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Mary Lou McDonald si scusa per l’omicidio del Provos di Lord Mountbatten

La leader dello Sinn Fein, un tempo ala politica dell’Irish Republican Army (IRA), si è scusata oggi per il ruolo della formazione repubblicana nell’uccisione di Lord Louis Mountbatten. Lord Mountbatten era lo zio del principe Filippo e l’ultimo viceré dell’India. L’IRA assassinò Mountbatten nel 1979 come parte del decennale conflitto tra i repubblicani irlandesi e coloro che volevano che l’Irlanda del Nord rimanesse in mani britanniche.

Il commento della presidente dello Sinn Fein Mary Lou McDonald è arrivato appena un giorno dopo che il principe Filippo, marito della regina Elisabetta II, è stato seppellito. Si è spento all’età di 99 anni il 9 aprile.

“Naturalmente mi dispiace che sia successo, naturalmente è una cosa che spezza il cuore”, ha detto la McDonald a Times Radio.

È la prima volta che un leader politico dei repubblicani irlandesi si è scusato per l’attentato a nome del Provos. Gerry Adams all’epoca disse che Mountbatten era stato un obiettivo legittimo.

Altre tre persone, tra cui il nipote quattordicenne di Mountbatten e un ragazzo di 15 anni, furono uccise quando l’IRA fece esplodere lo yacht di Mountbatten nel villaggio irlandese di Mullaghmore.

Mountbatten è stato un mentore del principe Filippo e del principe Carlo.

McDonald ha detto domenica che “il mio lavoro, e penso che anche il principe Carlo… apprezzerebbe assolutamente questo, è di guidare, ora, dal fronte, in questi tempi”.

“È compito di tutti noi assicurarci che nessun altro bambino, nessun’altra famiglia, indipendentemente da chi sia, debba affrontare il tipo di trauma e di crepacuore che è stato troppo comune, purtroppo, in tutte le parti di quest’isola e oltre”, ha aggiunto.

Circa 3.500 vite sono state perse nel conflitto tra unionisti e nazionalisti sul futuro dell’Irlanda del Nord che si è concluso con un accordo di pace nel 1998. (AP)

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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