto cardiaco e fu dichiarato morto 57 minuti dopo.

Quando il giudice ha annunciato la sospensione dell’udienza fino a martedì, Davison e la sua bionda compagna, cui sembra McCartney abbia rivolto una frase offensiva la notte dell’omicidio, sono passati dietro alla compagna di Robert, Bridgeen, all’esterno dell’aula di tribunale. L’altro accusato presente all’udienza, Jim McCormick, è passato dall’altra parte, a fianco di Paula McCartney, la sorella di Robert. Non si sono scambiati alcuna parola.

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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