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Operation Standstill: venerdì di molotov e riot lealisti. Operation Sit-in: ossigeno per economia

Operation Standstill - Carrickfergus

di René Querin

I lealisti e gli unionisti lo avevano promesso: sarà un venerdì di disagi in tutta l’Irlanda del Nord. Per la prima volta dal 3 dicembre, i contrari alla disputa sulle bandiere rialzano la testa

Il tam tam lealista correva lungo i social network da molti giorni. Venerdì 11 gennaio doveva diventare il giorno della paralisi della provincia, come avvenne durante lo sciopero unionista del 1974.

“Operatin Standstill”, l’hanno chiamata i lealisti. Operazione Paralisi: paralisi del traffico, interruzione dei trasporti, blocco dell’economia, sospensione della politica condivisa.

L’Operazione Standstill è stata programmata per aver luogo in contemporanea in molte cittadine e in quartieri ultralealisti: North Belfast, Newtownards, Castlereagh, Coleraine, Derry, Clough, Clonduff, Bangor, Portadown, Ballynahinch, Rathcoole, Dundonald, Newtownards Road e Larne.

A guidare inizialmente le proteste eruttate nella provincia dopo la rimozione della Union Jack dai pennoni della Belfast City Hall è stato il gruppo Ulster Protestant Voice, il cui leader è l’ex sergente della RAF Jonny Harvey. A inizio settimana Harvey aveva spiegato a Utv di “aver perso il controllo” delle proteste, ma ha continuato a chiamare a raccolta i contestatori tramite Facebook.

Dal 3 dicembre scorso le strade di Belfast sono percorse da contestatori avvolti nella Union Jack, dopo l’approvazione di una mozione voluta da Alliance Party, Sinn Féein e SDLP che stabilisce rigidi paletti per l’esposizione della bandiere dell’Unione dai pennoni del Municipio.

Inizialmente le proteste sono state rivolte agli uffici di Alliance Party, con vetri infranti e picchetti davanti alle porte. Poi sono giunte le prime minacce ad alcuni politici del partito di David Ford. Nell’escalation seguita ci sono stati diversi invii di proiettili e di minacce di morte anche ai politici di Sinn Féin e SDLP.

Adesso le proteste sono rivolte al blocco dell’economia, con il tentativo neppure troppo velato di provocare le dimissioni del primo ministro Peter Robinson. IL leader DUP ha organizzato un Forum Unionista insieme a Mike Nesbitt, UUP, per cercare di trovare al più presto una via d’uscita al problema che sta provocando la fuga degli investitori dall’Irlanda del Nord.

Operazione Standstill

Storie di ordinari disordini in Irlanda del Nord: quattro poliziotti feriti, di cui uno in maniera seria; trentatré bottiglie incendiarie lanciate contro gli agenti della PSNI; due cannoni ad acqua intervenuti per sedare i disordini; un autobus sequestrato e dato alle fiamme a Newtownabbey; una vettura incendiata a Rathcoole; sospensione dei mezzi pubblici in tutta Belfast; chiusura di strade e disagi ai tifosi dell’Ulster Rugby che intendevano recarsi allo stadio di Ravenhill per la partita contro i Glasgow Warriors.

Gli scontri sono avvenuti principalmente a Carrickfergus, nel quartiere di Rathcoole a Newtownabbey, vera enclave ultralealista, e nel quartiere di Ballybeen a Dundonald.

Nell’area di West Street a Carrickfergus ci sono stati pesanti scontri tra i dimostranti e gli agenti della PSNI in assetto anti sommossa. I lealisti hanno lanciato 33 molotov contro le linee della polizia, oltre ad aver gettato contro i poliziotti fuochi d’artificio, bombe di vernice e grossi pezzi di cemento sradicati dalle strade.

Per cercare di sedare l’orda di lealisti, si parla di quasi 200 persone, la polizia è ricorsa all’impiego di un potente cannone ad acqua che ha cercato di tenere a distanza i manifestanti.

Anche cinque proiettili di plastica sono stati sparati dai fucili della PSNI.

Quattro gli agenti feriti alla fine dei disordini – uno dei quali è stato ricoverato in ospedale per ricevere immediate cure. Soltanto due persone sono state arrestate durante il violento riot.

Un lealista si è lamentato per l’utilizzo dei proiettili di plastica: “La loro risposta (degli agenti PSNI) è stata sopra le righe. Parlate delle loro dure tattiche”.

La polizia ha fatto sapere che “continueremo a raccogliere informazioni e prove per portare i responsabili dei disordini in tribunale”.

Anche a Newtownabbey, nella zona della rotonda di O’Neill Road, ci sono stati scontri, di intensità minore rispetto a Carrickfergus.
Un autobus è stato sequestrato nell’area di Doagh Road, quindi portato nel quartiere di Rathcoole e dato alle fiamme. I contestatori lealisti hanno attaccato la polizia con lancio di oggetti e di bottiglie incendiarie.

Una molotov ha colpito una Land Rover della PSNI senza provocare danni.

Le manifestazioni di protesta sono avvenute pacificamente a Belfast, scossa nei giorni scorsi da sei notti consecutive di scontri.

Cinquecento persone hanno provocato disagi al traffico in tutta East Belfast, mentre molte altre sono scese in strada provocando il blocco totale dei mezzi di Translink, che ha lasciato attiva solo una linea Metro diretta a West Belfast.

La città di Belfast, però, non risultava deserta come nelle precedenti occasioni. Attraverso i social network la gente contraria alle manifestazioni di protesta e preoccupata per il calo dell’economia, ha indetto l'”Operazione Sit-in”.

Operazione Sit-in

La manifestazione è stata lanciata su Twitter e per qualche ora è stato l’argomento principale del social network, con oltre 12.000 messaggi. È stato un modo per riappropriarsi del centro di Belfast e riempire bar, ristoranti e pub che hanno sentito maggiormente i morsi della crisi causata dalle manifestazioni per la disputa sulla Union Jack.

Michael Deane, ristoratore, ha spiegato a Sky News che la crisi ha duramente colpito la sua impresa, ma non ha alcuna voglia di chiudere.

“Se visiterei Belfast dopo aver visto quanto passa in televisione? No, non credo lo farei se vivessi altrove.

“Ma mi auguro che tutto questo divenga presto solo un ricordo”.

Dall’inizio della protesta è stato calcolato che l’economia di Belfast ha gettato al vento almeno 15 milioni di sterline, con la fuga di investitori interessati ad aprire attività nella provincia.

Adam Turkington, di Belfast, ha lanciato per primo l’idea dell’Operazione Sit-in via Twitter, utilizzando l’hashtag #OperationSitIn. “È fenomenale vedere come la gente risponde velocemente a qualcosa se questo coinvolge alcune pinte (di birra)”, ha affermato.

“Pensavo a tutte quelle persone colte dal panico perché dovevano tornare a casa e mi chiedevo se sarebbero andate volentieri al pub per un paio d’ore evitando di farsi coinvolgere nelle proteste”, ha proseguito l’uomo.

Buona l’affluenza di persone nel centro città anche se, ha ammesso Andy Rea – titolare di due ristoranti nel centro di Belfast – qualcuno ha cancellato la prenotazione.

“Operation Sit-in è una grande idea e speriamo davvero che funzioni”, portando la gente “ad un tavolo dove può rilassarsi, bere un bicchiere di vino e non preoccuparsi di tornare a casa tranquillo più tardi, quando le proteste saranno finite”.

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René Querin

Di professione grafico e web designer, sono appassionato di trekking e innamorato dell'Irlanda e della sua storia. Insieme ad Andrea Varacalli ho creato e gestisco Les Enfants Terribles.

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