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Pakistan: Musharraf si dimette

Tratto da Corriere della Sera Online

Il presidente lascia l’incarico dopo la richiesta di impeachment
La sua difesa: «ho sempre messo gli interessi del Pakistan sopra ogni cosa»

pervez musharraf
pervez musharraf
ISLAMABAD (PAKISTAN) – Il presidente del Pakistan, Pervez Musharraf, ha annunciato le sue dimissioni dopo la proposta di impeachment avanzata nei suoi confronti.
Lo ha fatto in un discorso alla nazione pronunciato alla televisione. Il governo di coalizione, guidato dal partito dell’ex-premier Benazir Bhutto, assassinata, aveva annunciato lo scorso 8 agosto il suo piano per chiedere l’impeachment di Musharraf.

IL DISCORSO – «Io ho sempre messo gli interessi del Pakistan sopra ogni cosa e mi sono preso carico del Paese quando stava cadendo nelle mani dei terroristi»: ha detto Musharraf, in un discorso alla nazione. «Quelli che mi criticano sono semplicemente contro la nazione», ha aggiunto. Musharraf ha poi detto poi che «nessuno può dubitare della mia buona fede», aggiungendo di aver «cercato di rafforzare il processo di democratizzazione del Paese». Secondo il presidente pachistano, coloro che si «scagliano contro di me stanno rovinando il Paese. Le loro accuse sono senza fondamento».

PRESSIONI DI USA E GRAN BRETAGNA – Ci sarebbero le pressioni di Londra e Washington dietro l’addio del presidente pakistano. L’ipotesi era giá stata formulata giovedì scorso in un articolo del quotidiano britannico «The Guardian», secondo cui diplomatici americani e quelli inglesi avrebbero chiesto all’ex generale di lasciare il suo posto, evitando così che l’accusa di impeachment metta ancora più a rischio la già fragile situazione politica e di sicurezza pakistana. Nei giorni scorsi diverse amministrazioni provinciali pakistane avevano votato la messa in stato di accusa per l’ex generale, mentre la procedura formale di impeachment era prevista nei prossimi giorni al Parlamento nazionale. Fra i segnali che avrebbero convinto Musharraf la missione condotta la scorsa settimana da Sir Mark Lyall Grant, direttore generale del Foreign Office, che martedì scorso aveva incontrato uno dei principali leader dell’opposizione, Asif Zardari, oltre allo stesso presidente.

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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