Askatasuna Aurrera

Muro contro Muro. Gli etarras ago della bilancia

Da Belfast, Andrea Varacalli, Avvenire

Otegi arrestato. Muro contro muro basco-spagnolo. Adams critica Madrid, mentre Garzon inasprisce la linea dura sul nazionalismo di Euskal Herria

Euskal Presoak - Euskal Herria“Prigionieri e riconoscimento dei diritti politici e democratici”. Una strada del processo di transizione che il lider maximo dello Sinn Fein conosce molto bene. A solo un anno dalla firma sul trattato di pace nordirlandese nel 1998, infatti, il primo passo compiuto è stato proprio la liberazione di quasi cinquecento prigionieri politici repubblicani. Alcuni appartenenti all’IRA, altri alla macchina della propaganda nazionalista del partito di West Belfast. “La lezione del nostro processo di pace – ha spiegato Adams rivolgendosi a Madrid e Bilbao – indica la strategica importanza di moltiplicare lo sforzo di tutti per tornare al tavolo dei negoziati”. A celle aperte, il premier Britannico Tony Blair ha scommesso sulla buona fede del disarmo repubblicano. Altra musica nelle sette province di Euskal Herria. Sono settecento i prigionieri politici oggi e piu’ di cinquecentocinquanta nelle carceri spagnole a non meno di seicento chilometri da casa. Un’impresa per famiglie e legali dei prigionieri, costretti ad enormi sacrifici logistici ed economici. Nel muro contro muro basco-spagnolo, purtroppo in quattordici mesi della tregua non si e’ registrato un adeguato impegno di Madrid su questo nodo centrale: nemmeno per i cosiddetti etarras “non operativi”. Viceversa Baltazar Garzon e Zapatero hanno completato un ulteriore giro di vite con nuove draconiane misure e leggi speciali. Mentre lo spin di Madrid girava come un orologio svizzero, nuovi arresti e drammatiche morti si consumano fuori e dentro le galere. De facto la costellazione del nazionalismo basco non è solo Euskadi Ta Askatasuna e i suoi comandi, ma sindacati e una molteplicità di organizzazioni giovanili (Segi, Jarrai e Haika), perfino alcuni giornalisti come il galiziano Pepe Rei e che rivendicano dozzine di militanti nelle galere spagnole per soli reati d’opinione o per aver partecipato alla kale borroka. “Il dialogo può essere doloroso per tutti – termina Adams – e da li si deve ripartire prendendo con coraggio le decisioni che conosciamo”. Né venti né quaranta presoak. Nemmeno i “periferici” alla questione, legati a reati di propaganda: Madrid non è stata disposta a scarcerarne uno. “Inch by Inch” dice Tony Blair. Una grave assenza del governo di centro sinistra spagnola che perde il momentum e la riflessioni dei negoziati. Socialisti ostaggi dei popolari in questo contesto che congiuntamente alla rabbia di Euskadi Ta Askatasuna sarà difficile gettare nuove radici in grado di offrire altre condizioni per un nuovo tavolo delle trattative.

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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