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I, Dolours di Maurice Sweeney. Il Ritratto di una repubblicana irlandese

I, Dolours

 

Il film documentario di Maurice Sweeney è costruito intorno ad una lunga intervista tra il giornalista Ed Moloney e la militante dell’IRA Dolours Price, e non lascia scampo su come quest’ultima, agli occhi dello spettatore, sia una donna determinata e dalle idee chiare, in cui non c’è posto per indecisioni, sfumature e rimpianti.

Ed è un’occasione per raccontare e ricordare la storia e le storie che sono ruotate attorno ad un intero conflitto, le cui cicatrici sono naturalmente ancora visibili oggi.

Una presa di coscienza forte su cosa voglia dire essere donna ed allo stesso tempo rivoluzionaria dell’IRA nell’Irlanda del Nord degli anni ’70.
Vediamo scorrere gli eventi, le situazioni e gli episodi che hanno coinvolto non solo la sua vita ma anche quella di una generazione.

Nei i ricordi e le parole di Dolours, intervallati da spezzoni di filmati che raccontano episodi chiave per lei e per il Nord Irlanda, c’è questa specie di elettricità che attraversa gran parte delle sue memorie e del suo impegno totale per la militanza, dalla lotta (vista come una predestinazione) all’arresto, fino allo sciopero della fame, alla successiva scarcerazione fino alla sua tragica scomparsa, dopo le disillusioni seguite agli accordi di pace del 1998, da lei viste come un tradimento.

Sono molti i punti di svolta che lei ritiene necessario farci conoscere, raccontati in modo a volte aspro, a volte sarcastico, senza troppi giri di parole, lucidi e, sebbene cerchi di trattenere le emozioni, dai suoi occhi possiamo leggere tutta la rabbia che non si spegnerà mai.

Quando, dopo vent’anni, Dolours Price viene scarcerata l’impressione che ci dà l’interpretazione di Lorna Larkin è quella di una donna che non ne sia mai effettivamente uscita.
Minata nel fisico (i mesi di alimentazione forzata) ma non nello spirito, Dolours ci racconta dello sconforto e dell’abbattimento sulle scelte della leadership dell’IRA di firmare gli accordi di pace.

Al di là del valore artistico del film, questa resta una delle testimonianze più importanti raccontate direttamente da un militante dell’IRA ad un giornalista, interviste che furono rilasciate solo dopo la morte degli stessi militanti; registrazioni custodite nella biblioteca del Boston College e conosciute come “Boston Tapes”.

I repubblicani vennero intervistati dall’ex prigioniero dell’IRA, Anthony McIntyre, scrittore, professore ed editore della storica rubrica repubblicana, ‘The Blanket’. L’accordo fu che i paramilitari avrebbero raccontato le loro storie in segreto, e che le loro registrazioni sarebbero state pubblicate solo dopo la loro morte per evitare ritorsioni legali dall’HET (Historical Enquire Team).

Dolours Price è morta nel 2013 ed è stata anche lei una delle intervistate per i Boston Tapes.
Il film di Maurice Sweeney riprende parte di queste interviste, tra cui la parte in cui Dolours afferma di essere stata una delle persone che guidò Jean McConville nel luogo in cui fu uccisa dall’IRA nel 1972, perché sospettata dall’IRA di essere una spia. Dolours, spiega nell’intervista, che l’ordine di interrogare ed eliminare l’informatore, sia arrivato da Gerry Adams. Indicato dalla repubblicana come il suo Officer Commanding (OC) della brigata Belfast.

Ed Moloney disse che la Price non fece affermazioni riguardo ai cosiddetti “Disappeared” nelle sue interviste, ma emerse successivamente un’altra intervista in cui si affermava il contrario.

Maurice Sweeney riesce quindi a mettere in scena il ritratto di una donna che non si è mai piegata e non ha mai venduto i propri ideali. Questo film ne è il giusto tributo.

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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