Askatasuna Aurrera

Madrid si sgancia dal controllo bancario catalano. Allentata la morsa dell´articolo 155

 

Il nuovo primo ministro spagnolo, Pedro Sánchez, ha ordinato alle banche di elaborare i pagamenti effettuati dal governo catalano aggirando la supervisione del ministero del tesoro, ha fatto sapere in una nota la portavoce del governo centrale e ministro dell’istruzione, Isabel Celaá. La misura è stata decisa dopo aver stabilito la revoca dell’articolo 155 della Costituzione spagnola in virtù della formazione del nuovo governo catalano. De facto rappresenta il primo provvedimento del gabinetto politico di Sánchez. Ciononostante, Celaá non ha chiarito se gli ulteriori controlli del fondo di liquidità regionale, risalenti al 2015, rimarrebbero quindi in vigore  ma ci si aspetta che i flussi rimangano invariati alla data precedente delle drastiche misure adottate in relazione al movimento per l’indipendenza.

La notizia, tuttavia, non è un grande cambiamento rispetto a ciò che l´ex premier Mariano Rajoy aveva programmato di fare. Secondo fonti del ministero del tesoro del decaduto governo, le misure di controllo applicate l´estate scorsa dovevano essere revocate comunque. Si trattava di azioni-tampone preventive. Uno spauracchio di matrice economica esibito poco prima del referendum, con l’obiettivo di assicurarsi che il teorema elettorale indipendentista non venisse pagato con denaro pubblico e successivamente integrate dall’articolo 155. A ogni modo,  Sánchez e Rajoy, hanno concordato lo scorso 15 maggio di voler continuare il controllo relativo al Fondo di liquidità regionale.

Ma soprattutto, il primo ministro spagnolo considera “l’integrità territoriale” come sfida principale del suo mandato, o in altre parole “la normalizzazione istituzionale del Paese”, alludendo al movimento indipendentista catalano e per il quale Madrid sta pianificando un fumoso quanto elaborato approccio definito “trasversale”. Algebra politica e delicati assetti che sono nelle mani del ministro della funzione pubblica, Meritxell Batet, e del ministro degli Esteri, Josep Borrell. Entrambi catalani e dovranno essere loro “carezze e bastone” in questo processo determinato dagli strateghi della Moncloa a Madrid. Il primo offrendo dialogo e allentando le tensioni, impatto e contrapposizioni politiche con Sánchez cannoneggiate dall´estrema sinistra catalana, la Cup mentre il secondo ostruirà l´idra ultranazionalista di Carles Puigdemont attualmente in esilio a Berlino.

D’altra parte, Sánchez non ha ancora fissato una data per incontrare il neopresidente catalano Quim Torra. Il suo portavoce ha detto che incontrerà tutti i presidenti delle comunità autonome della Spagna nelle prossime settimane e Batet, nel frattempo, inizierà una serie di conversazioni telefoniche con le forze catanazionaliste in campo.

Come tale in questo scacchiere, i socialisti spagnoli hanno calcolato che qualsiasi concessione  al movimento per l’indipendenza è e dovrà essere scontata. Almeno nell´immediato. L’obiettivo è il dialogo, anche se Celaá ha affermato di non aver ancora preso in considerazione gli argomenti trattati dallo stesso Torra e soprattutto da Sánchez. Passaggi obbligati come il  tema della grazia giudiziaria per i leader dell’indipendenza ancora detenuti in carcere a Madrid accusati di ribellione e la rilettura giuridica del decreto di emergenza che al momento colpevolizza con il reato di terrorismo i militanti dei Cdr, i comitati organizzatori del Referendum di ottobre. L´intera materia è attualmente nelle mani del giudice istruttore. Ma il ministro Celaá ha anche fatto brillare con forza di “rifiutare categoricamente la richiesta di Carles Puigdemont di discutere del diritto all’autodeterminazione.”

 

 

 

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