Settegennaio

Sarkozy decide: no estradizione di ex brigatista Marina Petrella

Il presidente francese ha applicato la “clausola umanitaria” prevista nella convenzione Italia-Francia del 1957. L’ex Br è ricoverata in ospedale.

Nota dell’Eliseo: “Una decisione dovuta solo alle condizioni di salute critiche che non mette in discussione la collaborazione nella lotta al terrorismo”.

No estradizione PetrellaPARIGI – Marina Petrella, ex membro delle Brigate Rosse, non sarà estradata in Italia. Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha deciso di non applicare il decreto sulla sua estradizione per “ragioni umanitarie”. Lo ha detto oggi alla France Presse l’avvocato della donna, il suo avvocato, Irene Terrel.

La decisione di Sarkozy è stata trasmessa al primo ministro, Francois Fillon. In una nota diffusa in mattinata, l’Eliseo ha precisato che si tratta di una misura individuale prese in considerazione solo per “la situazione di salute” della diretta interessata. Ricoverata nell’ospedale parigino di Saint-Anne, in gravi condizioni fisiche e psichiche.

“Malgrado le cure attente di cui ha beneficiato la signora Petrella – prosegue il comunicato – il suo stato di salute non è migliorato. I medici che l’hanno visitata hanno concluso che la depressione profonda di cui soffre è suscettibile di mettere a rischio la sua vita. E’ per questa questa ragione che il presidente della Repubblica ha chiesto al primo ministro di applicare la clausola umanitaria della convenzione di estradizione del 1957, e di ritirare il decreto di estradizione che la riguarda”.

Questo però, specifica ancora la nota della presidenza della Repubblica, non attenua “in alcun modo l’impegno della Francia in materia di lotta contro il terrorismo, e la sua cooperazione con le altre democrazie in questo settore”.

L’ex Br, 54 anni, dirigente della colonna romana, è stata condannata all’ergastolo nel processo Moro-ter. Si è rifugiata in Francia nel 1993, ed è stata arrestata nell’agosto 2007. “Lo Stato francese – ha commentato l’avvocato Terrel – ha capito che non poteva dare seguito a questa estradizione. E’ una decisione umana, necessaria e legittima”.

Molto soddisfatti, ovviamente, i familiari dell’ex terrorista. “E’ un grande sollievo – ha detto la figlia, Elvira Novelli, alla radio francese Rtl – le sue condizioni sono tali che questa era l’unica soluzione per permettere a mia madre di riprendersi”. “E’ la fine di un incubo – le ha fatto eco il marito, Hamed Merackchi – non riesco a crederci”.

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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