Visioni e Metalinguaggi

Crossings, by Alex Webb

Alex Webb
Alex Webb
Nato nel 1952 a San Francisco, California, Alex Webb si laurea a Harward in Storia e Letteratura e prosegue la sua formazione iscrivendosi al Carpenter Center for the Visual Arts. Nel 1974, a soli ventidue anni, inizia la sua carriera di fotoreporter professionista e nel 1976 è già un associato dell’agenzia fotografica Magnum.
Il Belfast Exposed ospita fino al 31 Marzo la sua rassegna “Crossings”, selezione da una mostra internazionale organizzata dal Museum of Contemporary Art San Diego composta da 57 scatti (10 in bianco e nero, 47 a colori) realizzati sulla frontiera tra Messico e Stati Uniti nell’arco di trent’anni.
L’interesse di Webb nella rappresentazione di questa lingua di terra nasce agli esordi della propria carriera, quando nel 1975 il giovane fotografo viaggia sul confine messicano e subisce il fascino ambiguo di questo luogo di transizione: “La prima volta che mi recai sulla frontiera fu nel 1975. Allora lavoravo in bianco e nero, oggi invece preferisco il colore. Ciò che all’inizio mi sedusse in quell’universo di clandestini si è ampliato nel tempo fino a includere molti altri tipi di attraversamento – culturale, economico, spirituale – le celebrazioni di Halloween in Messico, le celebrazioni del Charro negli Stati Uniti, gli studenti Statunitensi in vacanza in Messico in primavera, i Messicani che vanno a fare acquisti negli Stati Uniti. Culturalmente intrecciata, la striscia di confine tra queste due nazioni ha catturato la mia immaginazione, quasi un terzo stato di per sè, brutalmente diviso da un fiume, da una recinzione, da un fil di ferro, ma pur sempre unitario nella sua identità”.

Alex WebbBelfast, città quotidianamente coinvolta nell’attraversamento di frontiere urbane e culturali, ospita una raccolta di fotografie che testimoniano quasi iperrealisticamente la cifra simbolica del passaggio.
El Paso, Juarez, Brownsville, Matamoros, Tijuana, “queste città di confine sono luoghi d’inesauribile transito, di universi culturali che si accavallano mentre le relazioni tra i due stati si sfocano sullo sfondo. Questo è il luogo in cui l’efficienza Protestante incontra la spiritualità Cattolico/Indiana, in cui l’estrema ricchezza si misura con la povertà più negletta, in cui la corporation si contrappone al reietto e ciascuna di queste realtà risulta trasformata in tale confronto”.
Nell’esibizione accolta dalla galleria la selezione degli scatti ci restituisce “l’allegria, il pathos, il paradosso e la tragedia che contraddistinguono esistenze spese in un luogo di flusso e di cambiamento inarrestabili”.

Breve Bibliografia di Alex Webb

Hot Light/Half-Made Worlds: Photographs From the Tropics, 1986
Under a Grudging Sun: Photographs from Haiti Libéré, 1989
From the Sunshine State: Photographs from Florida, 1996
Amazon: From the Floodplains to the Clouds, 1997
Dislocations, 1998-1999
Crossings, 2003

Belfast Exposed – 23 Donegall Street – Belfast

Belfast ExposedFondata nel 1983, il Belfast Exposed è l’unica galleria Nordirlandese completamente dedicata alle esposizioni fotografiche. Nei 140 metri quadri che si aprono su Donegall Street il progetto del Belfast Exposed si è sempre dedicato alla realizzazione, pubblicazione e promozione di materiale “socialmente e politicamente impegnato” che facilitasse il dialogo all’interno della comunità. Attraverso attività di training il Belfast Exposed incoraggia inoltre le comunità locali a usare il linguaggio fotografico per testimoniare, rappresentare e quindi interpretare il proprio ambiente di provenienza.
Una politica di mantenimento e di conservazione dei negativi prodotti durante le esibizioni comunitarie ha permesso alla galleria di allestire un archivio fotografico di circa 500.000 immagini. La risorsa, disponibile online dal marzo 2004, acquista un impareggiabile valore documentario proprio perchè gli scatti, che illustrano un turbolento periodo della storia cittadina, sono il prodotto delle prospettive degli attori principali delle vicende ritratte: le comunità direttamente coinvolte.

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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