Distretto Nord

Quattrocento “invisibili” sempre in fuga

Da Belfast, Andrea Varacalli – Avvenire

I metodi sono simili a quelli baschi e dei gruppi italiani degli anni di piombo. Dopo gli assalti spostarsi con rapidità è quasi un obbligo

“On the move”, non ci si ferma.
Logistica e operatività: questa la principale caratteristica militare di Oglaigh na hEireann (l’Ira).

ira training campQuattrocento uomini secondo osservatori e servizi di sicurezza: cento o forse meno gli operativi, cioè coloro che portano a termine attentati, imboscate e preparazione degli ordigni. Case sicure, documenti, automobili, armi: stessi metodi delle organizzazioni italiane negli anni di piombo, e della veterana Euskadi Ta Askatasuna (l’Eta) nei Paesi Baschi. Alla vigilia di una tempesta annunciata, fatta di blitz dalle forze speciali britanniche, del massiccio tentativo dell’Mi5 britannico di infiltrare agenti nelle formazioni, bisogna muoversi. Cambiare posto.

Soprattutto per gli invisibili del terrorismo irlandese, spostarsi da una parte all’altra non è una necessità in certi momenti, ma un obbligo. La costellazione odierna dell’Irish Republican Army non ha una struttura diversa dalle generazioni repubblicane che l’hanno preceduta in un secolo di lotta armata. Stesse vertebre, stessi metodi di conservazione politici e militari. Più in generale, si può osservare che il terrorismo europeo non ha appoggi governativi diretti come quello islamico. L’ultra­nazionalismo del vecchio continente si rigenera, viceversa, in base al detto: “Se abbiamo un nemico in comune, allora siamo amici”.

Almeno, per questo tratto di strada (o di mare) da fare insieme, adesso. Mare che è stato vicino alla Libia, a cargo carichi di plastico, e a tonnellate di munizioni e armi.

All’oceano, soprattutto, vicino alle comunità irlandesi d’America e al Noraid che ha farcito con tanto denaro la causa nazionale per l’unificazione. Questo è accaduto ieri, nella recente storia nordirlandese, ma oggi qui, nel nord, tutto è più elaborato di quanto appaia in superficie. È stato trasformato in virtù un ventennio di « Dirty War » ( « guerra sporca » ), un pezzo di storia violenta fatta di spie e infiltrazioni. Due nazioni, un’isola. L’Irlanda. Quindici anni di risoluzione del conflitto e la lotta armata e al bivio.

Tempistica perfetta direbbero, tragicamente, gli storici e gli analisti dei conflitti senza fine.

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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