Les Enfants Terribles

Le “prove” segrete e il caso di Marian Price

Free Marian Price

di Daniel Holder

La scorsa settimana c’erano due significativi promemoria sullo strisciante utilizzo di “prove” segrete. Il primo è la continuazione della detenzione di Marian McGlinchey (cognome da nubile, Price), sebbene i suoi tre co-accusati sono stati liberati quando un giudice ha rigettato le accuse contro tutti e quattro. Marian Price tecnicamente parlando era già “fuori su cauzione” in relazione a queste accuse (che il Public Prosecution Service – il pubblico ministero, ndt – può cercare di resuscitare). La sua detenzione continuata non è legata a una decisione di un tribunale, ma a un distinto procedimento che coinvolge un ministro del governo e una Commissione che possono contare su prove segrete.

Il secondo promemoria è stato l’inclusione da parte del Governo di Coalizione del Regno Unito di un inquietante legge dal titolo “Legge sulla Giustizia e sulla Sicurezza” (‘Justice and Security Bill’) nell’elenco di quelle che ha annunciato di voler introdurre nella prossima sessione parlamentare. Il disegno di legge consentirebbe ministri del governo per istruire dei “CMP”- Procedure con Materiale Chiuso, Closed Material Procedures (ad esempio, prove segrete) da utilizzare in processi giudiziari civili. Le nostre circostanze locali non erano una volta la spinta per tale drammatico cambiamento (anche se potrebbe includere le inchieste sui Troubles, avrebbe gravi ripercussioni qui). La mossa è in risposta al coinvolgimento di MI5/MI6 nelle pratiche della “guerra del terrore” come “intepretazione straordinaria” (come ad esempio il rapimento, la tortura e la detenzione illegale di persone) sempre più contestata in tribunale, e in particolare nelle compensazioni pagate ai detenuti di Guantanamo Bay. Il governo sostiene di aver bisogno del CMP al fine di consentire processi segreti per tutelare “la sicurezza nazionale”. In maniera conveniente riducono il potenziale di ritenere i Servizi di Sicurezza responsabili delle violazioni dei diritti umani o di pratiche errate in cui sono implicati.

C’è indignazione generale dai gruppi per i diritti umani per queste proposte. In mezzo a tutto ciò, non dobbiamo perdere di vista il fatto che le procedure di prove segrete esistono già molti – pilotate e specifiche per questa giurisdizione. Le persone che hanno i propri reclami per la discriminazione sul lavoro bloccati da un “certificato di sicurezza nazionale” emesso dal Northern Ireland Office (NIO) possono solo far udire le proprie affermazioni in un “tribunale speciale” che coinvolge le prove segrete – che precede il tribunale controparte meglio conosciuto per le persone soggette a “Ordini di Controllo”. Il CAJ ha chiesto in base alla Legge sulla Libertà d’Informazione quanti certificati sono stati emessi e con che frequenza il “tribunale speciale” è stato convocato – solo per sapere che il NIO “non registra” tali informazioni. Se siete soggetti a tali processi, ci si può aspettare che voi, il vostro avvocato e il pubblico sarete esclusi dall’udienza in tribunale. Le “prove” segrete, di solito basate sui dati provenienti dalle forze di sicurezza, vengono quindi presentate contro di voi, e non le potete contestare. Un “Avvocato Speciale” vi viene affidato, ma non può discutere delle “prove” segrete con voi. Al massimo, voi ed i vostri rappresentanti potrete ricevere un “sunto” di ciò che viene affermato.

Procedure analoghe valgono anche per rimandare in prigione delle persone rilasciate in base all’Accordo del Venerdì Santo per reati legati al conflitto. Tali rilasci sono “sotto licenza”, subordinati al mancato coinvolgimento in attività paramilitari. La domanda che sorge è: come si giunge alla conclusione che qualcuno è tornato a tale attività? La decisione non è presa sulla base di una nuova condanna per un grave reato analogo dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio da un tribunale competente, ma piuttosto è una variante del processo CMP di cui sopra che coinvolge il NIO, il Segretario di Stato e una Commissione, che può contare sulle “prove” segrete in una procedura chiusa. Marian Price è stata rilasciata molto tempo prima dell’accordo del 1998, essendo stata condannata per le bombe dell’Old Bailey nel 1973, ma tramite un perdono reale datato 1980. Un processo simile esiste sotto la legge Ergastoli (Irlanda del Nord) 2001 (Life Sentences (Northern Ireland) Order 2001 ) con cui il Segretario di Stato del NIO, Owen Paterson, può fornire ai Commissari per il Rilascio le prove e invitarli a fare una raccomandazione per rimandare una persone in prigione. Tali decisioni possono anche essere basatw su “prove” segrete, comprese quelle fornite dall’intelligence, e non richiedono né una condanna né un’accusa. Nel peggiore dei casi, quindi, il processo potrebbe essere usato selettivamente contro gli ex-detenuti impegnati in attività politiche al di fuori delle correnti principali dei partiti, e non solo contro coloro che sono veramente coinvolte in attività illegali.

Il caso di Marian Price è particolarmente evidente, perché lo stesso giorno in cui il giudice ha deciso il suo rilascio con la condizionale nel maggio 2011, un ministro del governo ha stabilito il suo ritorno in prigione. Ci sono altri problemi in relazione a questo caso, non ultimo il fatto che a Marian Price fu concessa una grazia sotto la prerogativa reale (Royal Prerogative of Mercy). Il NIO sostiene questo documento riguarda solo la condanna minima ricevuta da Marian Price, e non l’ergastolo per il quale è stata applicata una licenza. Secondo la sua famiglia la grazia è riferita ad entrambe le questioni, e quindi pensano che il NIO non avesse alcuna licenza da revocare. Sembrerebbe una questione relativamente semplice per il NIO produrre il documento per risolvere la questione. Tuttavia, a quanto pare, la grazia e tutte le copie sono state “perse”. Dato che potrebbe cambiare la decisione se una persona è privata della libertà, si potrebbe pensare ad avviare un’indagine su come e dove questo documento è scomparso. Al CAJ è stato detto che al NIO hanno deciso di non indagare su questo, perché la grazia “non è rilevante” per questo caso. Mentre le decisioni dei “tribunali speciali” sono effettuate sulla base di elementi di prova che gli imputati non possono vedere, è difficile capire come il NIO sia giunta a questa conclusione senza nemmeno aver visto il documento.

I pericoli delle “prove” segrete all’interno del sistema giudiziario sono stati illustrati sinteticamente nel caso di Al Rawi, e altri contro i Servizi di Sicurezza. Qui, il governo ha cercato di sostenere che in base alle norme giuridiche nel corso degli anni (la “Common Law”) ha il diritto di tenere processi civili in segreto, nonostante nessuna legge lo permetta. La Suprema Corte del Regno Unito ha rigettato tutto questo. Lord Kerr sostiene che il “diritto ad essere informato del caso impostato contro di voi non è semplicemente una caratteristica del sistema accusatorio del processo, è un presupposto elementare ed essenziale di equità”.

È questo caso che ha portato all’attuale proposta di legge che introduce il CMP. In risposta, gli stessi Avvocati Speciali hanno sostenuto che i CMP “rappresentano una deroga al principio fondamentale della giustizia naturale secondo cui tutte le parti hanno il diritto di vedere e confrontarsi con tutte le prove invocate dinanzi al giudice e cercando di combattere tale prove presentando elementi a discapito”. In parole povere, non è possibile invocare delle prove se non puoi contestarle.

Il CAJ ha espresso preoccupazione per le proposte riguardanti il CMP, data la nostra esperienza secondo cui le misure che di fatto ignorano dello Stato di diritto e stabiliscono, in sostanza, un sistema giudiziario parallelo, portano ad abusi dei diritti umani che possono esacerbare i conflitti e contribuire alla crescente marginalizzazione di “comunità sospette”. Un ulteriore problema evidenziato in precedenza, è che le prove segrete tendono a costituire dati di intelligence che la polizia stessa sottolinea (giiustamente) come non costituiscano necessariamente una prova. Tuttavia, secondo le modalità attuali di richiamo, le informazioni di “intelligence” possono essere effettivamente utilizzate come “prove” per mettere un ex prigioniero dietro le sbarre.

Questo naturalmente non è la prima volta che le informazioni di intelligence piuttosto che le prove sono state utilizzate per incarcerare; le precedenti politiche di arresti di massa e di internamento comprendevano liste di sospetti fermati in base a dati di “intelligence”. Bisogna apprendere la lezione che le pratiche illegittime che agiscono al di fuori dello standard di diritto non preveniscono ma, anzi, alimentano il conflitto.. Un’ulteriore crescita delle procedure che consentono l’utilizzo di “prove” segrete avrebbe gravi conseguenze, ma nel caso di Marian Price, tali conseguenze sono già evidenti.

The growth of secret ‘evidence’ and the case of Marian Price

By Daniel Holder

There were two significant reminders last week about the creeping use of secret ‘evidence.’ The first was the continued imprisonment of Marian McGlinchey (née Price) despite her three co-accused walking free when a judge threw out charges against all four. Marian Price was technically speaking already ‘out on bail’ in relation to these charges (which the Prosecution Service may now seek to resurrect). Her continued imprisonment relates not to a decision by a Court, but a separate procedure involving a government Minister and a Commission which can rely on secret evidence.

The second reminder was the UK Coalition Government’s inclusion of an ominously titled ‘Justice and Security Bill’ within the list of laws it announced it would introduce in the next Parliamentary session. The Bill would allow government Ministers to instruct ‘CMPs’ – Closed Material Procedures (i.e. secret evidence) be used in civil court processes. Our local circumstances were not for once the impetus for such a dramatic change (although as it could include the likes of ‘Troubles’ Inquests, it would have serious repercussions here). The move is in response to MI5/6 involvement in ‘war on terror’ practices such as ‘extraordinary rendition’ (i.e. the kidnap, torture and unlawful detention of persons) being increasingly challenged in Court, and in particular the compensation settlements being paid to Guantanamo Bay detainees. The Government argues it needs CMPs in order to allow secret trials to protect ‘national security. ‘ They also conveniently reduce the potential to hold the Security Services accountable for malpractice or human rights abuses in which they are implicated.

There is general outrage from human rights groups over the proposals. Amidst this, we should not lose sight of the fact that secret evidence procedures already exist– many piloted and specific to this jurisdiction. Persons who have their fair employment discrimination claims blocked by a ‘national security certificate’ issued by the Northern Ireland Office (NIO) can only have their claims heard in a ‘special tribunal’ involving secret evidence – which predates its better known counterpart tribunal for persons subject to ‘Control Orders.’ CAJ has asked under the Freedom of Information Act how many certificates have been issued and how often the ‘special tribunal’ has convened – only to be told that the NIO ‘did not record’ such information. Should you be subject to such processes, you can expect that both you, your lawyer, and the public will be excluded from your court hearing. Secret ‘evidence’, usually based on security force intelligence data, is then presented against you, which you cannot challenge. A ‘Special Advocate’ is appointed to represent you but cannot discuss the secret ‘evidence’ with you. At best, you and your representatives are given a ‘gist’ of what is being alleged.

Similar procedures also apply for recalling to prison persons with conflict-related convictions who were released under the Belfast/Good Friday Agreement. Such releases were ‘under licence,’ conditional on no re-involvement in paramilitary activity. The question which arises is how the conclusion is reached that someone has returned to such activity. The decision is not on the basis of a fresh conviction for a similar serious offence proved beyond reasonable doubt in a competent court, but rather a variation of the above CMP process involving the NIO, Secretary of State and a Commission, which can rely on secret ‘evidence’ in a closed ‘Special Advocate’ procedure. Marian Price was released long before the 1998 Agreement, having been convicted of bombing the Old Bailey in 1973, but issued with a royal pardon in 1980. A similar process exists under the Life Sentences (Northern Ireland) Order 2001 whereby the NIO Secretary of State, Owen Paterson, can provide the Parole Commissioners with evidence and invite them to make a recommendation to return an individual to prison. Such decisions can also be based on secret ‘evidence,’ including intelligence data, and do not require a conviction or even a charge. At worst, therefore, the process could be used selectively against ex-prisoners engaged in political activity outside the mainstream, rather than just against those genuinely involved in unlawful activity.

The case of Marian Price is particularly striking, as on the same day a Judge released her on bail in May 2011, a government Minister returned her to prison. There are other due process issues in relation to this case, not least the fact she was given a pardon under the Royal Prerogative of Mercy. The NIO claims this document only related to Marian Price’s fixed term and not life sentence for which a licence applied. Her family contest that the pardon related to both, and hence believe that the NIO had no licence to revoke. It would seem a relatively simple matter for the NIO to produce the document to settle the matter. However, apparently the pardon and all copies of it have gone ‘missing.’ Given that it could possibly change a decision as to whether a person is deprived of their liberty, one would think an investigation would have taken place as to how and when the information disappeared. CAJ has been told that the NIO have decided not to investigate this on the grounds that the pardon is ‘not relevant’ to this case. Whilst decisions in ‘special tribunals’ are made on the basis of evidence that defendants cannot see, it is difficult to understand how the NIO reached this conclusion without itself viewing the document.

The dangers of secret ‘evidence’ within the justice system were set out succinctly in the case of Al Rawi, and others v the Security Services. Here, the government tried to argue that legal norms over the years (the ‘common law’) meant that it had a right to hold civil trials in secret, despite no law permitting this. The UK Supreme Court threw this out, with Lord Kerr arguing that the “right to be informed of the case made against you is not merely a feature of the adversarial system of trial, it is an elementary and essential prerequisite of fairness.”

It is this case that has led to the present Justice and Security Bill introducing CMPs. In response, Special Advocates themselves have argued CMPs “represent a departure from the foundational principle of natural justice that all parties are entitled to see and challenge all the evidence relied upon before the court and to combat that evidence by calling evidence of their own.” Put simply, evidence cannot be relied upon if you cannot challenge it.

CAJ expressed concerns about the CMP proposals, given our experience that measures which effectively bypass rule of law standards and establish, in essence, a parallel justice system, lead to human rights abuses which can exacerbate conflict as well as contributing to the growing marginalisation of ‘suspect communities.’ A further problem highlighted above is that secret evidence tends to consist of intelligence data which the Police themselves are often keen to (rightly) point out does not necessarily constitute evidence. However, under the present recall arrangements, ‘intelligence’ can effectively be used as ‘evidence’ to put an ex-prisoner behind bars.

This is of course not the first time that intelligence rather than evidence has been used to imprison; previous policies of mass arrest and internment involved lists of suspects based on ‘intelligence’ data. The lesson needs to be learned that illegitimate state practices outside the standard rule of law do not prevent but rather fuel conflict. Further growth in procedures allowing secret ‘evidence’ would have serious consequences, but in Marian Price’s case, such consequences are already apparent.

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