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“Lo Sinn Féin ha vinto le elezioni e il voto popolare”. McDonald va come un treno verso una storica vittoria

Lo Sinn Féin ha dichiarato la vittoria alle elezioni generali dell’Irlanda e ha chiesto colloqui con gli altri principali partiti per formare un governo di coalizione.

Il suo leader, Mary Lou McDonald, ha esortato il Fine Gael e il Fianna Fáil ad avviare i negoziati con il partito repubblicano mentre le dimensioni sismiche della rivoluzione nello scenario politico delle 26 contee hanno confermato un riallineamento dal tradizionale sistema bipartitico a Dublino.

“Lo Sinn Féin ha vinto le elezioni. Abbiamo vinto il voto popolare “, ha detto McDonald, mentre il conteggio dei voti per riempire i seggi al Dáil Éireann, la camera bassa del parlamento, sta continuando nei collegi elettorali in tutto il paese.

Con i risultati completi attesi per domani, Leo Varadkar, il leader e taoiseach (primo ministro irlandese) del Fine Gael, ha dovuto rispondere a una telefonata di Paudie Coffey, ministro e TD (MP) che lo invita a dimettersi da leader del partito.

 

 

Il tanaiste (vicepremier)e numero due del Fine Gael, Simon Coveney ha definito il verdetto degli elettori “aspro”, ma ritiene che la leadership di Varadkar non è al momento in discussione. Un altro personaggio di spicco delle ex blue shirts, il ministro Paschal Donohoe, crede che il Fine Gael potrebbe invece finire per formare un altro governo.

Lo Sinn Féin ha vinto con il 24,5% di preferenze nelle elezioni di sabato, quasi raddoppiando la sua quota rispetto alle elezioni del 2016 dopo aver sfruttato la rabbia degli elettori nei confronti del problema casa,  gli affitti e servizi pubblici.

Il Fine Gael è franato al 20,9% e il principale partito di opposizione, il Fianna Fáil, è scivolato al 22,2%: numeri ampiamente percepiti come la punizione per aver fornito l’ossigeno all’amministrazione di minoranza di Varadkar nell’accordo di fiducia.

I verdi, gli indipendenti e le altre particelle del microcosmo della sinistra irlandese, aspettano un segnale forte dagli uomini del deus ex machina repubblicano, Gerry Adams.

I risultati, per ora frammentati, produrranno un parlamento “in sospensione” senza un partito cioe’ vicino agli 80 seggi che rappresentano il numero per una maggioranza e quindi un governo stabile nella camera da 160 seggi, che include anche un presidente.

Lo Sinn Féin, dopo aver schierato troppo pochi candidati per tradurre completamente il supporto popolare in seggi, potrebbe  finire con circa 36 seggi come il Fine Gael. e il Fianna Fáil ne dovrebbe avere 40, facendo del suo leader, Micheál Martin, il favorito a emergere come taoiseach dopo negoziati che potrebbero durare settimane se non addirittura dei mesi.

 

 

McDonald ha detto all’emittente nazionale irlandese, RTE, che la sua preferenza era quella di formare un governo senza il FG e il FF, ma che ne avrebbe parlato con Varadkar e Martin perché, afferma “è quello che fanno gli adulti”.

Ma Varadkar ha escluso un patto tra il Fine Gael e lo Sinn Féin, accusandolo delle sue politiche di sinistra e dei precedenti rapporti con l’IRA, e ha rilanciato un’alleanza centrista con il Fianna Fáil.

A complicare ulteriolmente la faccenda, a sua volta, durante la campagna elettorale, Martin aveva dichiarato che il Fianna Fáil non entrerà al governo né  con il Fine Gael e nemmeno con lo Sinn Féin, ma da domenica, il leader dei “soldati del destino (FF)”, è sembrato più flessibile, suggerendo che entrambi gli scenari potrebbero de facto accadere.

Dara Calleary, direttrice delle elezioni del Fianna Fáil, ha detto a RTE che il suo partito parlerà con lo Sinn Féin di un programma per il governo. “Vedremo quale programma hanno messo insieme. Ci impegneremo sicuramente con loro e non rifiuteremo di parlarci”.

Brendan Howlin, il leader del partito laburista, che è apparso sulla rotta di raggiungere circa una mezza dozzina di seggi, ha affermato che qualsiasi governo praticabile avrebbe bisogno di due dei tre grandi partiti.

“Alla fine dobbiamo o avere il Fianna Fáil e il Fine Gael insieme o lo Sinn Féin con una di quelle parti. Ciò accadrà a mio giudizio… Penso che sia l’unica strada per la stabilità che può essere offerta. Un’altra elezione danneggerebbe l’Irlanda”, ha detto.

Se le questioni pratiche hanno dominato la campagna e ignorato questioni come l’Irlanda del Nord e la Brexit, lo Sinn Féin non ha mai smesso di ricordare che promuovere la discussione di un’Irlanda unita sarà decisivo in qualsiasi futuro governo.

Secondo i sondaggi, il 57% degli irlandesi condivide il desiderio dello Sinn Féin di indire un referendum sull’unità su entrambi i lati del confine nei prossimi cinque anni.

Alla celebrazione della vittoria nel centro dello spoglio delle schede di Dublino, Dessie Ellis, rieletto Sinn Féin TD ed ex membro dell’IRA, si è unito ai sostenitori del partito repubblicano cantando le strofe della ribellione “Come Out Ye Black and Tans”. Un ufficiale elettorale del collegio di Galway ha chiesto ai giubilanti shinners di abbassare un tricolore, dicendo che non era né il tempo né il luogo per i simboli.

Finora i leader unionisti nordirlandesi si sono in gran parte astenuti dal commentare la svolta dello Sinn Féin.

Un’eccezione è stata quella di Steve Aiken, leader del partito unionista dell’Ulster (UUP), che ha definito lo Sinn Féin un partito di estrema sinistra “con una relazione tutt’altro che trasparente con il suo violento passato”.

L’Irlanda ha affrontato l’incertezza, ha detto. “I nostri vicini vivono in tempi interessanti, anche se preoccupanti.”

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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