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Attentato all’ex premier Benazir Bhutto

benazir bhutto
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E’ di 139 vittime e di oltre 500 feriti il bilancio dell’attentato avvenuto ieri a Karachi, in Pakistan, in occasione del ritorno in patria di Benazir Bhutto. L’ex premier rientrava per la prima volta in Pakistan dopo un esilio volontario durato otto anni. La maggior parte delle vittime sarebbero agenti di polizia. Tra i morti anche giornalisti e sostenitori. Illesa invece la signora Bhutto, vero bersaglio dell’attacco, che si stava recando dall’aeroporto internazionale di Karachi al mausoleo del padre fondatore della patria, Muhammed Ali Jinnah, per fare un discorso davanti ai suoi numerosi sostenitori.
La Bhutto, dopo le esplosioni, è stata immediatamente trasportata nella residenza di famiglia a Bilamal, sul lungomare di Karachi. L’attacco suicida, non ancora rivendicato, è stato condannato da numerosi Paesi e dalle Nazioni Unite. Anche il presidente pachistano Pervez Musharraf, che ha preso in mano le redini del potere otto anni fa con un colpo di stato, lo ha definito un vero e proprio “complotto contro la democrazia”. Secondo le testimonianze di alcuni giornalisti presenti sul posto al momento della deflagrazione “sembrava di camminare per un mattatoio, i cadaveri giacevano al suolo intatti, ma altri erano completamente smembrati”.
Secondo il capo della polizia cittadina, Azhar Faruqi, l’operazione è stata preparata con molta cura e molto probabilmente realizzata da mani esperte. Asif Ali Zardari, marito della Bhutto, in un’intervista televisiva da Dubai ha puntato il dito contro parte dei servizi segreti pachistani, accusandoli di aver perpetrato la strage. L’ex primo ministro ha chiesto la destituzione del capo dei servizi segreti del Paese.
Il rientro della Bhutto fa parte di un patto di spartizione del potere, voluto da Washington e concordato con il generale Musharraf, che avrebbe lo scopo di portare il Pakistan verso la democrazia. Nel corso della settimana militanti legati ad al Qaeda avevano minacciato di assassinare l’ex premier per il suo sostegno alla guerra degli Stati Uniti contro il terrorismo.

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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