Les Enfants Terribles

Anatomia di un omicidio. La morte di Denis Donaldson

di Suzanne Breen

Denis Donaldson fu uno degli agenti britannici di più alto livello nei Provisional. Ma a cinque anni dalla sua morte, il suo ruolo resta ancora vago

Denis Donaldson, spia e informatoreLe parole del rappresentante dell’Army Council della Real IRA erano spietatte e impenitenti, mentre mi descriveva gli ultimi attimi di vita di Donaldson.
Mentre due uomini mascherati abbattevano la porta e entravano nel cottage di Donaldson nel Donegal, l’uomo, al contempo il funzionario di più alto livello dello Sinn Fein e Stormont e la spia britannica, non gridò.

“Lo sguardo sul suo volto non trasmetteva neppure shock. Sembrava sapere cosa stava per succedere. Non aveva intenzione di difendersi. Non aveva una mazza da baseball o un bastone da hurling, un coltello, o qualcosa di simile”, mi ha riferito il portavoce repubblicano.

“Era solo scappato nella stanza sul retro. Ci fu una lotta e finì a terra.

“Non gridò né chiese pietà. Rimase in silenzio per tutto il tempo”.

Uno dei suoi aggressori quindi uccise Donaldson con un fucile mentre giaceva sul pavimento, ha proseguito il rappresentante dell’Army Council.

Due uomini – di 31 e 69 anni – sono stati interrogati a Letterkenny questa settimana dalla Gardai riguardo al delitto.

La mano destra di Donaldson venne quasi mozzata nella sparatoria, apparentemente a simboleggiare i soldi che aveva prelevato dai suoi contatti britannici.

“Non era così”, ha detto il portavoce . “La sua mano è stato spazzata via perché l’aveva alzata per proteggere la testa”.

La Real IRA sorvegliava Donaldson entre era nel cottage. E aveva visto come sua moglie, Alice, che viveva ancora a Belfast, ed i suoi figli, a trovarlo regolarmente.

Ma il commando sapeva, nella notte in cui hanno agito, che l’ex amministratore capo dello Sinn Fein a Stormont era solo.

Il rappresentante della Real IRA mi comunicò questi dettagli raccapriccianti due anni fa. Fino ad allora, la responsabilità per l’omicidio dell’aprile 2006, era stata un mistero.

Vennero ritenuti responsabili per l’omicidio alcuni membri dei Provisional IRA che agirono in maniera indipendente, o con il sostegno della dirigenza.

Non c’era una singola indicazione del coinvolgimento della Real IRA. Donaldson era stato una spia per più di due decenni, infliggendo danni considerevoli sui Provos.

Vivo, era un enorme imbarazzo per loro. Perché i repubblicani, anche inavvertitamente, volevano alleggerire tale pressione?

Il portavoce della Real IRA disse che i sette componenti dell’Army Council discussero a lungo se uccidere Donaldson.

“Alcune persone pensavano che sarebbe stato una migliore propaganda tenerlo in vita, perché avev aumentato l’insoddisfazione della base dei Provisional con la loro leadership.

“Erano arrabbiati per il tradimento di Donaldson e arrabbiati con la loro dirigenza per non averlo giustiziato, permettendogli di andarsene illeso nel Donegal.

“L’Army Council dei Provisional fecero un affare sporco con Donaldson – come fecero con Freddie Scappaticci”.

Il portavoce ha aggiunto: “Ma l’altro argomento avanzato dalla nostra leadership è stato che, giustiziando Donaldson, avremmo dimostrato – a differenza dei Provos – che non eravamo disposti a tollerare traditori”.

Allora, perché la Real IRA aspettò tre anni per ammettere la responsabilità dell’omicidio?

Il portavoce ha detto che il gruppo paramilitare aveva sempre voluto rivendicare l’omicidio, “ma voleva aspettare il primo omicidio di un membro delle forze della Corona”.

L’uccisione di Donaldson venne riferita poche settimane dopo che la Real IRA uccise due soldati a Massereene Barracks, ad Antrim.

L’ammissione di responsabilità per Donaldson fu respinta in privato da fonti interne alla Gardai, al momento, ma gli investigatori ora accettano che fosse veritiera.

Per dimostrare l’autenticità della loro dichiarazione, la Real IRA aveva dato i dettagli del delitto – come l’ora dell’omicidio – che contraddicevano i resoconti dei media.

Nonostante l’ammissione, molte domande rimangono su Donaldson, che possono essere risolte solo dai servizi di sicurezza e dal movimento repubblicano mainstream. Donaldson confessò allo Sinn Fein di essere un informatore solo poche ore dopo che la polizia lo aveva avvertito di essere in pericolo perché sarebbe stato nominato dai media. Ma nessun giornalista si fece avanti per dire che stavano per smascherarlo.

Così questo avvertimento avvenne sulla base di informazioni reali o, pochi giorni dopo la notizia della spy-ring (cerchio di spie) a Stormont, le forze nell’ombra volevano esporre Donaldson per distrarre l’attenzione da qualche altro agente dal valore ancora più alto?

Dopo la confessione, Donaldson diede almeno quattro “interviste” allo Sinn Fein.

Il partito non ha mai reso pubblico ciò che disse durante quelle sedute di de-briefing. Sembra stranamente “non professionale” – in termini repubblicani – che uno dei due uomini ad interrogarlo fosse Declan Kearney, ora presidente dello Sinn Fein e fratello di Ciaran Kearney, gnero di Donaldson.

La ragione per cui Donaldson divenne una spia e lo rimase per tanto tempo, così come le informazioni che divulgò ai suoi contatti in quei due decenni – informazioni che forse giocarono un ruolo cruciale nel favorire il processo di pace – rimangono ancora avvolti nel segreto.

Né lo Sinn Fein – né i Servizi di Sicurezza – vogliono rivelare quei segreti.

Anatomy of murder

by Suzanne Breen

Denis Donaldson was one of the highest-placed agents inside the Provisionals. But five years after his murder his role is still a puzzle.

The Real IRA Army Council representative’s words were ruthless and unrepentant as he described Denis Donaldson’s final moments to me.
As two masked men sledgehammered down the door and forced their way into Donaldson’s Donegal cottage, the man who had simultaneously been Sinn Fein’s top official at Stormont and a leading British spy didn’t scream.

“The look on his face wasn’t even one of shock. He seemed to know what was coming. He had no plan to defend himself. He hadn’t a baseball, or hurley bat, a knife, or anything like that,” the dissident spokesman told me.

“He just ran into the back room. There was a struggle and he ended up on the ground.

“He didn’t cry out, or plead for mercy. He remained silent all the time.”

One of his attackers then killed Donaldson with a shotgun as he lay on the floor, the Army Council representative stated.

Two men – aged 31 and 69 – were this week questioned by gardai in Letterkenny about the murder.

Donaldson’s right hand was almost severed in the shooting, apparently to symbolise the money he’d taken from his handlers.

“That wasn’t so,” the dissident spokesman said. “His hand was blown away because he’d raised it to protect his head.”

The Real IRA had Donaldson under surveillance at the cottage. It had watched as his wife, Alice, who still lived in Belfast, and his grown-up children, visited him regularly.

But the gunmen knew, on the night they struck, that Sinn Fein’s former chief administrator at Stormont was alone.

The Real IRA representative gave me these horrific details two years ago. Until then, responsibility for the April 2006 murder had been a mystery.

Provisional IRA members, acting either independently, or with leadership authorisation, were the most likely suspects.

There hadn’t been a whisper of Real IRA involvement. Donaldson had been a spy for more than two decades, inflicting considerable damage on the Provisionals.

Alive, he was a huge embarrassment to them. Why would dissidents want, even inadvertently, to ease that pressure?

The Real IRA spokesman said its seven-strong Army Council had debated at length whether to kill Donaldson.

“Some individuals thought it better propaganda value keeping him alive, because it increased grassroots Provisionals’ dissatisfaction with their leadership.

“They were angry at Donaldson’s treachery and angry at their leadership for not executing him, for letting him slip off to Donegal unharmed.

“The Provisional Army Council did a dirty deal with Donaldson – like they did with Freddie Scappaticci.”

The spokesman added: “But the other argument put forward among our leadership was that, by executing Donaldson, we could show – unlike the Provos – that we weren’t prepared to tolerate traitors.”

So why had the Real IRA waited three years to admit responsibility?

The spokesman said the paramilitary group had always intended to claim the murder “but wanted to wait until we had first executed Crown force personnel”.

Donaldson’s killing was admitted just weeks after the Real IRA shot dead two soldiers at Massereene.

The admission of responsibility for Donaldson was privately dismissed by garda sources at the time, but detectives now accept it was true.

To prove the authenticity of their statement, the Real IRA had given details of the murder – such as the time of the shooting – which contradicted media reports.

In spite of the dissidents’ admission, many questions about Donaldson remain, which can be answered only by the security services and the mainstream republican movement. He confessed to Sinn Fein that he was an informer just hours after police had warned him he was in danger of being exposed in the media. But no journalist ever later came forward to say they were about to expose him.

So was this warning based on genuine information or, days after the dropping of the Stormont spy-ring case, did shadowy forces want Donaldson outed to distract attention from an even more senior, valuable agent?

Post-confession, Donaldson gave at least four ‘interviews’ to Sinn Fein.

The party has never made public what he said during those debriefing sessions. It seems oddly ‘unprofessional’ – in republican terms – that one of the two men interviewing him was Declan Kearney, now Sinn Fein chairman and brother of Ciaran Kearney, Donaldson’s son-in-law.

The reason Donaldson became a spy and remained one for so long, as well as the information he divulged to his handlers during those two decades – information which possibly played a crucial role in aiding the peace process – still remain shrouded in secrecy.

Neither his former Sinn Fein – nor his Security Service – employers want those secrets spilled.

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