Damiano Benzoni, LET Sports History Correspondent
E’ così che Darren comincia a giocare per la squadra GAA (Gaelic Athletic Association, l’ente che regola l’attività degli sport gaelici) di Lisnaskea, gli Emmets. In testa un sogno: rappresentare la contea di Fermanagh in una All-Ireland Final, l’evento più prestigioso di qualsiasi sport gaelico. L’evento che va in scena al Croke Park di Dublino, stadio nella cui aria si sente ancora il sudore di Sam Maguire, l’unico capitano protestante nella storia della GAA, a cui è intitolato il trofeo All-Ireland di calcio gaelico. Si respira ancora la polvere da sparo della Bloody Sunday del 1920, dell’irruzione dei Black and Tans dell’esercito britannico. Quattordici vittime, tra cui il giocatore Michael Hogan, al quale è dedicata la Hogan Stand, la più famosa tra le gradinate dell’impianto dublinese.
E’ a 18 anni che il fango comincia a salire: a Teemore Darren fa il suo esordio nel campionato seniores, sempre per gli Emmets, contro l’Enniskillen. Uno degli avversari cerca di intimidirlo, insultandolo: “You black cunt! – gli urla – You’re a protestant, you shouldn’t be playing gaelic sport!”. Vattene, questo è il nostro sport, non il tuo, tu sei un bastardo protestante. Gli insulti continuano per tutta la sua carriera, rivolti sia contro di lui, sia contro suo padre e i suoi zii. Fino alla partita contro Brookboro di poche settimane fa. Darren non ce la fa più, si ritira e lancia accuse veementi contro il settarismo ancora presente nella GAA, facendo scoppiare il caso mediatico.
Sectarianism. Bigotry. Parole che si vorrebbe far finta siano ormai state sradicate dall’Irlanda del Nord, ma che continuano puntualmente a ritornare sui quotidiani delle six counties. Ultimo episodio, gli attacchi cattolici contro le case di famiglie protestanti a Twaddell Avenue, North Belfast. Finestre rotte, insulti razzisti, motti “Up the IRA!”. Settarismo di cui è accusata anche la GAA nordirlandese. Accusata di essere connivente del terrorismo repubblicano, di inneggiare ai martiri dell’IRA e dell’INLA tramite i nomi dei club e dei tornei e, soprattutto, di voler escludere i protestanti dalla pratica dello sport. Ma come, lo sport non doveva unire? Non quando la GAA è percorsa da una pesante contraddizione interna.
Il giocatore stesso ha approvato la politica della GAA di promozione degli sport gaelici all’interno delle comunità protestanti, ma ha anche avvertito: “Se i ragazzi che vanno a giocare subiscono il mio stesso trattamento, sarà molto difficile che continuino”. La reazione della GAA sembra categorica: “This sectarian abuse must be stamped out”, questi insulti settari vanno eliminati dal gioco. Eppure, a parte offrire a Darren un’apparizione a Croke Park, la GAA non ha fatto che chiedere al giocatore riscontri ufficiali degli insulti ricevuti. Se non fosse che Graham ha lamentato anche l’omertà degli arbitri: “Facevano finta di niente, non prendevano nessun provvedimento contro quegli insulti. Spesso finivo ammonito per reazione se perdevo la testa e facevo qualcosa di stupido”. Qualcuno, per minimizzare la faccenda, sostiene che più che alla religione del giocatore, gli insulti vadano ricondotti al suo background unionista. Alla luce della Regola 2 dello Statuto, effettivamente sembra stonare un ragazzo come Darren Graham che gioca agli sport gaelici. Si ritorna però alla stessa domanda: lo sport non è per tutti? E si torna a pensare a Darren dodicenne che suda correndo dietro a un pallone, o uno sliothar. Non un protestante, non un lealista: un ragazzino innamorato di uno sport.[dm]85[/dm] [dm]86[/dm]