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 Tish – ritratto avvincente di una fotografa appassionata della Gran Bretagna dell’austerity

Tish Murtha, che ha vissuto una vita dura come quella di coloro che ha fotografato in diverse epoche di privazioni ed emarginazione, riceve un tributo sincero e avvincente

C’è passione in questo straziante documentario del regista Paul Sng, paragonabile al suo eccellente film precedente su Poly Styrene, di X-Ray Spex. Si tratta della fotografa del Tyneside Tish Murtha, che negli anni ’70 e ’80 ha raccontato la vita della classe operaia nel nord-est (e anche quella dei lavoratori del sesso di Soho a Londra), guadagnandosi il soprannome di “Demon Snapper” sui giornali. Mostrò la realtà della povertà e delle privazioni in comunità in cui la miseria della disoccupazione era stata lasciata sedimentare dalle classi politiche di Westminster, che la consideravano un prezzo che valeva la pena far pagare ad altre persone per il vantaggio di minare il potere sindacale. Ma nel catturare i volti, in particolare quelli dei bambini, Murtha ha mostrato l’umorismo, l’ottimismo e il rifiuto di farsi intimidire dei suoi soggetti. Il film è presentato con enorme umanità e calore da Ella, la figlia adulta di Murtha, che è un’inquietante somiglianza con la madre scomparsa. È Ella a mediare il messaggio emotivo del film parlando con i parenti di Tish Murtha e con i suoi amici e insegnanti della Scuola di Fotografia Documentaria di Newport. Il punto centrale è che Murtha non era un’estranea: faceva parte delle persone di cui registrava la vita e non sopportava la feticizzazione della povertà da parte dei media della classe media. Questa è stata infatti la causa fatale della sua rottura con la Side Gallery di Newcastle, che esponeva il suo lavoro, a causa di quello che lei chiamava il loro atteggiamento “la povertà è bella, maaan”. E la terribile verità è che Tish Murtha è diventata lei stessa una statistica: emarginata e incompresa dall’establishment artistico, negli ultimi anni di vita è stata ridotta in povertà dall’Austerity Britain dopo il crollo del 2008, con il terrore di essere sanzionata dal Dipartimento del Lavoro e delle Pensioni. Sng ed Ella Murtha raccontano l’avvincente storia di una bambina che, come i suoi fratelli e i loro compagni, vagava in lungo e in largo per le strade deserte e le case abbandonate, scoprendo in una di esse una macchina fotografica e trovando la sua vocazione. Scoprì anche che avere una macchina fotografica scoraggiava gli strisciatori di marciapiedi e gli abusatori di bambini che si aggiravano accanto a loro. Comprò una nuova macchina fotografica a noleggio da Dixons, ottenne un posto all’università (presumibilmente con l’aiuto di una borsa di studio) e il suo talento esplose, con i suoi eloquenti commenti allegati alle immagini.

 

La Side Gallery fu sua sostenitrice per un certo periodo e la Photographers’ Gallery di Londra le commissionò lo studio di Soho. Ma questo film racconta una storia molto simile a quella del film di Clio Barnard The Arbor, sulla drammaturga di Bradford Andrea Dunbar: come Dunbar, Tish Murtha era un brillante talento della classe operaia che ha goduto di un successo precoce, ma non aveva quell’infrastruttura aspirazionale di mobilità verso l’alto per mantenere una carriera a lungo termine, di cui i suoi contemporanei maschi della classe media godevano e che davano per scontata, e come Dunbar, la pressione sulla sua salute fisica e mentale non è stata ammortizzata da questi vantaggi. L’altro film che mi ha ricordato, inevitabilmente, è stato I, Daniel Blake di Ken Loach, sulla Gran Bretagna dell’austerità. Tish è un tributo straordinario e umano a una vera artista.

Tish è stato proiettato in occasione della serata di gala di apertura dello Sheffield DocFest, in programma fino allo scorso 19 giugno.

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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