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I familiari delle vittime di Kingsmill ignorate “da entrambi i lati del confine”

Le famiglie dei dieci protestanti uccisi dal gruppo armato “South Armagh Republican Action Force” nel massacro di Kingsmill del 1976 si sentono abbandonati dagli Stati “da entrambi i lati del confine”.

Lo afferma il senatore Ian Marshall, primo eletto al Senato irlandese per l’Ulster Unionist Party.

Durante l’assalto armato l’unità della “South Armagh Republican Action Force” (gruppo repubblicano attivo tra il 1975 e il 1977, usato come nome di copertura da alcuni membri dei Provisional IRA) fermò un furgone che stava trasportando dodici operai tessili verso il luogo di lavoro a Glenanne.
Gli uomini armati fecero scendere gli operai e chiesero chi fosse il cattolico tra di loro. Richard Hughes si fece avanti e il comandante dell’unità armata gli intimò di “andarsene dalla strada e non voltarti indietro”. Quindi, pochi istanti dopo, aprirono il fuoco provocando la morte di 10 uomini.
Ci fu un solo sopravvissuto alla pioggia di proiettili: Alan Black fu colpito 18 volte ma venne trovato vivo e fu trasferito urgentemente in ospedale per essere operato d’urgenza.

Marshall ha detto che le famiglie non hanno ricevuto alcun sostegno né dalle autorità di Dublino né da quelle del Nord.

“Quelle famiglie, spettatori passivi di altre inchieste e indagini – Bloody Sunday, Ballymurphy, Birmingham pub – si sentono completamente abbandonate e lasciate indietro, con un senso di ingiustizia e nessun riguardo per il loro dolore”.

Nell’aula del Senato il ministro della giustizia Charlie Flanagan li ha esortati “a non perdere la speranza”. Il Governo è impegnato nella collaborazione con le autorità del Nord sui vecchi casi di omicidio e presto sarà presentata una legge per perfezionare la condivisione dei materiali d’inchiesta.

Il senatore dell’UUP ha riferito dei risultati dell’udienza per l’inchiesta avviata a Belfast sul massacro di Kingsmill in cui veniva evidenziata “la mancanza di volontà di Dublino di muoversi” ad approvare una legge che permetterebbe al coroner del Nord di attraversare il confine per ascoltare i testimoni già interrogati da An Garda Siochana (la polizia della Repubblica).

Nell’inchiesta è stato criticato anche il Northern Ireland Office per non aver permesso una testimonianza sullo schema per i latitanti che ha dato assicurazioni di non punibilità ai paramilitari coinvolti nelle atrocità.

Marshall ha anche fatto riferimento al dibattito all’inchiesta sulla necessità di fare i nomi di due sospetti deceduti.

Ha ricordato l’autorizzazione data da alti papaveri dell’IRA di acconsentire a rilasciare i nomi di quattro defunti sospettati per l’attentato di Birmingham.

Marshall ha detto che era giunto il momento di assistere al processo legale e “dimostrare a queste famiglie che non esiste gerarchia di perdita, dolore o sofferenza, e non c’è una gerarchia delle vittime”.

Flanagan ha dato il suo “sincero impegno personale” agli impegni del governo sul Nord, tra cui il disegno di legge sulla cooperazione penale internazionale sull’assistenza della polizia alle indagini sugli omicidi avvenuti nel corso dei Troubles.

Il ministro ha sottolineato che nel 2015 il governo ha approvato specifiche disposizioni giuridiche nel caso Kingsmill che hanno portato le autorità della Garda a trasferire tutti i documenti pertinenti in loro possesso e hanno risposto alle domande presentate.

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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