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Duecento veterani potrebbero essere accusati per i reati commessi durante i Troubles

I numeri emergono dopo la spaccatura tra il Northern Ireland Office ed il ministero della Difesa su come affrontare il passato delle Sei Contee

Secondo cifre appena emerse, sarebbero 200 gli ex membri delle forze di sicurezza britanniche per presunte azioni criminali compiute nel corso dei Troubles.

Ci sono almeno tre procedimenti in corso contro i soldati britannici. Il “Soldato F” del Reggimento Paracadutisti sarà processato per due reati di omicidio e altrettanti di tentato omicidio per i fatti del Bloody Sunday del 30 gennaio 1972 a Derry. Complessivamente si apprende che ci sono circa 200 ex soldati e poliziotti sotto inchiesta per presunte azioni intraprese durante i Troubles.

Il dato, che è una stima del Ministero della Difesa, è emerso dopo l’intensa pressione dei parlamentari Tory, che hanno seguito le proteste di migliaia di soldati e veterani contro i procedimenti penali avviati per il Bloody Sunday e per altri presunti crimini.

Un veterano ha ricevuto una lettera dal parlamentare della sua circoscrizione, ex ministro per la Sicurezza, che i procedimenti penali contro i soldati britannici erano guidati da un “odio marxista culturale della nostra storia nazionale” da parte dell'”establishment liberale”.

I commenti sono stati fatti da Sir John Hayes in una lettera a un ex soldato, che l’ha pubblicata sulla pagina Facebook utilizzata per organizzare una marcia di venerdì scorso a sostegno dei veterani accusati di omicidi durante il Bloody Sunday e in altre date.

Il linguaggio del parlamentare rispecchia quello di un ex ministro, Suella Braverman, criticata il mese scorso da un importante gruppo ebraico e da altri per aver usato il termine “marxismo culturale” in riferimento a una teoria del complotto spesso associata all’estrema destra e all’antisemitismo.

La posizione intransigente presa da Hayes e dagli altri Tory giunge dopo l’emersione di altre prove che suggeriscono una divisione interna ai diversi ministeri sull’opportunità o meno di fornire un’amnistia ai veterani per i reati avvenuti nei decenni passati.

Mentre il Ministero della Difesa e il Northern Ireland Office svolgono revisioni e seguono priorità politiche separate, Gavin Williamson, segretario alla difesa, ha cercato di rassicurare le organizzazioni di veterani.

Il suo dipartimento sta attualmente preparando una proposta di legge che imporrebbe una limitazione sui procedimenti giudiziari relativi a presunti reati commessi al di fuori del Regno Unito e risalenti a più di 10 anni, a meno che non vi siano circostanze eccezionali o nuove prove.

Tuttavia il Northern Ireland Office questo mese ha cercato di rassicurare un gruppo di attivisti con sede a Belfast che qualsiasi progetto di amnistia non riguarderebbe l’Irlanda del Nord.

Il gruppo Relatives for Justice ha espresso allarme in occasione di un recente annuncio in parlamento del ministro delle forze armate Mark Lancaster secondo cui il Ministero della Difesa stava lavorando “a stretto contatto con il Northern Ireland Office su nuove disposizioni, anche per garantire che le nostre forze armate e agenti di polizia non siano trattate ingiustamente” .

Il Northern Ireland Office ha scritto una e-mail al gruppo di attivisti spiegando che quanto affermato da Lancaster era diverso da ciò che aveva espresso loro privatamente il Segretario di Stato per l’Irlanda del Nord, Karen Bradley.

“Ciò che vogliamo è una soluzione che preveda l’indagine sui reati e, laddove esistano prove, siano seguite le azioni penali”, ha ribadito il NIO nella lettera.

Anche Paul O’Connor, direttore del Pat Finucane Centre di Derry che sostiene le famiglie delle vittime dei Troubles, ha recentemente avuto un incontro con Karen Bradley nel quale ha cercato rassicurazioni sul fatto che non ci sarebbero state amnistie per i soldati coinvolti nei Troubles.

“È stata molto chiara, non ci sarebbe stata alcuna amnistia e il Ministero della Difesa stava portando avanti la propria agenda che riguardava Iraq e Afghanistan”, ha detto O’Connor al Guardian, aggiungendo che il ministero della Difesa “sta giocando ma il problema è che rende inquiete le persone in Irlanda del Nord”.

Ma in riflettendo sulla posizione della destra Tory sulla questione, Hayes nella lettera al veterano ha spiegato che non dovrebbero esserci accuse retroattive contro nessun soldato “indipendentemente da eventuali azioni che si presume abbiano commesso”.

La sua posizione è stata elogiata da altri veterani, che hanno parlato di “tradimento” da parte dei parlamentari.

Un portavoce del governo britannico ha dichiarato: “Il sistema per indagare sul passato deve cambiare per fornire migliori risultati alle vittime e ai sopravvissuti dei Troubles e per assicurare che i membri delle nostre forze armate e della polizia non siano colpiti in modo sproporzionato. Questo è il motivo per cui ci siamo consultati ampiamente sul sistema vigente in Irlanda del Nord.

“Il manifesto del 2017 ha chiarito che qualsiasi approccio al passato deve essere coerente con lo stato di diritto. Abbiamo sempre affermato che non introdurremo amnistie o immunità dalle accuse in Nord Irlanda. Il Ministero della Difesa sta attualmente valutando cosa si può fare per fornire ulteriore protezione legale al personale di servizio e ai veterani, inclusa la possibilità di prendere in considerazione una nuova legislazione”.

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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