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Mumbai: salvi gli italiani,5 morti al centro ebraico

India (Ap)
India (Ap)
MUMBAI (Reuters) – I commando delle forze speciali oggi hanno fatto irruzione nel centro ebraico e nell’hotel Oberoi a Mumbai, sbaragliando i militanti islamici nel terzo giorno di attacchi alla capitale finanziaria dell’India, che hanno provocato almeno 130 morti.

I sette italiani che erano rimasti intrappolati all’Oberoi sono salvi, come confermato dalla Farnesina. Gli ultimi due connazionali tratti in salvo hanno lasciato l’hotel nel pomeriggio e sono stati portati al consolato generale di Mumbai, in buone condizioni di salute.

Le truppe d’élite si sono calate con le corde da elicotteri per irrompere nel centro ebraico, uccidendo due attentatori, ma senza riuscire a salvare la vita a cinque ostaggi, tra cui un rabbino di New York e sua moglie.

Il commando ha liberato 143 ostaggi all’Oberoi, tra cui studenti stranieri e uomini d’affari che sono usciti raccontando di scene agghiaccianti sul bagno di sangue sparso all’interno.

Ma almeno un attentatore è ancora rintanato all’hotel Taj. Dall’elegante complesso alberghiero si sono udite regolarmente delle esplosioni e il crepitìo delle armi, ma l’uomo armato è riuscito finora ad evitare i commando nel dedalo di corridoi e stanze.

I militanti, che non hanno chiarito le ragioni e gli obiettivi delle loro azioni, hanno colpito il cuore della città — motore del boom economico indiano — e creato nuove tensioni tra l’India e il vecchio nemico Pakistan.

Il governo indiano ha puntato il dito contro “elementi” giunti dal Pakistan, il quale ha detto che i due paesi devono fronteggiare un nemico comune e ha inviato il capo dell’intelligence in India per condividere le informazioni.

Un ministro indiano ha detto che uno dei militanti arrestati è di nazionalità pachistana e il primo ministro Manmohan Singh ha avvertito di “un costo”, se il paese vicino non adottasse delle misure per impedire che il suo territorio sia usato come rampa di lancio per attentati.

Ma il ministro degli Esteri pachistano Shah Mehmood Qureshi ha chiesto all’India di non cercare di approfittare politicamente della situazione.

“E’ una questione collettiva. Abbiamo di fronte un nemico comune e dovremmo unire gli sforzi per sconfiggere il nemico”, ha detto ai giornalisti durante una visita nella città indiana di Ajmer.

Un piccolo gruppo di giovani armati di fucili automatici e granate, alcuni dei quali arrivati dal mare, ha percorso mercoledì notte Mumbai attaccando luoghi popolari tra i turisti e gli uomini d’affari.

L’occupazione del centro ebraico è terminata oggi poco prima del tramonto, quando i commando scesi dagli elicotteri hanno fatto esplodere una parete esterna.

“L’operazione è stata un successo”, ha detto ai giornalisti il comandante dei reparti speciali, Jyoti Krishna Dutt.

“Al secondo piano abbiamo scoperto i corpi di tre ostaggi. Erano stati uccisi molto prima. Abbiamo scoperto due terroristi al quarto piano e li abbiamo neutralizzati. Abbiamo scoperto qui anche due corpi di ostaggi”, ha detto.

Un soldato è stato ucciso.

Tra gli ostaggi morti ci sono il rabbino Gavriel e Rivka Holtzberg, i direttori provenienti da Brooklyn del Chabad- Lubavitch di Mumbai, come riferito dalla sede di New York.

“COME RIUSCIREMO A SENTIRCI ANCORA AL SICURO?”

All’hotel Trident-Oberoi, i commando avevano ucciso in precedenza due militanti e liberato 143 ospiti.

Stranieri e indiani, alcuni dei quali trascinandosi dietro i bagagli, sono sbucati dall’hotel a cinque stelle dopo che la loro odissea era terminata. Un membro dello staff teneva in braccio con la bimba italiana di sei mesi, liberata insieme agli altri ostaggi.

Secondo la polizia, all’interno dell’altro hotel, il Taj, sono stati scoperti 24 cadaveri. Ma un militante, ancorché ferito, è rimasto all’interno.

“Si muove su due piani, dove ha tagliato la luce”, ha detto un ufficiale della polizia. E’ possibile che abbia ancora con sé due ostaggi.

Il capo di un commando, con il volto coperto da una sciarpa nera e occhiali da sole, ha detto di avere visto 50 corpi al Taj, di cui 12 o 15 in una sola stanza.

Il capo della polizia di Mumbai ha fissato il bilancio complessivo delle vittime degli attentati a 130. Circa 284 persone sono rimaste ferite.

Tra i morti si contano almeno 15 stranieri — tre tedeschi, tre americani, un australiano, un britannico, un canadese, due francesi, un italiano, un giapponese, uno di Singapore e un thailandese.

La paura è palpabile per le strade della città di 18 milioni di persone.

“Quando dei terroristi sparano tra la folla in una stazione o per strada, come puoi più sentirti al sicuro?”, ha detto un negoziante.

La megalopoli era stata già obiettivo di attentati in passato; l’esplosione di bombe nel 1993 uccise almeno 260 persone alla Borsa e in altri luoghi simbolo cittadini. Due anni fa oltre 180 persone sono morte quanto i militanti islamisti hanno fatto esplodere ordigni in alcuni treni di pendolari.

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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