Les Enfants Terribles

Irlanda del Nord: Ex prigionieri politici “hanno bisogno di sostegno”

Gli ex prigionieri lealisti e repubblicani – tra cui il leader di UDA edun parlamentare dello Sinn Fein – chiedono maggior sostegno per aiutare gli incarcerati dei Troubles ad adattarsi alla vita normale

Maze/Long KeshLa richiesta giunge dopo la prima relazione importante sul benessere degli ex-detenuti politici, pubblicata lunedì, in cui si sostiene che gli ex-POW lottano per trovare il loro posto nella società o per garantirsi un’occupazione.

Secondo i risultati, più di uno ex prigioniero su tre utilizza sedativi e tranquillanti e quasi la stessa quantità si affida agli anti-depressivi, mentre circa il 70% di loro fa abuso di alcool.

Pat Sheehan, parlamentare dello Sinn Fein, è un ex prigioniero repubblicano detenuto a Maze che ha preso parte agli scioperi della fame nei Blocchi H. Ha detto a Utv che l’assistenza agli ex-detenuti è stata una parte vitale del processo di superamento del conflitto in Irlanda del Nord.

“Se siamo mai riusciti ad uscire dal conflitto, o da una situazione post-conflitto, dobbiamo anche rimuovere le cause del conflitto. E una delle cause del conflitto è stata la disuguaglianza”, ha detto.

Sostiene che gli ex prigionieri politici non hanno ricevuto lo stesso sostegno come gli altri che hanno sofferto durante i Troubles, ad esempio gli ufficiali della RUC ed i membri delle Forze Armate britanniche.

“So che un certo numero di ex prigionieri politici si sono suicidati”, ha affermato Sheehan.

“E forse se avessero avuto lo stesso accesso ai servizi di salute mentale (dei membri delle forze di sicurezza), forse non sarebbe accaduto”.

Alla domanda se ci sono delle differenze tra lealisti e repubblicani, il prigioniero divenuto politico ha detto: “Beh, penso che anche i lealisti ammetterebbero c’è un alto grado di isolamento e di emarginazione all’interno della loro comunità.

“All’interno della comunità repubblicana, abbiamo accesso alla politica attraverso il Sinn Féin – di cui molti membri sono anche ex prigionieri”.

Il leader di UDA Jackie McDonald ha accolto positivamente la ricerca, sentendo la presenza di uno squilibrio che deve essere affrontato.

“I prigionieri lealisti non riescono a lavorare come autisti di taxi – e alcuni prigionieri repubblicani sono parlamentari”, ha detto a Utv.

Ma McDonald, anche lui incarcerato a Maze, ha aggiunto che tutti i prigionieri politici possono contribuire a far andare avanti Irlanda del Nord.

“Non sono una minaccia per la società – avrebbero potuto essere una minaccia l’un l’altro, ma per fortuna le circostanze sono cambiate”, ha detto.

“Lasciate che parlino ai giovani – lasciateli comunicare ai giovani la loro esperienza per non far romanzare né Troubles né il paramilitarismo”.

Esperti della Queen’s University di Belfast hanno guidato la ricerca, intervistando 190 lealisti e repubblicani imprigionati durante i Troubles.

Interviste approfondite sono state condotte con 10 lealisti e 15 repubblicani, tra cui tre donne, nel tentativo di stabilire come sono stati trattati all’interno della società.

Ma rimane una questione controversa, con molti che pensano che le vittime della violenza paramilitare dovrebbero venire prima.

Jonathan Bell, parlamentare DUP, ha dichiarato: “Non devono pagare per il diploma o la loro educazione, ma ci sono dei bambini là fuori, i cui genitori sono stati uccisi dalle organizzazioni terroristiche, che lottano e questo non può essere giusto.

“Vogliamo essere in grado di riabilitare tutti nella nostra società, per passare dal terrorismo del passato ad un futuro positivo la riabilitazione è fondamentale.

“Ma la riabilitazione non può essere a scapito della necessità di vittime innocenti. I bisogni delle vittime innocenti, devono venire prima di tutto”.

Si stima che almeno 200.000 persone in Irlanda del Nord abbiano avuto una persona cara in carcere durante il conflitto.


Lottare per sopravvivere


Lavoro non finito

Ex-political prisoners ‘need support’

Former loyalist and republican prisoners – including the leader of the UDA and a Sinn Féin MLA – have called for more support to help those jailed during the Troubles adapt to normal life.

It comes after the first major report into the well-being of ex-political prisoners was published on Monday, claiming they struggle to find their place in society or to secure employment.

According to the findings, more than one in three former prisoners are also on sedatives and tranquilizers and almost the same amount are on anti-depressants, while close to 70% abuse alcohol.

Sinn Féin MLA Pat Sheehan, a former Maze prisoner who took part in the H-block hunger strikes, told UTV helping ex-prisoners was a vital part of the process of moving Northern Ireland forward.

“If we’re ever going to move out of conflict, or a post-conflict situation, we’re going to have to remove the causes of conflict. And one of the causes of conflict was inequality,” he said.

He claims former political prisoners have not received the same support as others who suffered during the Troubles, such as RUC officers and members of the British Armed Forces.

“I know a number of former political prisoners who have taken their own lives,” Mr Sheehan said.

“And perhaps if they had had the same access to mental health care, that might not have happened.”

Asked if there are any differences between the loyalist and republican sides, the prisoner-turned-politician said: “Well, I think even loyalists would admit there’s a higher degree of isolation and marginalisation within their community.

“Within the republican community, we have access to political influence through Sinn Féin – many of whose members are former prisoners also.”

UDA leader Jackie McDonald has welcomed the research, as he feels there is an imbalance which needs to be addressed.

“Loyalist prisoners can’t get jobs as taxi drivers – and some republican prisoners are MLAs,” he told UTV.

But Mr McDonald, who also served time in the Maze, added that all political prisoners have something to contribute to moving Northern Ireland forward.

“They’re no threat to society – they might have been a threat to each other, but fortunately circumstances have changed,” he said.

“Let them talk to young people – let them give young people the benefit of their experience and de-glamourise the Troubles, de-glamourise paramilitarism.”

Experts from Queen’s University, Belfast led the research which surveyed 190 loyalists and republicans who had been jailed during the Troubles.

In-depth interviews were conducted with 10 loyalists and 15 republicans, including three women, in a bid to establish how they were treated in society.

But it remains a controversial issue, with many feeling that the victims of paramilitary violence should come first.

DUP MLA Jonathan Bell said: “They don’t have to pay for degrees or their education, yet there are children out there whose parents were murdered by terrorist organisations who are struggling and that can’t be right.

“We want to be able to rehabilitate everyone in our society, to change from the ways of terrorism in the past to a positive future – rehabilitation is key.

“But what has to happen is that rehabilitation cannot be at the expense of the need of innocent victims. The needs of innocent victims should come first and foremost.”

It’s estimated 200,000 people in Northern Ireland have been directly affected by having a loved one in prison at some time during the conflict.


Struggling to cope


Unfinished business

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