Staffetta Cronache

Milano. Omicidio Abdul: iniziano gli interrogatori

Tratto da Il Messaggero

Omicidio Abdul, il figlio: un colpo alla cieca per difendere mio padre. La madre: comprensione

Abdul GuibreMILANO (16 settembre) – Sono iniziati gli interrogatori di Fausto e Daniele Cristofoli, i due baristi accusati dell’assassinio del 19enne Abdul Guibre. I due indagati da domenica si trovano agli arresti nel carcere di San Vittore. Per padre e figlio quello di oggi è l’interrogatorio di convalida del fermo disposto domenica dopo l’aggressione e il decessodi Abdul.

Il figlio: un colpo alla cieca per difendere mio padre «Ho dato un colpo solo alla cieca per difendere mio padre che in quel momento era accerchiato da due o tre persone», con queste parole Daniele Cristofoli, ha raccontato l’accaduto la sera del delitto, al gip Micaela Curami durante l’interrogatorio di convalida del fermo e di richiesta del carcere da parte del pm Roberta Brera. Pdre e figlio si sono difesi ripetendo di «non aver colpito per uccidere» e hanno chiarito tra l’altro che quanto è avvenuto non ha assolutamente alcun sfondo razzista. «Se fossero stati bianchi sarebbe stata la stessa cosa», hanno affermato rispondendo al giudice. I due inoltre nella loro ricostruzione hanno sostenuto che si sarebbe trattato di una lite tra due gruppi contrapposti (c’erano almeno tre o più giovani) e, come hanno spiegato i loro difensori, «c’è stata una reazione, degli sfottò e poi si è passati alle vie di fatto» con insulti da entrambe le parti. I difensori hanno inoltre spiegato che le indagini stanno proseguendo a 360 gradi e che oltre agli oggetti metallici e a bottiglie già repertati dagli investigatori «si stanno cercando altre armi improprie».

«L’hanno fatto per difendere l’incasso» A parlare, nel frattempo, è Tina Cristofoli, moglie di Fausto e madre di Daniele. La donna ha espresso le sue condoglianze alla madre di Abdul: «Mi spiace tantissimo per quella signora. Io ho un figlio che è ancora vivo e lei no e la capisco. Per questo non chiedo di perdonare i miei perchè è stata una cosa troppo grossa, però suo figlio non doveva scappare. Se solo avesse detto che aveva preso le merendine non gli avrebbero fatto nulla, il mangiare non si nega a nessuno». La signora Tina, al settimo piano del palazzo di giustizia in attesa di poter vedere marito e figlio nelle pause dell’interrogatorio, è scoppiata più volte in lacrime e più volte ha ripetuto che «noi non siamo razzisti. Nel nostro bar ci sono molti clienti extracomunitari, operai che lavorano nella zona, albanesi, marocchini ed egiziani, e abbiamo sempre avuto il sorriso con tutti»

La donna ha commentato così gli eventi di domenica mattina: «Non l’hanno fatto per fare del male, ma per difendere l’incasso di una notte di lavoro». La signora Cristofoli ha poi ribadito: «Mio figlio si è spaventato e ha voluto difendere mio marito. Daniele a 31 anni poteva essere in giro a fare bullismo e invece si è ritirato dopo una nottata di lavoro». Secondo la signora Cristofoli, i due erano convinti che nel loro bar fosse stato rubato un borsello contenente circa 600 euro e che, dopo aver sentito i telegiornali delle 14, «stavano andando a costituirsi».

La famiglia di Abdul: «Staremo in silenzio» In casa Guibre non c’è molta voglia di parlare. Bara H., zio di Abdul, ha detto oggi: «Chiediamo che questa vicenda, che il nostro dolore non si trasformi in motivo di battaglia politica. Chiediamo di essere rispettati e staremo in silenzio fino al funerale». Il padre e la madre preferiscono restare in silenzio «perchè si è detto troppo in queste ore», stretti nell’affetto degli altri figli e dei parenti nella loro casa di Cernusco sul Naviglio, hinterland milanese.

La sorella di Abdul, al citofono, dice: «I giornali hanno scritto il falso, hanno detto che noi abbiamo parlato di razzismo, ma non è vero». Ma lo zio di Abdul, fuori dal portone di casa, spiega: «se fosse stato un bianco a rubare biscotti, le cose non sarebbero andate così». Ora però «è il momento del rispetto del nostro dolore, perchè noi siamo gente semplice e dobbiamo ancora dare sepoltura ad Abdul». La famiglia, conclude lo zio, «sta nominando dei legali per avere giustizia e attende di sapere quando potranno svolgersi i funerali». Nel giardino antistante al palazzo ci sono ancora striscioni e resti di candele della fiaccolata di solidarietà che si è tenuta ieri sera.

Formigoni: «Nessuna implicazione razziale» Ai funerali del ragazzo molto probabilmente non ci sarà il presidente della Lombardia Roberto Formigoni, cosa che invece ha chiesto di poter fare il ministro ombra dell’Interno Marco Minniti (Pd). Domani il governatore sarà a Roma per l’incontro del comitato costitutivo del Pdl e il giorno dopo parteciperà alla conferenza Stato Regioni sul federalismo. «Non credo di poter essere nelle condizioni di prendere in esame la cosa – ha spiegato ai giornalisti – ma ribadisco il dolore, la vicinanza alla famiglia e la condanna netta di questo delitto ingiustificabile e ingiustificato». Cosa diversa però è parlare di movente razzista per l’omicidio. «Non ha implicazioni razziali come qualcuno insiste a vedere – ha concluso – cercando di innestare una tensione che non ha motivo di esistere».

Abdul Guibre è deceduto all’ospedale Fatebenefratelli intono alle 13.30 di domenica. Il ragazzo, italiano di 19 anni e originario del Burkina Faso, era stato ucciso a sprangate intorno alle sei di domenica mattina dopo essere stato accusato, insieme ai suoi due amici, del furto di alcuni biscotti dal fugone-bar dei Cristofoli, in via Zuretti, a Milano. Fausto Cristofoli, 51 anni e suo figlio Daniele, 31 anni, entrambi milanesi, avrebbero inseguito, raggiungendoli, i tre ragazzi. In seguito alla rissa scaturita, i tre giovani, invece di allontanarsi, avrebbero impugnato un bastone trovato sul posto, mentre i Cristofoli avrebbero usato un altro bastone e un’asta di ferro per colpire al corpo e al capo Giubre, provocandogli gravi ferite alla testa.

Durante la rissa i proprietari del furgone avrebbero lanciato epiteti razzisti: «Ladri, sporchi negri di m… vi ammazziamo» e, a pestaggio finito, si sono dati alla fuga, mentre i due giovani che erano in compagnia di Abdul sono riusciti ad appuntare alcuni numeri della targa del veicolo, comunicandoli alla polizia.

Il pm milanese Roberta Brera, magistrato titolare del fascicolo aperto alla Procura di Milano sull’omicidio di Abdul, ha previsto l’accusa di concorso in omicidio volontario aggravato dai futili motivi per Fausto e Daniele Cristofoli. Non sarà invece utilizzata l’aggravante dell’odio razziale.

L’omicidio ripreso da un filmato Una ripresa in diretta con immagini nitide dell’omicidio del giovane. La Squadra mobile, che indaga sull’episodio, sta infatti vagliando alcuni filmati da cui sono stati isolati «spezzoni di quanto è avvenuto sabato notte in via Zuretti». Le riprese mostrerebbero molti particolari utili a spiegare una volta per tutte i contorni dell’episodio e che forse, secondo indiscrezioni, somigliava più a uno scontro che a una caccia all’uomo. I fotogrammi migliori, ripresi da due telecamere poste su palazzi uno di fronte all’altro, mostrerebbero infatti due gruppi che si contrappongono e non due persone che inseguono le altre tre. Minacce, insulti, anche alcuni sfottò, avrebbero quindi preceduto la brutale aggressione. E nel campo visivo, sempre secondo particolari non confermati, entrerebbero e uscirebbero più persone di quelle già identificate e non necessariamente coinvolte nello scontro.

Domani la decisione del gip Il gip di Milano Micaela Curani depositerà domani il provvedimento relativo alla richiesta di convalida del fermo e di misura cautelare in carcere nei confronti di Fausto e Daniele Cristofoli. Si aspettano anche i risultati dell’autopsia. I difensori hanno fatto notare che il capo di imputazione parla di ripetuti colpi inferti al giovane Abdoul, mentre i loro assistiti, in particolare, Daniele, il figlio di 31 anni, ha detto più volte di aver dato un solo colpo. E se l’esito dell’autopsia, come del resto l’altro materiale raccolto, in particolare i filmati delle telecamere a circuito chiuso e piazzate in via Zuretti, dovesse confermare la versione dei loro clienti potrebbe cambiare a loro dire il quadro accusatorio e da omicidio volontario si potrebbe passare a omicidio preterintenzionale.

Polemiche sulle accuse Il coordinamento dei collettivi studenteschi ha indetto un corteo con partenza da largo Cairoli per giovedì alle 9, il centro sociale Cantiere sta organizzando un secondo corteo per sabato prossimo, e anche l’associazione antirazzista e interetnica invita a una manifestazione fissata a Roma per il 4 ottobre. Nel suo comunicato il Cantiere non risparmia critiche al sindaco Letizia Moratti e alla sua «giunta xenofoba» e invita a una «mobilitazione perenne». Ma accuse di un clima xenofobo arrivano anche dalla Cgil lombarda (che ha chiesto alla Regione di aprire un tavolo sulle politiche per i migranti e ha annunciato la sua partecipazione al funerale di Abdoul) e dalle Acli milanesi. Il centrodestra rigetta le accuse di razzismo e risponde accusando la sinistra di «scatenare odio gratuito», come ha detto il leghista Davide Boni.

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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