Martina Buckley, Cork
Gli ASBO (Anti Social Behaviour Order) diventano il nuovo panopticon del terzo millennio.
Ancora meglio, la società degli ASBO, introdotta recentemente dal governo britannico ed ammirata qui in Irlanda da Michael McDowell, il destrorso ministro della giustizia che da un anno e più ha scatenato una vivida polemica tra le forze più democratiche del paese per la sua intenzione di introdurre gli ASBO anche in Irlanda.
I problemi che corrodono le fondamenta instabili di questo sistema di controllo sono evidenti.
Prima di tutto le aree di definizione di comportamento antisociale o pericoloso sono molto vaghe. Si va dal solito comportamento molesto degli ubriachi del sabato sera a problemi comportamentali che potrebbero essere causati da differenze neurologiche dell’individuo o da probemi mentali. Si fa di tutta l’erba un fascio. Associazioni e comunità autistiche in tutto il Regno Unito si sono mobilitate contro gli ASBO ed a favore del diritto alla differenza di chi possiede schemi comportamentali diversi dalla norma sociale e può facilmente incappare in situazioni che scatenerebbero una reazione considerata “antisociale”. Individui autistici o con altre differenze neurologiche non riescono a leggere i segnali non verbali che normalmente costituiscono oltre al 90% della nostra comunicazione quotidiana. Questa disabilità può causare reazioni aggressive e fraintendimenti, creando facili bersagli per gli ASBO.
Ultimo problema, e certamente non il minore, gli ASBO sono un provvedimento punitivo e non preventivo. Non sono un deterrente alla criminalità spicciola e questo dato incontestabile è confermato che nelle zone più colpite dal provvedimento, gli ASBO sono considerati quasi “medaglie all’onore” e vengono addirittura collezionati dagli adolescenti più cool e agguerriti. L’ASBO diventa così un simbolo di ribellione verso quell’ordine costituito che tende alla ghetizzazione delle fasce sociali già marginalizzate da basso livello di istruzione, disoccupazione cronica, uso di droghe e alcol e così via. Non è un caso che i destinatari più frequenti del provvedimento siano proprio gli adolescenti (in teoria un ASBO può essere emesso per ragazzini dai dieci anni in su), nonostante la legge non faccia distinzione tra destinatari adulti e adolescenti.
L’ASBO è chiaramente uno strumento di controllo, anche se fallimentare, usato da un governo che non ha né i fondi né la volontà politica per educare, inspirare, indirizzare o prendersi cura di una nuova generazione allo sbaraglio.
Insegnare ai giovani a pensare è assai pericoloso. Più sicuro invece e senza rischi di sorta è il congregare queste nuove generazioni senza speranza in greggi spaventati e subordinati. La punizione qui diventa spettacolo, per tirare in ballo ancora Foucault, strumento di dissuasione pubblica da utilizzare in scuole, prigioni, posti di lavoro e caserme.
La diversità spaventa. Ancora di più spaventa la diversità pensante, quella conscia di se stessa e del proprio potere eversivo.
Gli ASBO collezionati con orgoglio da giovani che non hanno più neppure uno scantinato per formare una band punkeggiante, come succedeva 30 anni fa, dovrebbe far rifflettere il nostro McDowell, anche lui figlio privilegiato della tigre celtica.
Gi ASBO fanno parte di quel mosaico che verrà a comporre la società delle disuguaglianze e del consumo, tra 20 anni. Una società di cui si comincia ad avere una assaggio amaro già adesso. La società dell’anomie, come direbbe Durkheim, della mancanza di punti fermi a cui appoggiarsi, di esempi etici e morali a cui fare riferimento.
Foucault ci racconta ancora nella sua opera che alla fine del diciassettesimo secolo in Francia venne messo in atto un sistema di registrazione permanente atto a contenere il diffondersi della Peste. Le vittime, o i familiari delle vittime, venivano schedati. Le zone di contagio vennero rese off-limit e ad ogni zona venne assegnato un intendente. Gli abitanti dei quartieri appestati ricevettero l’ordine di rinchiudersi in casa. Chi lasciava la propria zona o disubbidiva al coprifuoco veniva punito con la morte. è quello che Foucault chiama il panopticismo, ovvero il controllo totale ed assoluto della vita sociale degli individui.
Questa cultura della sorveglianza non appartiene alla società irlandese. Nessuno vuole gli ASBO, benpensanti o liberali. Ci sono altri metodi per affrontare i problemi comportamentali, soprattutto prima che si manifestino in modo distruttivo. Il panopticismo non è un metodo valido e può portare a pericolose disuguaglianze sociali.
Certo, qualche centro di quartiere o qualche assistente sociale in più aiuterebbe. Chissà che a qualcuno venga in mente nella prossima legislatura.