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Il veterano giura di “fermare il paese” per il “tradimento” in Nord Irlanda

Dennis Hutchings, ex soldato dell’esercito britannico che si trova in stato d’accusa in Irlanda del Nord, ha avvisato che i veterani potrebbero paralizzare la Gran Bretagna a causa delle azioni legali collegate ai Troubles nelle Sei Contee.

L’ex soldato del Reggimento Life Guards sarà processato per tentato omicidio per la morte di un uomo di 27 anni, colpito alla schiena mentre fuggiva dai soldati nel 1974.

Hutchings ha parlato durante una manifestazione a sostegno di un altro ex militare, conosciuto solo come “Soldato F”, all’esterno del municipio di Belfast.

Il soldato F è formalmente accusato di aver ucciso due persone dopo i paracadutisti britannici aprirono il fuoco contro i dimostranti per i diritti civili a Derry il 30 gennaio 1972, in quella strage che divenne nota come Bloody Sunday, in cui morirono 13 persone.

Hutchings ha detto alla folla di sostenitori: “Abbiamo bisogno di far continuare la protesta e sicuramente continuerà”. Ha detto: “Alla fine i nostri politici ci dovranno ascoltare perché, se non lo faranno, fermeremo questo paese”.

L’accusa contro il Soldato F ha polarizzato l’opinione condotta da alcuni parlamentari e gruppi di veterani per proteggere gli ex militari dalle accuse per le azioni compiute durante il servizio attivo.

Dennis Hutchings si è rivolto alla folla tramite una telefonata inoltrata sugli altoparlanti. Diverse centinaia di sostenitori del Soldato F hanno ascoltato le sue parole mentre sventolavano le Union Jack e le bandiere del Reggimento Paracadutisti.

Sotto la pioggia battente alcuni veterani indossavano i berretti e le medaglie appuntate sul petto.

Tra i presenti c’erano i leader unionisti Jeffrey Donaldson e Gavin Robinson, parlamentari che sostengono l’azione ufficiale per fornire protezione legale ai membri delle Forze Armate in tutti i conflitti.

Donaldson ha detto: “È evidente che i veterani sono furibondi per la caccia alle streghe contro i soldati delle Forze Armate nell’Irlanda del Nord e credono che ogni veterano sarà portato a processo”.

Ha riferito che il 90% delle morti avvenute durante i Troubles erano state provocate dai membri delle formazioni paramilitari.

Alcuni parenti delle vittime del Bloody Sunday hanno fatto una campagna per la giustizia durata oltre 40 anni.

Molti unionisti in Nord Irlanda si oppongono a una prescrizione temporale perché sostengono che tutti dovrebbero rispondere delle proprie azioni davanti alla legge e inserire una data limite consentirebbe ai paramilitari di farla franca.

Il governo non ha avanzato proposte per affrontare l’eredità dei Troubles.

Il veterano dei paracadutisti John Ross, residente nella lealista Shankill Road a Belfast, ha fatto il suo primo servizio a 18 anni nel 1971.

Ha detto: “Fin dall’inizio il mio reggimento è stato marchiato come assassini, omicidi, ogni sorta di offesa”.

Ha aggiunto: “Abbiamo servito con orgoglio, abbiamo servito con dignità, siamo stati disciplinati, abbiamo fatto il nostro dovere.

“Sì, noi eravamo un reggimento robusto; se volevi svolgere un lavoro, noi lo avremmo fatto. Ma eravamo proprio come qualsiasi altro reggimento che ha prestato servizio nell’Irlanda del Nord nell’Operazione Banner.

“Mentre adesso il Reggimento Paracadutisti sta subendo il peso maggiore dei procedimenti giudiziari, credetemi, ce ne sono molti altri in arrivo.”

Secondo il Pat Finucane Centre, un gruppo per i diritti umani, solo una manciata di soldati sono stati condannati per aver sparato ai civili mentre erano in servizio, in circostanze per le quali i tribunali hanno stabilito che erano colpevoli di omicidio.

Decine di migliaia di repubblicani e lealisti sono stati incarcerati e sono stati responsabili della maggior parte delle morti.

L’accordo di Stormont propone la formazione di una nuova unità di polizia per indagare su tutti i casi di omicidio in sospeso.

L’organizzatore della dimostrazione Mel Brown ha affermato che nessun soldato o agente di polizia riceverebbe un processo equo nell’Irlanda del Nord e tali casi dovrebbero essere giudicati altrove.

Le famiglie delle vittime del massacro di Ballymurphy, quando nel 1971 i soldati uccisero 11 persone disarmate a West Belfast, appoggiano l’avvio di azioni penali.

Il portavoce John Teggart esibiva uno striscione vicino alla Belfast City Hall in cui era scritto: “Nessuno è al di sopra della legge e la giustizia deve fare il suo corso”.

Ha poi detto Teggart: “Il fatto che questi crimini siano accaduti quasi 50 anni fa è irrilevante. Potrebbe essere stato molto tempo fa, ma gli atti illegali di questi soldati stanno investendo le famiglie anche oggi.

“Hanno commesso un omicidio e chi lo ha avallato è stato l’apparato statale britannico, che poi ha offuscato i nomi di molte vittime”.

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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