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Regista di Derry vince il premio per la migliore opera prima irlandese al Galway Film Fleadh

Nella foto Ali White e Nigel O’Neill in Lie of the Land, del regista di Derry John Carlin

Un thriller girato nel nord del Paese è stato premiato come miglior opera prima irlandese al Galway Film Fleadh

Lie of the Land, del regista di Derry John Carlin, ha vinto il premio domenica, in occasione della chiusura del Fleadh 2023. Con un cast che comprende la star di An Irish Goodbye Paddy Jenkins, Nigel O’Neill e l’attrice di Belfast Ali White, il film è ambientato in una fattoria del Mid-Ulster e racconta la storia di una coppia che cerca di sfuggire a un debito paralizzante prima di ingaggiare un “gioco mortale del gatto e del topo” con un misterioso sconosciuto nel loro terreno agricolo durante un teso periodo di 24 ore. La sceneggiatura del film è stata scritta da Tara Hegerty ed è stata prodotta da Chris Patterson e Margaret McGoldrick. Il film è stato girato all’inizio di quest’anno nell’ambito del programma New Talent Focus di NI Screen e ha debuttato sabato al Galway Film Fleadh, prima di un dibattito post-proiezione con il cast e la troupe. Si tratta del primo lungometraggio di John Carlin, di Derry, che in precedenza aveva diretto il cortometraggio horror Exposure nel 2013, anch’esso proiettato al Galway Film Fleadh. Tra gli altri film premiati al Fleadh di quest’anno figurano la commedia-dramma Apocalypse Clown, del regista George Kane, nominato ai Bafta, che è stato nominato miglior film irlandese, e Here, del regista belga Bas Devos, che ha vinto nella categoria miglior film internazionale. Nel frattempo, la pronipote del drammaturgo Seán O’Casey, Agnes O’Casey, ha vinto il Bingham Ray New Talent Award per i suoi ruoli in due film: il thriller The Lies We Tell e la commedia The Miracle Club. Parlando con il sito di notizie cinematografiche Screen Daily, la responsabile del Galway Film Fleadh, Liz Quinn, ha detto che la partecipazione all’evento di quest’anno è tornata a crescere dopo il ritorno a un evento dal vivo avvenuto l’anno scorso in seguito alla pandemia di Covid-19. “Quest’anno la voglia di incontrarsi faccia a faccia è molto grande. Quest’anno c’è una sensazione di maggiore affluenza rispetto al periodo precedente alla pandemia”, ha dichiarato.

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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