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Westminster pronto a imporre la Direct Rule in Nord Irlanda

Qualora non ripartisse l'Assemblea di Stormont, il governo inglese è pronto a ripristinare il governo diretto da Londra

Boris Johnson potrebbe effettivamente ripristinare la Direct Rule (il controllo del potere nelle Sei Contee direttamente dagli scranni di Westminster, ndt) sull’Irlanda del Nord per prepararsi alla Brexit qualora l’Assemblea di Stormont non fosse operativa entro ottobre, ha dichiarato oggi Dominic Raab.

Il segretario agli Esteri, numero due dietro a Boris Johnson, ha affermato che sarebbe necessaria una legislazione per preparare la regione a un’uscita senza accordo.

Alla domanda se la direct rule sarebbe stata ripristinata, considerato che l’esecutivo di Stormont non funziona dal 2017, Raab ha dichiarato: “Faremo in modo che le disposizioni siano pronte, in modo che non ci sia un vuoto ma una condotta efficiente di governo. La priorità numero uno è vedere i partiti far rinascere l’Esecutivo e l’Assemblea in modo che possano effettivamente assumersi la responsabilità e il controllo. Ovviamente sarà necessario prendere in considerazione la legislazione, attraverso uno scenario no-deal. Faremo in modo che tutti gli accordi, siano essi normativi o amministrativi, siano messi in atto in modo da non avere un vuoto”.

Ha aggiunto: “Quello che sto dicendo è che faremo in modo che le disposizioni garantiscano la possibilità di affrontare tutti i rischi, in particolare in relazione all’Irlanda del Nord, nella maniera più sensata possibile. La cosa principale che abbiamo chiarito è che non ci sarà ritorno a un hard border e non saranno create infrastrutture aggiuntive”.

Un portavoce del 10 di Downing Street ha affermato che l’attenzione era rivolta al ripristino dell’esecutivo per la condivisione del potere, ma “faremo in modo di disporre delle disposizioni amministrative, normative e legislative in caso ciò non avvenga. Ma la nostra priorità è far sì che ciò accada. Il Primo Ministro si recherà in Irlanda del Nord per parlare con i partiti e fare tutto il possibile per garantire che l’esecutivo e l’Assemblea siano di nuovo operativi”.

La notizia è arrivata proprio mentre si intensificano i preparativi per una Brexit senza accordo con la UE, dopo la nomina a Primo Ministro di Boris Johnson. Il neo premier ha solennemente promesso di portare il Regno Unito fuori dall’Unione Europea entro la fine di ottobre, con o senza un accordo.

Dominic Raab ha ammesso oggi che ci sono stati “rischi” dovuti alla caduta, e ha insistito sul fatto che non era l’opzione preferita.

Ma ha affermato che il Regno Unito potrebbe effettivamente essere in una posizione migliore per negoziare una volta tolti i legami con l’UE.

“Penso che sarà molto più facile, ad esempio, affrontare la questione del backstop nel contesto di un accordo di libero scambio rispetto a quanto previsto dalle attuali disposizioni, che sono così poco democratiche”, ha affermato.

‘Quindi, in realtà, anche se ci saranno rischi su tutti i lati [del No Deal], penso che le prospettive di tornare al tavolo delle trattative e ottenere un buon affare per il Regno Unito saranno più facili dopo che avremo lasciato, e il motivo è che lo faremo come paese indipendente e saremo meno soggetti alle richieste e ai dettami unilaterali dell’UE”.

Secondo Raab la colpa di un eventuale mancato accordo sarà attribuibile all’Unione Europea e ha affermato che alla riapertura del Parlamento di Westminster dopo la chiusura estiva si avvicinerà ai “mercati in crescita” in Asia, America Latina e Stati Uniti.

Ha dichiarato: “Non ho ancora fissato i piani, ma includeranno gli Stati Uniti, l’America Latina e l’Asia perché i negoziati con l’UE sono di fondamentale importanza e ci piacerebbe ottenere un accordo accettabile per il Regno Unito, ma quella con Bruxelles non è l’unica partita che vogliamo giocare. Le opportunità della Brexit coinvolgono molti mercati in crescita, dall’America Latina all’Asia, e abbiamo un presidente degli Stati Uniti che parla molto calorosamente di questo paese. Continueremo a sforzarci per ottenere un accordo, ma l’UE dovrà cambiare le sue idee e, in caso contrario, è importante che siamo pronti ad ogni eventualità”.

Ha affermato che il governo vuole un buon accordo con Bruxelles, ma che una “serie di posizioni testarde messe in evidenza dall’UE” ha reso difficile questa ipotesi.

Ha affermato che il governo deve essere in grado di offrire “risultati” alle persone preparandosi a un accordo.

Alla domanda su come avrebbe affrontato l’opposizione al no deal in Scozia, Raab ha dichiarato: “Come unionisti ci impegniamo a rispettare il mandato democratico del referendum, che si è tenuto in tutto il Regno Unito. Ovviamente, dobbiamo assicurarci di far ripartire tutti i settori dell’economia in tutte le regioni del Regno Unito, motivo per cui il Primo Ministro oggi si è recato in Scozia durante la prima di una serie di visite in tutta l’Unione’.

Ha aggiunto: “Il mandato certamente non era quello di lasciare l’UE se l’UE ce lo permettesse, era un referendum tra di noi, e abbiamo chiarito che dovremmo lottare per avere un buon accordo ma, se così non fosse, dovremmo andare avanti e fare della Brexit un successo”.

Dominic Raab

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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