Les Enfants Terribles

IRA, umiliazione finale

di Andrew Roberts

Gerry Adams - Martin McGuinnessImmagina le emozioni della regina Elisabetta II quando le fu detto che, nell’anno del suo Giubileo di Diamante, doveva stringere la mano di Martin McGuinness, ex comandante dell’IRA, nel corso di una cerimonia in Irlanda del Nord.

La sua reazione iniziale deve essere totale repulsione al pensiero di dover subire qualsiasi connessione sociale con l’uomo che sedeva nel consiglio interno dell’IRA (Inner Council) quando venne progettato l’attentato contro l’amato zio di suo marito il principe Filippo, Lord Mountbatten della Birmania.

Per oltre quattro decenni, McGuinness è stato al vertice di una organizzazione terroristica le cui campagne hanno portato alla morte di 3.524 sudditi di Sua Maestà, su entrambi i lati dello spartiacque confessionale.

La sua emozione successiva sarebbe stata di rassegnata accettazione perché questo fa parte del dovere di un capo di Stato in un periodo di riconciliazione. Ha stretto mani grondanti di sangue di innocenti anche in precedenza, come quelli di Idi Amin e Robert Mugabe. Aveva persino invitato Nicolae Ceaucescu a Buckingham Palace quando il governo britannico stava cercando di portare la Romania lontano dall’orbita russa negli anni Settanta.

Naturalmente, nessuno di quegli assassini aveva ucciso i suoi cugini, come ha fatto l’IRA, ma si rende conto meglio di molti altri che, usando le parole del deputato conservatore ed ex colonnello dell’esercito Patrick Mercer, “è difficile da digerire, ma la riconciliazione è la riconciliazione”.

Si spera che il pensiero finale della regina sulla questione – dopo aver scritto una nota di indossare guanti quel giorno – fosse quello di riconoscere che questa è un’umiliazione molto, molto più grande per il repubblicanesimo irlandese di quanto lo sia per la monarchia britannica.

Il simbolismo non potrebbe essere più potente: l’IRA è finalmente stringe la mano alla Corona britannica, mentre l’Irlanda del Nord continua a far parte del Regno Unito. La volontà della maggioranza del popolo dell’Irlanda del Nord si è mostrata.

McGuinness ora è vice primo ministro di una delle province della regina, e deve incontrare il suo monarca e capo di stato. La sua sconfitta è totale.

Anche se l’avvio dei negoziati di pace ha preceduto l’11 settembre, è stato l’attacco alle Torri Gemelle che alla fine ha convinto i leader dell’IRA che la loro lunga campagna per staccare l’Irlanda del Nord dal resto del regno della regina era terminata. Dopo aver visto in prima persona gli orrori del terrorismo nel proprio paese, nessun irlandese-americano avrebbe continuato a finanziare un’organizzazione i cui metodi comprendevano il massacro di innocenti.

Dopo di che, era solo una questione di scendere a termini appropriati. L’IRA ha concluso la sua lotta armata e consegnato le sue armi per il disarmo. In cambio, i suoi uomini armati sono stati liberati dal carcere; McGuinness e altri in seguito hanno accettato incarichi ministeriali sotto la corona britannica.

Eppure, in un posto come l’Ulster dove il simbolismo è tutto, c’è un’enorme differenza tra essere McGuinness che gira con l’autista su una macchina ministeriale governativa e la realtà di stringere la mano di una regina (senza dubbio graziosa) di fronte ai media mondiali.

Dopo una vita a cercare di strappare il potere della corona, ha dovuto accettare un incarico da quella corona facendo anche buon viso – e ora, per giunta, ha stretto la mano di chi indossa l’attuale corona.

Il leader dell’IRA e dello Sinn Fein Gerry Adams ha dovuto organizzare non meno di 40 incontri con lex membri dell’IRA, politici dello Sinn Fein, sostenitori e simpatizzanti, cercando di spiegare loro i motivi per cui Martin McGuinness ha dovuto compiere questo passo. Alcuni degli incontri sono finiti (comprensibilmente) in tempesta. L’odio per la corona e per la Casa di Windsor sono profondamente radicati nel repubblicanesimo irlandese, quasi parte integrante del suo DNA.

I membri dell’IRA-Sinn Fein incontrati da Adams sono stati portati ad aborrire la corona; l’odio è giunto attraverso il latte materno. Non c’è da stupirsi che odino la prospettiva di questa stretta di mano – in quanto rappresenta niente di meno che la loro disfatta completa e totale.

The final humiliation of the IRA

by Andrew Roberts

Imagine the emotions of Queen Elizabeth II when she was told that in this, her Diamond Jubilee year, she must shake the hand of Martin McGuinness, the former IRA gunman, at a ceremony in Northern Ireland next week.

Her initial reaction must have been utter revulsion at the thought of having to undergo any social connection with the man who sat on the IRA’s inner councils when they plotted to murder her husband Prince Philip’s beloved uncle, Lord Mountbatten of Burma.

For over four decades, McGuinness was at the apex of a terrorist organization whose campaigns led to the death of 3,524 of her majesty’s subjects, on both sides of the sectarian divide.

Her next emotion would have been resigned acceptance that this is part of the duty of a head of state in a period of reconciliation. She has shaken hands that were dripping with the blood of innocents before, such as those of Idi Amin and Robert Mugabe. She even had to invite Nicolae Ceaucescu to Buckingham Palace when the British government was trying to woo Romania away from the Russian orbit in the 1970s.

Of course, none of those killers had murdered her cousins as the IRA have, but she realizes better than most that, in the words of the Conservative MP and former Army Col. Patrick Mercer, “It is hard to swallow, but reconciliation is reconciliation.”

One hopes that the queen’s final thought on the subject — after making a note to wear gloves that day — was to recognize that this is far, far more of a humiliation for Irish republicanism than it is for the British monarchy.

The symbolism could not be more powerful: The IRA is finally shaking hands with the British Crown while Northern Ireland remains part of the United Kingdom. The will of the majority of the people of Northern Ireland has won out.

McGuinness is now deputy first minister of one of the queen’s provinces, meeting his anointed monarch and head of state. His defeat is total.

Although the start of the peace negotiations preceded 9/11, it was the attack on the Twin Towers that finally persuaded the IRA’s leaders that the game was up for their long campaign to detach Northern Ireland from the rest of the queen’s realm. Having seen firsthand the horrors of terrorism in their own country, no longer would Irish-Americans continue to help finance an organization whose methods routinely encompassed the slaughter of innocents.

After that, it was just a question of coming to appropriate terms. The IRA ended its armed struggle and handed over its weapons for international decommissioning. In return, its gunmen were released from prison; McGuinness and others later accepted ministerial offices under the crown.

Yet in a place like Ulster where symbolism is everything, there is a world of difference between McGuinness being chauffered around in a government ministerial car and his actually shaking the hand of a (doubtless suitably-gracious) queen in front of the world media.

After a lifetime of trying to wrest power from the crown, he has had to accept office from that selfsame crown with as much good grace as he can muster — and now shake the hand of the present wearer of that crown into the bargain.

The IRA-Sinn Fein leader Gerry Adams has had to hold no fewer than 40 meetings with former IRA killers, Sinn Fein politicians and their supporters and sympathizers to explain why McGuinness has had to take this step. Some of the meetings were reported to have been (understandably) stormy. Loathing of the crown and the House of Windsor are deeply embedded in Irish republicanism, an integral part of its DNA.

The Sinn Fein-IRA members whom Adams met were brought up to abhor the crown; it came with their mother’s milk. Small wonder they hate the prospect of this handshake — for it represents nothing less than their complete and utter defeat.

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