Les Enfants Terribles

Cinquantamila in piazza a Dublino. “No ai tagli per salvare le banche”

La grande manifestazione convocata dai sindacati della Ictu con lo slogan “C’è un modo migliore e più giusto”. Lavoratori, pensionati, studenti, attivisti di sinistra e ultranazionalisti contro la manovra da 15 miliardi varata dal governo Cowen

Dublino. Protesta davanti al GPODUBLINO – Oltre 50 mila persone, ma c’è chi parla di 100 mila, sono scese in piazza a Dublino per manifestare pacificamente la loro rabbia contro la manovra di tagli alla spesa pubblica e nuove tasse varata dal governo di Brian Cowen. Una folla enorme per gli standard irlandesi ha voluto esprimere il proprio dissenso per quelle misure che secondo i sindacati della confederazione Ictu colpiscono solo i lavoratori e i cittadini più deboli, e hanno il solo scopo di proteggere banchieri e industriali.

Dietro lo slogan “C’è un modo migliore e più giusto” famiglie con bambini, organizzazioni sindacali, pensionati, studenti, gruppi della sinistra e ultranazionalisti hanno sfidato il freddo e la neve caduta durante la notte e si sono ritrovati a Wood Quays, lungo il fiume Liffey, per poi marciare sul General Post Office, lo storico edificio di O’Connell Street in cui nel 1916 la repubblica dichiarò la sua indipendenza dal Regno Unito. Tutti con un obiettivo comune: far modificare il maxipacchetto di austerità da 15 miliardi di euro in quattro anni, composto da tagli pesanti alla spesa pubblica e nuove imposte, e ‘licenziare’ il governo che lo ha ideato, con il fine di ricevere gli 85 miliardi di aiuti da Ue e Fmi.

“Qui non ci sono solo iscritti ai sindacati – ha spiegato Eamon, impiegato – c’è anche gente comune che vuol far sentire la propria voce e dire che il governo deve andare a casa, ad ogni costo, anche se questo significa non far passare del tutto la manovra economica. Qui c’è gente che la pensa diversamente da me in politica, ma i nemici dei miei nemici oggi sono i miei amici”. “Forse non cambierà nulla – ha detto invece Morris, con sua figlia in braccio – ma dobbiamo far sapere che non siamo numeri, non siamo sudditi, siamo cittadini di uno stato democratico, e ci devono ascoltare”. Tanti gli slogan, molti i cartelli che chiedono, dopo questa prova di forza, un vero sciopero generale. Le parole che ricorrono di più sono “angry” (arrabbiati) e “unfair” (ingiusto).

La polizia ha vigilato con grande discrezione, nelle strade laterali al percorso del coloratissimo corteo, aperto dalla banda di cornamuse dei lavoratori del settore carcerario, con il loro kilt verde scuro. Nessun incidente degno di nota. Molti slogan rabbiosi, ma anche tanti sorrisi, e i fischietti assordanti disturbati dai sindacati. Dal palco di fronte al General Post Office ha preso la parola in veste di presentatore il giornalista dell’Irish Times e scrittore Finton O’Toole il quale ha attaccato la manovra dicendo che serve solo “a pagare i debiti di gioco dei nostri padroni… Vogliono distruggere la nostra società, condannarla al declino e a una massiccia emigrazione. E tutto per varare un piano che serve solo a salvare l’elite di questo paese”. Se così sarà, ha proseguito, allora tanto vale togliere dal calendario le date del 1913 (quando il sindacalista Jim Larkin, che in quell’anno guidò la più grande mobilitazione della storia irlandese contro i datori di lavoro per il diritto a essere iscritti al sindacato, e la cui statua sorge davanti al General Post Office) e del 1916, anno dell’indipendenza. “Perché avremo tradito quei valori democratici”, ha concluso O’Toole.

Il segretario generale dell’Ictu David Begg ha detto che nessuno può pensare che il paese possa pagare un interesse del 6,7% per soldi che il Paese non vuole, ma che servono a salvare le banche. Sul palco anche le cantanti Christy Moore e Frances Black. Jack O’Cinnor, leader del sindacato Siptu ha detto che tutti sono venuti alla manifestazione con un obiettivo: far capire che la gente ha il diritto di decidere il futuro dell’Irlanda. Una rivendicazione d’orgoglio, che fa dire a molti oratori: attenti, la nostra sovranità conquistata a caro prezzo è oggi più a rischio che mai.

Il governo non ha commentato la manifestazione. Il ministro delle Comunicazioni Eamon Ryan si è limitato a dire che domani, l’Irlanda potrebbe giungere a un accordo con il Fondo monetario internazionale e l’Unione europea su un piano di aiuti di 85 miliardi di euro. Nella sua dichiarazione Ryan ha inoltre smentito le notizie secondo cui il prestito potrebbe essere accompagnato da un tasso d’interesse del 6,7%, molto più elevato rispetto a quello accordato alla Grecia nel maggio scorso. L’obiettivo, ha sottolineato il ministro, è di raggiungere un accordo prima dell’apertura dei mercati lunedì.

Sulla crisi che sta investendo l’Europa è tornato anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che si è rivolto agli altri capi di Stato del Gruppo degli Otto ‘Uniti per l’Europa’ (Austria, Finlandia, Germania, Lettonia, Polonia, Portogallo, Ungheria) “perché dinanzi alle tensioni in atto nei mercati finanziari si esprima pubblicamente piena fiducia nell’euro, insieme con una rinnovata adesione ai principi di coesione e solidarietà che reggono l’Unione europea, e con una chiara comune determinazione a contrastare contagiose speculazioni contro la moneta unica frustrando ogni tentativo di provocare un “default” di Stati sovrani dell’eurozona”.

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