Due donne di Derry, che persero i loro cari durante i Troubles, hanno “occupato” il Museo di Free Derry situato nel Bogside, rifiutando di lasciare l’edificio alla chiusura e dormendo sul pavimento per protestare contro l’attuale mostra.
Helen Deery, il cui fratello quindicenne Manus fu colpito a morte da un soldato britannico nel 1972, e Linda Nash, il cui fratello William di 19 anni fu ucciso durante il Bloody Sunday del 30 gennaio 1972, sono oltraggiate per la presenze del nome dei loro cari in una mostra in cui sono presenti nomi di soldati britannici.
Il nome di ogni persona assassinata nel conflitto tra il 1969 e il 1972 – membri IRA, civili, soldati e poliziotto – compaiono sullo schermo di una mostra nel museo del Bogside, di proprietà del Bloody Sunday Trust, che ha riaperto a febbraio dopo un progetto di ristrutturazione multimilionario.
Ieri pomeriggio le due donne sono entrate nel museo con sacchi a pelo, pigiami e l’occorrente per la notte, si sono sedute all’ingresso con dei cartelli recanti la scritta “Vittime tradite” e si sono rifiutate di uscire al momento della chiusura.
Hanno dormito sul pavimento e hanno riferito che lo faranno per tutte le notti a seguire, fino a quando l’oltraggiosa esposizione non sarà tolta.
“Stiamo occupando il Museo di Free Derry e non usciremo fino a quando quell’elenco di nomi non sarà tolto” ha detto Helen Deery. “Abbiamo cercato ogni altra forma di protesta per far eliminare i nomi dei nostri cari.
“Ho detto al Museo in numerose occasioni del dolore e dell’ansietà che questo sta causando a me e agli altri membri della famiglia. Resto qui fino a quando non cambia.
“Ho i miei pigiama e un sacco a pelo. Adesso sono la voce di Manus. Voglio tenere pulito il suo nome. Era solamente un ragazzo”.
Linda Nash, il cui fratello William fu ucciso durante il Bloody Sunday, dice che la presenza del nome accanto a quello dei soldati britannici è “doloroso”.
“Questa è un’altra cosa che mi tiene sveglia la notte”, afferma. “È sbagliato. Starò qui fino a quando non vedrò togliere quell’opera.
“Voglio vederli mentre cancellano il nome di mio fratello.
“Stiamo facendo una protesta pacifica. Non vogliamo un duro confronto. Stiamo semplicemente sedute. Abbiamo spiegato ai visitatori ciò che stiamo facendo, quando ce lo hanno chiesto.
“Non vogliamo creare trambusto, vivremo semplicemente qui fino a quando non toglieranno lo schermo.
“Se saremo arrestate, permetteremo alla polizia di portarci via, ma appena saremo rilasciate tornare qui. Questo deve finire subito”.
Il presidente del Bloody Suday Trust, Robin Percival, ha detto che le contestatrici “restano sedute e non si muovono” e ha riferito di aver istituito una presenza del personale del museo per tutta la notte.
“Al momento stiamo mantenendo una presenza nel museo, i membri del personale e i trustees (fiduciari, ndt) resteranno per tutta la notte” ha spiegato.
“Dobbiamo decidere, nel lungo periodo, come gestire la questione, perché credo andrà avanti ancora per un po’ di tempo”.
Il Museo di Free Derry ha aperto nel 2007 per raccontare la storia di quanto avvenne nella città tra il 1968 e il 1972, compresa l’epoca dei diritti civili, la battaglia del Bogside, l’internamento, il Bloody Sunday e l’Operazione Motorman.
Women vow to stay in museum until exhibition is removed
Two Londonderry pensioners who lost loved ones in the Troubles yesterday ‘occupied’ the Museum of Free Derry in the city’s Bogside, refusing to leave at closing time and sleeping overnight on the floor after a row over a controversial exhibition.
Helen Deery, whose 15-year-old brother Manus was shot dead by a British soldier in 1972, and Linda Nash, whose 19-year-old brother William was killed on Bloody Sunday in the same year, are outraged that their loved ones’ names are part of an exhibition which also names dead British soldiers.
The names of everyone killed in the conflict from 1969 to 1972 — IRA members, civilians, British Army and police personnel — flash up on a screen on one visual exhibition at the Bogside Museum, owned by the Bloody Sunday Trust, which opened again in February after a multi-million pound redevelopment project.
Yesterday afternoon the women brought overnight bags, sleeping bags and pyjamas into the museum, sat in the foyer with ‘victims betrayed’ placards and refused to leave at closing time.
They slept on the floor overnight and say they will do so every night until the exhibition is taken down.
“We are occupying the Museum of Free Derry and we are not coming out until that display is down,” said Ms Deery. “We have tried every other form of protest to have them take our loved ones’ names down.
“I have told them on numerous occasions of the hurt and anxiety that this is causing me and other family members. I am staying here until they take this down.
“I have my pyjamas and a sleeping bag with me. I am Manus’s voice now. His next of kin. I want to keep his name sacred. He was just a child.”
Linda Nash, whose brother William was shot dead on Bloody Sunday, says the presence of his name alongside British soldiers is ‘hurtful’.
“This is another thing that keeps me awake at night,” she said. “It is wrong. I am staying here until I see them physically take the exhibition down.
“I want to see them delete my brother’s name from it.
“We are here to hold a peaceful protest. We don’t want any confrontation at all. We are just sitting down. We have even been giving tourists an explanation as to what we are doing when they asked.
“We are not going to make a fuss, we’re just going to live here until they take it down.
“If we are arrested, we will let the police take us out, but as soon as we are released we will be going back in. This has to end now.”
Bloody Sunday Trust chairman Robin Percival said the protesters ‘were sitting in and not moving’ and that he had staff keeping a presence at the museum overnight.
“At the moment we are keeping a presence there, members of staff and trustees are staying overnight,” he said.
“We will have to see in the long-term how we will handle it, because I can see this going on for some time.”
The Museum of Free Derry opened in 2007 in order to tell the story of what happened in the city from 1968 to 1972 including the civil rights era, Battle of the Bogside, Internment, Bloody Sunday and Operation Motorman.