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Israele, ultranazionalista Lieberman agli Esteri. Allarme Ue e Anp

MIDEAST ISRAEL POLITICSHa suscitato reazioni preoccupate l’accordo di governo tra il Likud del premier israeliano incaricato Benyamin Netanyahu e il partito di estrema destra Yisrael Beitenu guidato dall’ultranazionalista Avigdor Lieberman.
Quest’ultimo sarà ministro degli Esteri se Netanyahu riuscira’ a formare il governo, e la sua possibile nomina in via definitiva genera forti timori tra i sostenitori della ripresa del processo di pace.

Lieberman è noto per le sue posizioni radicali, non ha mai nascosto la sua contrarieta’ (come Netanyahu) alla nascita di uno Stato palestinese indipendente e nei mesi scorsi ha condotto una campagna elettorale velenosa contro i cittadini arabi di Israele (circa il 20% della popolazione). Secondo la stampa israeliana, Likud e Yisrael Beitenu nelle loro intese non parlano di negoziato con i palestinesi e ribadiscono soltanto che Israele non negoziera’ con organizzazioni terroristiche e cerchera’ abbattere il potere di Hamas a Gaza. Mettono in guardia inoltre dal pericolo del nucleare iraniano per la sicurezza dello Stato ebraico.

L’Unione europea, per bocca del suo Alto rappresentante in politica estera, Javier Solana si dice pronta a lavorare con il nuovo governo israeliano purche’ esso sia a sua volta pronto a “proseguire sulla strada che prevede la creazione di uno Stato palestinese” accanto a quello ebraico. In caso contrario, ha avvertito Solana, “la situazione sara’ molto diversa”, lasciando intravedere un raffreddamento delle relazioni. Da parte sua il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini si e’ augurato una ripresa immediata del processo di pace israelo-palestinese e il rispetto del nuovo esecutivo israeliano dei principi fissati dal Quartetto (Usa, Russia, Ue e Onu).
Duri i commenti dell’Egitto, in passato uno dei bersagli preferiti delle invettive di Lieberman contro il mondo arabo.

Secondo il ministro degli Esteri egiziano Ahmed Aboul Gheit, l’accordo tra il Likud e Yisrael Beitenu costituisce un fattore pericoloso per la pace nella regione. In evidente riferimento a Lieberman, Gheit, che parlava all’Assemblea euromediterranea a Bruxelles, ha ammonito che se i ministri del futuro governo di Netanyahu attueranno cio’ che hanno detto in passato a proposito della continuazione della colonizzazione dei territori palestinesi, “ci troveremo davanti a difficoltà molto serie”.

Da parte sua il ministro degli Esteri palestinese, Riad Malki, ha lanciato l’allarme sulla coalizione delle destre nello Stato ebraico.
Nelle ultime ore gli assistenti del premier incaricato Netanyahu hanno gettato acqua sul fuoco ma le preoccupazioni internazionali sono forti e tutti guardano all’atteggiamento che avra’ l’Amministrazione del presidente Barack Obama che, sin dal giorno del suo insediamento, ha affermato la volonta’ di dare un impulso alle trattative israelo-palestinesi nel quadro di una nuova politica americana in Medio Oriente. Questa strategia nelle ultime settimane ha visto la riapertura del dialogo con Damasco, la conferma del ritiro delle truppe Usa dall’Iraq e la possibilita’ di contatti futuri tra Usa e Iran.

Sul nuovo governo israeliano, Washington si sta mantenendo prudente. Il Segretario di stato Hillary Clinton, nel corso del suo recente viaggio della regione, ha ribadito la stretta alleanza strategica con lo Stato ebraico e affermato che gli Stati Uniti collaboreranno con qualsiasi governo israeliano. Nelle prossime settimane però Obama e i vertici dell’Amministrazione dovranno decidere quale posizione assumere verso un esecutivo che, stando agli ultimi sviluppi, dovrebbe essere formato dalle destre nazionaliste e dai partiti religiosi.

E’ difficile infatti che Kadima, il partito di maggioranza relativa guidato dal ministro degli Esteri uscente Tzipi Livni accetti di far parte della coalizione. Livni ha ribadito che entrerà nel nuovo governo solo se Netanyahu accetterà pienamente la soluzione di pace fondata dai due Stati.
Se i timori per il programma dell’ormai probabile governo israeliano di destra crescono in Europa e nel mondo arabo moderato, allo stesso tempo non sono pochi a pensare che Lieberman, una volta nominato ministro degli Esteri, sarà costretto a fare i conti con la realta’ della diplomazia e delle risoluzioni internazionali. In sostanza, se dall’opposizione ha continuato per anni a sbraitare contro palestinesi e arabo-israeliani, nei panni di ministro sara’ necessariamente costretto a moderare la sua linea politica oltranzista. Non è escluso peraltro che Netanyahu possa utilizzarlo come ministro degli Esteri “a tempo”, ovvero per il periodo necessario a convincere Kadima ad entrare nella coalizione ed effettuare un rimpasto. Lo stesso leader ultranazionalista ha detto di vedere con favore un eventuale governo con Kadima.

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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