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Washington avverte Madrid sulle carenze della democrazia spagnola

Il governo degli Stati Uniti ha messo in guardia la Spagna sulle carenze della democrazia spagnola e sulla violazione di alcuni diritti umani nel paese. Il rapporto annuale, in cui il governo degli Stati Uniti analizza il valore democratico di vari paesi, evidenzia, tra le altre questioni, la preoccupazione per l’esistenza di prigionieri politici in Catalogna, che descrive come “detenuti arbitrariamente”. Il governo statunitense si basa sul rapporto dell’ONU dell’8 marzo, che ha denunciato l’imprigionamento di attivisti e politici catalani per aver organizzato un referendum sull’autodeterminazione. Si chiede al governo spagnolo di “adempiere ai suoi obblighi legali per proteggere i diritti umani delle minoranze, compresa la minoranza catalana, soprattutto per quanto riguarda la libertà di parola, di riunione e associazione pacifica, e la partecipazione alla vita pubblica”. In particolare, il governo degli Stati Uniti condanna le detenzioni “arbitrarie e prolungate” di Jordi Sánchez e Jordi Cuixart. A questo proposito, ricordano il rapporto di Amnesty International del 13 maggio, che criticava l’interpretazione della Corte suprema spagnola della sedizione come “eccessivamente ampia” e metteva in guardia dalla “criminalizzazione degli atti di protesta”. Nonostante questo, il rapporto ammette che nessuno stato ha etichettato apertamente i leader pro-indipendenza del 1° ottobre come “prigionieri politici”. Sempre citando gli studi dell’ONU, il governo degli Washington ha espresso la sua preoccupazione per un’altra questione: “L’aumento dell’hate-speech  contro i catalani come gruppo minoritario sui social media e altrove, come risultato delle proteste dell’ottobre 2019 in seguito alle sentenze pronunciate contro 12 politici catalani e attivisti della società civile.” Il rapporto condanna il fatto che in Spagna, i politici e altre persone esterne alla regione sono stati etichettati come traditori che dovevano essere trattati duramente, a volte usando un linguaggio violento”. A parte la questione catalana, le conclusioni statunitensi vanno oltre ed evidenziano, tra l’altro, la mancanza di libertà di stampa in alcuni casi e la criminalizzazione di alcune opinioni. “Amnesty International ha chiesto al governo spagnolo di abrogare la legislazione che criminalizza la glorificazione del terrorismo, l’insulto alla monarchia e l’offesa ai sentimenti religiosi, poiché limitano indebitamente la libertà di parola”, si ricorda nel rapporto. Il Dipartimento di Stato americano include anche le denunce di diverse organizzazioni che difendono la libertà di stampa in Spagna, nel suo rapporto annuale sui diritti umani. Per esempio, spiega che nel 2020 “ci sono state molteplici segnalazioni di attacchi verbali da parte di funzionari governativi, che hanno preso di mira diversi media e giornalisti”. A questo proposito, il rapporto ricorda che l’anno scorso, il primo marzo, il premier spagnolo Pedro Sánchez ha accusato i media “conservatori” di “fomentare i guai” ogni volta che perdono le elezioni. Rileva anche che, lo stesso giorno, il vicepresidente Pablo Iglesias ha detto che i media critici nei confronti del governo hanno “offeso la dignità del giornalismo”. Sempre a marzo, secondo il documento, Iglesias ha minacciato di mandare in prigione un giornalista per aver pubblicato informazioni compromettenti sul suo partito politico (Podemos), soprattutto per quanto riguarda il suo finanziamento. Ma non denuncia solo gli attacchi alla stampa da parte del governo spagnolo, gli Usa avvertono di “ripetuti attacchi ai media da parte dell’estrema destra Vox”.

Corruzione, il problema della Spagna
La diplomazia statunitense sottolinea che la corruzione “è un problema nel paese”, con casi che “attraversano i confini di partito, regionali e municipali” e un aumento “significativo” del numero di casi davanti ai tribunali, che “hanno continuato a perseguire indipendentemente dalla pressione politica”. Il rapporto annuale del Dipartimento di Stato americano esamina le prestazioni dei governi di tutto il mondo per quanto riguarda i diritti umani, ma non esamina i risultati del proprio governo. Diverse organizzazioni, come Amnesty International, hanno segnalato un aumento delle violazioni dei diritti delle minoranze e dei migranti sotto l’amministrazione Donald Trump (2017-2021).

 

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