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Bloody Sunday: le storie dietro alle immagini

Un nuovo documentario prodotto da RTE osserva e analizza le drammatiche e strazianti fotografie che hanno segnato una generazione – e parla con gli uomini dietro alle macchine fotografiche

Bloody Sunday | © Stanley Matchett

Mentre i Troubles ruggivano forte, immagini drammatiche e strazianti trasmettevano l’orrore del conflitto in tutto il mondo.

Dalle devastanti conseguenze delle atrocità alle scene di intensa violenza, queste immagini hanno catturato le storie dei Troubles proprio mentre accadevano.

Ora, nell’attesissimo documentario “Shooting The Darkness”, che andrà in onda su RTE il 30 gennaio, il pubblico ascolterà i fotografi che hanno realizzato questo straordinario lavoro – e scoprirà come hanno affrontato questa enorme pressione.

Stanley Matchett

L’uomo del Daily Mirror Stanley Matchett, le cui immagini del Bloody Sunday sono diventate alcune delle più conosciute e rappresentative dei Troubles, appare nel documentario e racconta la straordinaria storia della sua esperienza il 30 gennaio 1972.

“Domenica mattina, bella giornata, gennaio, cielo blu, sole”, ricorda.

“Quinditu vai su e pensi: a che ora finirà oggi? A giudicare dalle precedenti esperienze sulle altre marce pensavo di essere a casa verso le otto e mezza. Eravamo lì da tre settimane.

“A Chamberlain Street arriviamo verso le 3.30 del pomeriggio, perché sai che la luce del giorno inizia ad andarsene a gennaio, e c’era la nebbia in arrivo.

“Abbiamo notato questo gruppo che scendeva lungo la strada verso la fine di Chamberlain Street, era quasi come la foto di un film, solo che fotogramma dopo fotogramma dopo fotogramma si avvicinavano sempre di più.

“Quando sono arrivati molto vicini c’era il corpo del diciassettenne Jack Duddy, solo un adolescente, ed anche il vescovo Edward Daly che agitava il fazzoletto insanguinato.

“Hanno poi lasciato il corpo a terra mentre il vescovo Daly gli dava l’estrema unzione. E poi poco alla volta la gente ha capito cosa era successo, il silenzio era piombato su tutti noi.

“Avresti potuto sentire un chiodo cadere in terra. Le persone erano intorpidite e sconvolte dai corpi con un panno bianco appoggiato sopra di loro. C’è persino una foto di un medico che si tiene la testa tra le mani e guarda incredulo.

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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