Askatasuna Aurrera

Otegi al tavolo

Francesca Fodale

Arnaldo OtegiIl portavoce di Batasuna, Arnaldo Otegi, ritiene che debba considerarsi conclusa la fase delle consultazioni “tra i rappresentanti politici, sindacali e sociali di Heuskal Herria” e sollecita pertanto nelle prossime settimane l’avvio di una fase di negoziazioni che inaugurino un “dialogo multilaterale” e che aprano un tavolo di trattative tra i vari partiti.
Il dirigente Abertzale ha dichiarato che “le scuse sono finite” ed è pertanto giunto il momento di dar seguito con i fatti al documento stilato a Irunea lo scorso sabato, testo nel quale viene ribadita l’urgenza di avviare una concertazione tra tutte le forze politiche, sindacali e sociali della regione.
Ha quindi aggiunto che “tutti sono chiamati a partecipare a questa discussione” senza esclusione alcuna e, soprattutto, entro una prospettiva di eguaglianza tra le varie controparti coinvolte.
Allo stesso tempo Otegi ha sottolineato come sia necessario che i Navarri chiariscano in che forma e con che ruolo intendono partecipare a questo processo di consulta.
Il rappresentante di Batasuna ha quindi risposto alle critiche rivolte dalla UPN alla proposta di Irunea e, dopo aver denunciato il manifestarsi di un “evidente nervosismo” tra le fila dei regionalisti, ha denunciato come in Heuskal Herria ci siano persone “il cui principale interesse è mantenere il proprio potere e non certo perseguire la pace”.
All’accusa rivolta dalla UPN che la proposta di Irunea sia unicamente ispirata a principi di natura nazionalista, Otegi ha ribattuto che si tratta di un’interpretazione estremamente lontana dalla realtà e ha difeso i punti del documento definendoli una “ricetta democratica”.
Otegi ha comunque osservato che le forze politiche hanno posizioni dissimili rispetto alla questione, nonostante il fatto che “tutto il mondo sia consapevole che il futuro del paese si andrà modellando secondo parametri diversi” rispetto agli attuali “e tutto il mondo pian piano stia accettando questo nuovo scenario”.

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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