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Lampedusa, rivolta nel centro di accoglienza violenti scontri tra i migranti e la polizia

La protesta contro il trasferimento a Roma in vista del rimpatrio
Ieri 300 tunisini avevano iniziato lo sciopero della fame

Gli immigrati hanno provocato un incendio che ha danneggiato la struttura
Ferite 24 persone tra poliziotti e clandestini. Viminale anticipa i trasferimenti

lampedusa incendioLAMPEDUSA – Una rivolta è scoppiata questa mattina nell’ex Cpa ora trasformato in Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Lampedusa, che attualmente ospita oltre 800 immigrati, in gran parte tunisini. Nel complesso si è sviluppato anche un incendio di vaste proporzioni. Le forze dell’ordine, che hanno chiamato rinforzi, sono intervenute con i lacrimogeni per cercare di riportare la calma all’interno della struttura. Ci sono stati scontri che hanno provocato 24 feriti e ustionati tra gli extracomunitari, i poliziotti e i vigili del fuoco. “La colpa è del governo che ha trasformato il centro in un lager – ha denunciato il sindaco, Bernardino De Rubeis – Gli immigrati sono esasperati”.

Ferite 24 persone. A fine giornata il bilancio parla di 24 persone ferite negli scontri e nell’incendio. Ventidue, tra poliziotti e carabinieri, hanno riportato contusioni provocate dagli oggetti lanciati dagli extracomunitari o sono rimasti intossicati; due immigrati sono invece ricoverati per le esalazioni del fumo sprigionate dalle fiamme.

Scontri provocati dai tunisini. La tensione covava da giorni. I tafferugli sono scoppiati dopo che ieri un gruppo di circa 300 tunisini aveva cominciato lo sciopero della fame per protesta contro il trasferimento di 107 loro connazionali a Roma, in vista del rimpatrio coatto. Proprio un gruppo di tunisini, secondo il questore di Agrigento, Girolamo Fazio, avrebbe innescato gli scontri. Una ventina di tunisini sono già stati identificati e arrestati.

L’origine della rivolta. Tutto è avvenuto al momento della distribuzione dei pasti: un gruppo di tunisini, che ieri aveva cominciato lo sciopero della fame, ha aggredito alcuni connazionali che avevano deciso di pranzare egualmente. Gli agenti di polizia e i carabinieri in servizio all’interno del Centro sono subito intervenuti per calmare gli animi. A questo punto gli immigrati hanno scaricato la loro rabbia contro gli uomini in divisa, lanciando water, porte sradicate e pezzi di lamierino che hanno ferito alcuni agenti. Le forze dell’ordine, in assetto anti sommossa, hanno risposto facendo anche uso di manganelli e lacrimogeni.

Rogo nel Cie, distrutta una palazzina. Per alcuni minuti all’interno del Centro è regnato il caos: alcuni rivoltosi, secondo la ricostruzione del questore di Agrigento, avrebbero tentato di fuggire, forzando il cancello d’ingresso. Altri avrebbero appiccato l’incendio che ha distrutto interamente una delle tre palazzine, dando fuoco a materassi, cuscini e altre suppellettili. Le operazioni di spegnimento del rogo sono state rese difficili, oltre che dal forte vento, anche dal difficile accesso e dai pochi mezzi a disposizione.

Centro privo di certificato antincendio. La struttura dell’ex Cpa è stata realizzata con materiale Isopam, altamente infiammabile. Anche per questo il centro è privo di certificato antincendio e di abitabilità. La procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta per indagare sulle condizioni di vita e di salute al centro di accoglienza. Conoscendo le condizioni degli edifici, alcuni giovani che lavorano nel centro sono fuggiti quando hanno visto divampare le fiamme.

Il sindaco: “Diversi poliziotti intossicati”. “Gli immigrati hanno dato fuoco al centro di accoglienza. Le fiamme sono alte dieci metri” ha detto il sindaco De Rubeis. “In mattinata – ha raccontato – ci sono stati scontri fra forze dell’ordine e immigrati. Poi gli immigrati hanno appiccato il fuoco nella palazzina centrale e le fiamme hanno invaso le palazzine vicine”. “L’immobile centrale del Cie è andato distrutto” ha proseguito il sindaco, “molti migranti sono stati messi al sicuro, ma una decina di poliziotti sono rimasti intossicati e sono stati portati al poliambulatorio”.

“Nube tossica verso il paese”. “Una nube tossica sprigionata dall’incendio dei pannelli coibentati del centro di identificazione sta raggiungendo il paese” ha aggiunto De Rubeis. “Rischiamo anche che si inquini l’acqua. Chiedo l’immediata evacuazione della struttura. So che ci sono poliziotti ricoverati al Poliambulatorio per le esalazioni. Potrebbero esserci intossicati anche tra gli extracomunitari”.

Viminale anticipa trasferimenti. Dopo gli scontri è stato deciso di “anticipare il trasferimento di una parte degli immigrati già destinati a essere rimpatriati, in base al piano di respingimento predisposto dal ministero, che resta immutato”. Lo rende noto il Viminale sottolineando che dopo la rivolta di questa mattina “la situazione è tornata alla normalità”. Una parte delle strutture del Cie, afferma ancora il ministero dell’Interno, ha però “subito ingenti danni e per questa ragione non sarà temporaneamente fruibile”.

Acnur: “Evacuare subito i migranti”. “Evacuare immediatamente tutti i migranti e gli operatori che si trovano nella struttura di Lampedusa in modo da evitare intossicazioni e ustioni”. E’ quanto chiede l’Alto commissariato delle Nazioni Unite (Acnur) per i rifugiati che sta seguendo la rivolta scoppiata all’interno del Cie a Lampedusa. L’Acnur è in contatto con il Viminale a cui ha chiesto di intervenire al più presto per evitare il peggio. La struttura è stata trasformata nelle settimane scorse da Centro di soccorso e prima accoglienza (Cspa) in Centro di identificazione ed espulsione (Cie) provocando la protesta dei migranti e quella della popolazione.

Un altro incendio nei giorni scorsi. Un paio di settimane fa un incendio era scoppiato nella base Loran di Lampedusa, che ospita un centinaio di donne extracomunitarie che erano state trasferite nell’ex base militare per il sovraffollamento del centro principale dove oggi è scoppiata la rivolta.

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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