Pro Loco

Guerra dell’acqua. La Svizzera chiude la valle “italiana”

Da Domodossola,Mauro Zuccari

Le proteste si sono levate da entrambi i lati della frontiera. La Comunità montana auspica un dialogo più stretto fra i due Paesi

In Valle Vigezzo il progetto di una centrale idroelettrica è contestato dagli elvetici che accusano il “furto d’acqua”. A rischio una riserva naturale

Bastano i primi schizzi del progetto di una piccola centrale idroelettrica, con i relativi invasi per i corsi d’acqua, a scatenare una bufera di polemiche montane. Gli ambientalisti lamentano lo stravolgimento di fragilissimi equilibri naturali, le associazioni dei pescatori protestano per il conseguente impoverimento d’acqua per le specie ittiche, i pastori brontolano perché non possono più raggiungere gli alpeggi in alta quota, nei Consigli comunali la bagarre è garantita.
Ma quello che sta avvenendo in Valle Vigezzo, nel Verbano Cusio Ossola, sfiora i toni di un caso diplomatico fra Italia e Svizzera. La Valle Onsernone si estende in buona parte nel Canton Ticino in Svizzera, le sue zone più alte però rientrano nel territorio di Craveggia, nell’italiana Valle Vigezzo. Qui sorgono alpeggi tutt’ora utilizzati e un vecchio impianto termale in rovina, ma con la fonte d’acqua calda ancora zampillante. Si raggiunge con più di tre ore di cammino da Craveggia, oppure entrando in auto nel Canton Ticino, fino a Spruga e di lì camminando per mezz’ora. Cosa che da sempre fanno i vigezzini e i turisti provenienti dall’Italia.

Ora però gli Svizzeri hanno chiesto all’amministrazione comunale craveggese di restituire la chiave, per chiudere la sbarra della strada montana agli italiani. Causa della diatriba è il progetto di una centrale elettrica che dovrebbe sorgere in territorio vigezzino, per la quale si ipotizza di captare l’acqua dell’Isorno in alta Valle Onsernone e deviarla verso la Valle Vigezzo. Il torrente subirebbe una pesante riduzione del flusso d’acqua proprio mentre in Valle Onsernone si sta istituendo una delle più grandi riserve naturali integrali della Svizzera, all’interno del previsto Parco Nazionale del Locarnese.
Proteste si sono levate subito su entrambi i lati della frontiera tra Italia e Svizzera: le popolazioni onsernonesi parlano di un vero e proprio “furto d’acqua”. Sul confine tra Vigezzo e Onsernone si è svolta il 13 luglio una manifestazione congiunta di ambientalisti italiani e svizzeri, inoltre il deputato locarnese Fabio Abate ha presentato un’interpellanza al Parlamento elvetico. Il presidente della Comunità montana Valle Vigezzo, Federico Cavalli, ha auspicato un dialogo più stretto fra Stato Italiano, Confedrazione Elvetica, Regione Piemonte ed Enti locali interessati, ricordando che in territorio vigezzino stanno sorgendo ben dieci centraline, con grave danno per l’ambiente. Sulla questione è intervenuto anche il parlamentare italiano Marco Zacchera, residente a Verbania, chiedendo un intervento del nostro Ministero degli esteri.

Di qua e di là del confine si ripete che sarebbe un peccato distruggere i buoni rapporti fra italiani e svizzeri ma, mentre l’associazione dei frontalieri vigezzini esprime “solidarietà con la popolazione onsernonese” e il consorzio degli alpigiani vigezzini consegnava una finta chiave, simbolo che quella vera che non era ancora stata riconsegnata, durante la manifestazione sul confine sono comparsi anche dei finti bidoni di dinamite. Come dire, se fosse necessario faremo anche la guerra.

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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