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Ulster: tre settimane per far ripartire Stormont, prendere o lasciare

Il vice primo ministro irlandese, Simon Coveney e la sua controparte britannica, il segretario di Stato, Karen Bradley, hanno annunciato nuove discussioni per porre fine allo stallo di Stormont

Una nuova serie di colloqui tra tutti i partiti nordirlandesi volti a ripristinare le istituzioni per la condivisione del potere nell’Irlanda del Nord avranno un limite di tempo di circa tre settimane. Il Tánaiste, Simon Coveney, e il Segretario britannico per l’Irlanda del Nord, Karen Bradley, hanno annunciato un robusto tentativo di far tornare Stormont in funzione per la prima volta da gennaio 2017. Le istituzioni sono crollate in mezzo alle polemiche sul programma di incentivi per il calore rinnovabile e sull’annoso tema dell’Irish language act. I colloqui inizieranno la settimana successiva alle elezioni locali nella provincia, che si terranno giovedì prossimo, 2 maggio. Resta inteso che i dettagli precisi sono stati in gran parte finalizzati, ma devono ancora essere ufficialmente firmati tra i governi britannico e irlandese. La pressione dell’opinione pubblica è notevolmente aumentata per il ripristino dell’assemblea di Stormont e dell’esecutivo di condivisione del potere dopo la morte della scorsa settimana di Lyra McKee, la giornalista ventinovenne che è stata uccisa a Derry durante gli scontri tra l’IRA e le forze di sicurezza di Sua Maestà nel distretto repubblicano di Creggan.

All’inizio di questa settimana, sia il Taoiseach Leo Varadkar che il primo ministro britannico Theresa May, hanno partecipato ai funerali di Lyra McKee, che hanno visto, il prete, Martin Magill sfidare i politici ad unirsi in un momento particolarmente complicato per il processo di pace in Ulster. Nei colloqui all’inizio dello scorso anno per risolvere l’impasse politica, questioni come la lingua irlandese, il matrimonio omosessuale e il rapporto con il passato attraverso dozzine d’inchieste, hanno impedito alle parti di raggiungere un accordo. Tuttavia, sono stati compiuti progressi significativi sulla questione chiave che blocca la ripartenza del governo semi-autonomo nello Staterello: la lingua irlandese. Sia il DUP che lo Sinn Féin, sembrano aver aderito a un’ampia legislazione globale che tratta la lingua irlandese, e l’Ulster Scots (bagaglio linguistico protestante-lealista) e il rispetto, più in generale, della diversità culturale. Tuttavia, al momento, gli unionisti non sono stati in grado di vendere l’affare alla sua base lealista, con il risultato che questi colloqui si sono sbriciolati nel febbraio 2018. Fonti sicure hanno detto che l’intenzione dei negoziati è di “allargare la discussione” nel tentativo di cercare un accordo. Questo, si sostiene, garantirebbe che i colloqui non si concentrino esclusivamente sulle aree che hanno causato precedenti dissapori.

I colloqui sarebbero “focalizzati” e “limitati nel tempo” per circa “tre settimane”. E ‘stato anche riconosciuto da figure ben piazzate che i governi britannico e irlandese dovranno “intervenire” e assumere un ruolo più forte nei negoziati rispetto a quello che hanno avuto in passato. Parlando giovedì, la leader dello Sinn Féin, Mary Lou McDonald, ha detto che il suo partito non “capitolerà” sulla legge della lingua irlandese – tema bollente che non si risolverà’ agevolmente -, aggiungendo che non c’è nulla di banale nell’insistere sull’uguaglianza e sui diritti. La leader del DUP, Arlene Foster, dal suo canto, invece, ha ripetuto il suo appello affinché Stormont fosse ripristinato immediatamente, senza pre-condizioni, per poi avviare un processo di colloqui paralleli per affrontare le questioni di disaccordo. A conti fatti, la portaerei elettorale, pannazionalista, di Gerry Adams, ha rispedito, per il momento, al mittente la proposta.

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