Distretto Nord

Darren contro tutti: un hurler protestante alza la voce contro il settarismo GAA

Damiano Benzoni, LET Sports History Correspondent

Darren GrahamLisnaskea, County Fermanagh: Darren ha 12 anni. I suoi migliori amici giocano tutti a football gaelico e hurling, e alla fine anche lui si decide a provare i due sport. Se ne innamora e comincia a praticarli, con la passione di qualsiasi ragazzino infatuato di un gioco. Lo sport spesso sa unire: Darren è protestante, frequenta una scuola protestante e viene da una famiglia unionista, mentre i giochi gaelici sono l’espressione sportiva del nazionalismo irlandese. La madre non pone obiezioni, fintanto che il figlio si diverte con i suoi amici. Il padre non c’è più, e Darren nemmeno se lo ricorda: Cecil Graham, soldato dell’Ulster Defence Regiment, fu ferito a morte dall’IRA nel 1981, quando suo figlio aveva solo 3 settimane. Simile il destino degli zii del ragazzo, Ronnie e Jimmy, anch’essi arruolati nell’UDR, anch’essi assassinati dall’IRA. Neanche la Moat Primary School, la scuola protestante di Lisnaskea, impedisce a Darren di coltivare la sua passione. Il preside dell’istituto, anzi, gli firma i permessi per andare ad allenarsi nella squadra di St.Ronan, la scuola cattolica del paese.

E’ così che Darren comincia a giocare per la squadra GAA (Gaelic Athletic Association, l’ente che regola l’attività degli sport gaelici) di Lisnaskea, gli Emmets. In testa un sogno: rappresentare la contea di Fermanagh in una All-Ireland Final, l’evento più prestigioso di qualsiasi sport gaelico. L’evento che va in scena al Croke Park di Dublino, stadio nella cui aria si sente ancora il sudore di Sam Maguire, l’unico capitano protestante nella storia della GAA, a cui è intitolato il trofeo All-Ireland di calcio gaelico. Si respira ancora la polvere da sparo della Bloody Sunday del 1920, dell’irruzione dei Black and Tans dell’esercito britannico. Quattordici vittime, tra cui il giocatore Michael Hogan, al quale è dedicata la Hogan Stand, la più famosa tra le gradinate dell’impianto dublinese.

Darren GrahamPotrebbe essere una delle solite favole di sport che unisce, di fango e onore. Ma nella storia di Darren Graham, che ora ha 25 anni e un impiego come falegname, il fango comincia ben presto ad avere la meglio. Inizia praticando entrambi gli sport. Il football gaelico, folle ibrido tra calcio, rugby, basket e pallamano, lo pratica fino al livello under 21. Come nel rugby, si può tenere il pallone in mano e placcare il portatore di palla; come nel calcio c’è un portiere e la possibilità di segnare goal. Di pallamano e basket il football gaelico importa la possibilità di segnare di mano e la necessità di palleggiare ogni quattro passi. Dopo i ventun’anni Darren si dedica esclusivamente allo sliothar e all’hurley, rispettivamente la pallina e la mazza dell’hurling, gioco ancora più folle e promiscuo: il football gaelico che va a letto con l’hockey per creare il field sport più veloce del pianeta.

E’ a 18 anni che il fango comincia a salire: a Teemore Darren fa il suo esordio nel campionato seniores, sempre per gli Emmets, contro l’Enniskillen. Uno degli avversari cerca di intimidirlo, insultandolo: “You black cunt! – gli urla – You’re a protestant, you shouldn’t be playing gaelic sport!”. Vattene, questo è il nostro sport, non il tuo, tu sei un bastardo protestante. Gli insulti continuano per tutta la sua carriera, rivolti sia contro di lui, sia contro suo padre e i suoi zii. Fino alla partita contro Brookboro di poche settimane fa. Darren non ce la fa più, si ritira e lancia accuse veementi contro il settarismo ancora presente nella GAA, facendo scoppiare il caso mediatico.

Sectarianism. Bigotry. Parole che si vorrebbe far finta siano ormai state sradicate dall’Irlanda del Nord, ma che continuano puntualmente a ritornare sui quotidiani delle six counties. Ultimo episodio, gli attacchi cattolici contro le case di famiglie protestanti a Twaddell Avenue, North Belfast. Finestre rotte, insulti razzisti, motti “Up the IRA!”. Settarismo di cui è accusata anche la GAA nordirlandese. Accusata di essere connivente del terrorismo repubblicano, di inneggiare ai martiri dell’IRA e dell’INLA tramite i nomi dei club e dei tornei e, soprattutto, di voler escludere i protestanti dalla pratica dello sport. Ma come, lo sport non doveva unire? Non quando la GAA è percorsa da una pesante contraddizione interna.

gaelic athletic associationNata nel 1884 con lo scopo di “rafforzare l’Identità Nazionale in un Irlanda di 32 contee, attraverso la promozione dei giochi e passatempi gaelici”, non si definisce in alcun punto del suo statuto un’associazione sportiva. La Regola 2, la stessa che parla delle 32 contee (le 26 della Repubblica e le six counties nordirlandesi), è chiara al riguardo: “L’Associazione è un’Organizzazione Nazionale”. Nel 1884 c’era da costruire un’identità nazionale celtica. Prima di fare l’Irlanda, bisognava fare gli Irlandesi, e gli sport gaelici sembravano il modo più adatto. Dopo più di 80 anni di indipendenza, a molti questa definizione sembra oramai anacronistica. Le voci che vorrebbero vedere riformulato lo statuto della GAA per far diventare i giochi gaelici uno sport moderno sono sempre più insistenti. La GAA ha aperto le porte ai protestanti, proponendosi come sport per entrambe le religioni per affermare il proprio no al settarismo, declamato dalla Regola 7 dello statuto. Eppure la storia di Darren Graham sembra parlare cristallino.

Il giocatore stesso ha approvato la politica della GAA di promozione degli sport gaelici all’interno delle comunità protestanti, ma ha anche avvertito: “Se i ragazzi che vanno a giocare subiscono il mio stesso trattamento, sarà molto difficile che continuino”. La reazione della GAA sembra categorica: “This sectarian abuse must be stamped out”, questi insulti settari vanno eliminati dal gioco. Eppure, a parte offrire a Darren un’apparizione a Croke Park, la GAA non ha fatto che chiedere al giocatore riscontri ufficiali degli insulti ricevuti. Se non fosse che Graham ha lamentato anche l’omertà degli arbitri: “Facevano finta di niente, non prendevano nessun provvedimento contro quegli insulti. Spesso finivo ammonito per reazione se perdevo la testa e facevo qualcosa di stupido”. Qualcuno, per minimizzare la faccenda, sostiene che più che alla religione del giocatore, gli insulti vadano ricondotti al suo background unionista. Alla luce della Regola 2 dello Statuto, effettivamente sembra stonare un ragazzo come Darren Graham che gioca agli sport gaelici. Si ritorna però alla stessa domanda: lo sport non è per tutti? E si torna a pensare a Darren dodicenne che suda correndo dietro a un pallone, o uno sliothar. Non un protestante, non un lealista: un ragazzino innamorato di uno sport.[dm]85[/dm] [dm]86[/dm]

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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