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Stormont 2017: accuse reciproche DUP-Sinn Féin

Lo Sinn Féin e il DUP si sono apertamente criticati per lo stallo nei colloqui per la formazione di un nuovo governo a Belfast

La numero uno del DUP Arlene Foster ha detto che, sebbene parte del lavoro è già stato fatto, non ci sono prove di un compromesso da parte dello Sinn Féin.

Per contro, Conor Murphy dello Sinn Féin ha detto che i colloqui sono incentrati “sul processo e non sul progresso” e quindi serve un “grande cambiamento”.

Il Segretario di Stato James Brokenshire ha dato ai partiti fino al 18 aprile, quando Westminster riaprirà per le ferie pasquali, per raggiungere un accordo.

Dopo una settimana di incontri, la maggior parte dei partiti hanno detto che non sono stati raggiunti progressi.

Mike Nesbitt, Ulster unionist Party, ha detto che si è trattato di colloqui “molto, molto, molto frustranti”.

Arlene Foster, invece, ha parlato di progressi realizzati “su molti argomenti differenti”.

Conor Murphy ha smentito, dicendo che non sono stati fatti progressi “in relazione all’implementazione di questioni fondamentali come l’uso dell’irlandese, eredità e uguaglianza”.

“Il governo britannico ha continuato ad assecondare i tentativi del DUP di bloccare l’uguaglianza ed il progresso e questo non è accettabile” ha aggiunto il rappresentante dello Sinn Féin.

La Foster ha accusato alcuni degli altri partiti presenti al tavolo dei colloqui di “bloccare il processo in base alle loro richieste politiche”.

Il numero due del DUP, Nigel Dodds, ha detto che le questioni fondamentali sono la salute, l’educazione ed i servizi pubblici e che “alcuni dei partiti devono ancora menzionare questi argomenti”.

“Se questo processo non prenderà il via a inizio settimana, allora non ci sarà un accordo”, ha affermato.

Secondo Nesbitt DUP e Sinn Féin potrebbero “mettere insieme una specie di accordo in cinque minuti” ma sarebbe “senza valore” se i partiti non costruiranno fiducia e rispetto reciproche.

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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