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Protocollo: Londra si impegna a salvaguardare l’accesso della comunità ebraica di Belfast alla carne kosher

Con l'accordo commerciale temporaneo post-Brexit che sta per scadere, la piccola comunità di 100 persone era preoccupata di non poter sopravvivere senza l'accesso alla carne kosher

La piccola comunità ebraica di Belfast è preoccupata che le nuove regole commerciali della Brexit potrebbero avere un impatto sulla loro capacità di ottenere una fornitura costante di cibo kosher dalla Gran Bretagna continentale, ha riportato BBC News. Senza accesso al cibo kosher, la comunità nella capitale dell’Irlanda del Nord rischia di crollare, dicono i leader ebrei. Un gruppo di guide comunitarie, tra cui il rabbino capo del Regno Unito Ephraim Mirvis, il presidente del Board of Deputies Marie van der Zyl e Michael Black, il capo della comunità ebraica di Belfast, si sono incontrati a Londra con il Segretario di Stato (SoS) dell’Irlanda del Nord Brandon Lewis per chiedere l’aiuto del governo. La comunità di Belfast conta circa 100 membri. Il risultato del dialogo è stato che il governo britannico si è impegnato a salvaguardare le forniture di carne kosher spedite alla comunità di Belfast, ha riferito l’European Jewish Congress. Il Board of Deputies ha spiegato che il cibo kosher e gli articoli religiosi come il lulav e gli etrog per Sukkot, sono stati inviati alla comunità ebraica dell’Irlanda del Nord dal Regno Unito continentale attraverso un accordo temporaneo da quando è passata la Brexit.

 

 

L’accordo termina a settembre, lasciando la piccola comunità preoccupata che possa collassare senza un futuro accesso alle forniture. Lewis e il capo negoziatore del governo per la Brexit e il Protocollo NI, Lord Frost, hanno entrambi offerto il loro pieno sostegno. “La comunità ebraica di Belfast è una grande comunità con una ricca storia, ma anche una più antica e vulnerabile”, ha detto van der Zyl. “Ringraziamo il ministro per il suo tempo, ed esortiamo il Regno Unito e l’UE a generare una soluzione creativa che significa che gli ebrei possono continuare a praticare la loro fede in Irlanda del Nord”.

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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