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Scarcerato Win Tin, sostenitore della democrazia in Birmania

Tratto da Bbc

Uno dei più prominenti detenuti politici birmani, Win Tin, è stato scarcerato dopo 19 anni di prigione. E’ tra i 9.000 prigionieri liberati con un’amnistia dalle milizie birmane con un gesto che i media descrivono “di gentilezza”. “Continuerò a lottare finchè la democrazia non sorgerà in questo paese” ha detto a rilascio avvenuto. Win Tin, che ora ha 79 anni, è stato uno dei fondatori della Nega Nazionale per la Democrazia (NLD) guidata da Aung San Suu Kyi. La NLD aveva vinto le elezioni nel 1989, ma i generali brimani avevano impedito al partito di prendere in mano il potere.
Stando a quanto affermato dalle Nazioni Unite e dai gruppi per i diritti umani che più volte avevano chiesto la sua scarcerazione, Win Tin era il prigioniero politico birmano che aveva trascorso più tempo in carcere. Poeta, editore e grande aiuto della signora Suu Kyi, era stato arrestato nel luglio del 1989. Una volta in prigione, gli erano state mosse le accuse di creare insurrezione nei confronti della giunta militare e di fare propaganda.
Dopo 19 anni trascorsi nella famosa prigione di Insein, ne è uscito comunque da non sconfitto, promettendo che continuerà la sua lotta per la democrazia. “Continuerò a fare politica dato che sono un politico” ha detto ai giornalisti. Riferendosi al documento, sostenuto dalla giunta militare e fortemente criticato dalla NLD, e passato a inizio anno ha affermato: “Io non riconosco questa costituzione”. Membri della sua famiglia hanno detto che Win Tin è in buona salute, nonostante le ultime voci che lo volevano ammalato.
Win Tin è stato rilasciato lo stesso giorno in cui, come era stato annunciato, altre migliaia di prigionieri sono stati liberati. Il Myanmar Times, un giornale di Rangoon che subisce la censura statale, aveva infatti affermato che il governo stava per rilasciare 9.002 prigionieri come segno di “gentilezza e benevolenza”. Gruppi dissidenti hanno detto di non sapere se altri prigionieri politici, oltre a Win Tin, facevano parte di quel gruppo.
Amnesty International, l’organizzazione che funge da supervisore per i diritti umani, in agosto aveva affermato che 2.000 prigionieri politici si trovavano ancora dietro le sbarre in Birmania. La più importante di questi è la stessa Aung San Suu Kyi, che è stata in prigione o agli arresti domiciliari (a tutt’oggi) per gran parte degli ultimi 19 anni.

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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