Staffetta Cronache

Il ritorno di Mandelson: Brown rimpolpa governo

Mandelson e Brown
Mandelson e Brown
E’ il ritorno sulla scena politica inglese di Peter Mandelson, attualmente commissario europeo al commercio, la vera novità del primo rimpasto del governo Brown. La sua solida esperienza governativa, con alle spalle due incarichi nei governi Blair, e quella europea hanno indotto il travagliato primo ministro inglese a richiamare nel ruolo di ministro per le imprese e le attività produttive, quello che un tempo era il suo più acerrimo nemico.

Il rapporto tra Brown e Mandelson veniva descritto un tempo come una lotta tra “due scorpioni chiusi in una bottiglia da cui solo uno ne uscirà vivo”. Le rivalità risalgono al 1994 quando Mandelson diede il suo sostegno alla leadership di Blair, facendo infuriare Brown. Considerato l’architetto del New Labour che ha permesso la schiacciante vittoria di Blair nel 1997, la carriera governativa di Mandelson è però costellata da parecchi episodi ambigui che gli sono valsi il soprannome di “Principe dell’oscurità”.

Costretto a dimettersi dal governo rispettivamente nel 1998 quando era ministro per il commercio (ora per le imprese e attività produttive), dopo un presunto scandalo di corruzione, e poi di nuovo nel 2001, quando era ministro per l’Irlanda del Nord, per l’accusa – poi rivelatasi infondata – di aver agevolato le procedure per dare la cittadinanza ad un noto miliardario indiano in cambio di laute tangenti, Mandelson in qualità di spin doctor (responsabile comunicazione) del Labour sul finire degli anni ’80 è stato anche fortemente criticato dalle fila più tradizionaliste del partito, contrarie alle nuove strategie comunicative introdotte da Mandelson. Critiche piovute poi addosso al leader dei Labour Tony Blair.

Richiamando Mandelson, Brown ha dunque porto un ramoscello di ulivo ai membri pro-Blair del partito laburista? Probabile, visti i mal di pancia interni al Labour delle ultime settimane che hanno lacerato l’unità del partito. Ma lo è altrettanto l’intenzione di “rimpolpare” l’esecutivo con figure di spessore dato il difficile scenario economico e finanziario e i venti di recessione che soffiano sull’isola britannica.

Tra gli altri ingressi attesi nel governo britannico è il ritorno di un altro big del Labour, l’ex ministro degli Esteri Margaret Beckett. Fuori invece il ministro della Difesa Des Browne, sostituito dall’ex titolare delle Imprese e Attività produttive, John Hutton. In una mossa a sorpresa poi Brown ha creato un nuovo dicastero: quello dell’Energia e dei Cambiamenti climatici (separato da quello dell’ambiente) alla cui guida siederà l’ex ministro per l’Ufficio del Gabinetto Ed Miliband (fratello del ministro degli Esteri David, che resta al suo posto, insieme al ministro delle Finanze Alistair Darling e aquello degli Interni Jacqui Smith). Geoff Hoon, attuale capogruppo Labour, diventa ministro dei Trasporti dopo le dimissioni di Ruth Kelly.

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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