Arene

Mosca “conquista” il Polo Nord

Giovanni Bensi, Avvenire

Sotto il mare

LA NUOVA SFIDA
Gli Usa: legittime le aspirazioni russe, ma noi difenderemo i nostri interessi nell’area

Un batiscafo è sceso nel mare Artico sino a 4.302 metri
Il ministro degli Esteri Lavrov: non vogliamo fissare paletti, ma mostrare che le nostre frontiere arrivano fino a là. Il numero 2 della Duma: siamo ancora una potenza

La Russia ha ottenuto un primato mondiale. Per la prima volta nella storia due batiscafi, Mir-1 e Mir-2 («mir» significa «pace»), sono stati calati, con i relativi equipaggi, nelle profondità dell’Oceano Glaciale Artico, sotto il Polo Nord. I batiscafi hanno raggiunto una profondità di 4.261 metri. Il Mir-2 è poi sceso ancora sino a 4.302.
Uno dei batiscafi era pilotato dall’oceanografo Anatolij Sagalevich, mentre il secondo aveva un equipaggio internazionale: oltre al comandante, il russo Evgenij Cernjajev, ne facevano parte lo scienziato australiano Michael MacDowell ed il magnate svedese Frederick Paulsen che ha pagato per questa «avventura» ben tre milioni di dollari. La spedizione è stata effettuata nell’ambito dell’Anno Polare Internazionale, iniziato il 1 gennaio 2007.
I due batiscafi hanno compiuto una serie di esperimenti scientifici, prelevato campioni di terreno ed hanno deposto sul fondo marino una riproduzione in titanio del tricolore russo. Dopo circa un’ora di permanenza negli abissi, i due piccoli sottomarini hanno incominciato la manovra di emersione che si è conclusa in serata.
Oltre ai fini scientifici la sensazionale spedizione si pone anche scopi politici ed economici. «Il nostro compito è di ricordare a tutto il mondo che la Russia è una grande potenza scientifica nel campo degli studi polari», ha detto Cilingarov, vice-speaker della Duma. La spedizione si propone di ottenere dati geologici che confermino le pretese della Russia su parte della piattaforma continentale artica. Quest’area, che misura circa 1,2 milioni di chilometri quadrati, custodirebbe infatti non meno di 9-10 miliardi di tonnellate di idrocarburi, cioè petrolio e gas.
Il ministro degli Esteri Sergej Lavrov ha osservato che lo scopo della spedizione russa nell’Artico «non è di fissare con dei paletti il diritto territoriale della Russia, ma di dimostrare che la nostra piattaforma continentale si estende verso il Polo Nord». Fin dal 2001 la Russia aveva inviato a ll’apposita Commissione dell’Onu una dichiarazione in cui cercava di fondare la sua richiesta di estendere i confini alla piattaforma continentale artica. Ma l’accesso alle ricchezze dell’Artico è rivendicato anche da altri Paesi, in particolare degli Usa, con il rischio di un ritorno, ad una «mini-guerra fredda». Lunedì Tom Casey, portavoce del Dipartimento di Stato degli Usa aveva detto di considerare gli sforzi della Russia «pienamente legittimi». L’amministrazione Usa, ha detto il portavoce, è favorevole alla ratifica più rapida possibile da parte del Congresso americano della convenzione dell’Onu sul diritto marittimo «al fine di difendere i nostri interessi nell’Artico».

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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