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Brexit: la polizia irlandese pronta a schierare gli uomini al confine

Una nuova unità di supporto della polizia verrà spostata più vicino al confine in preparazione della Brexit.

Lo ha affermato mercoledì il comandante di An Garda Siochana Drew Harris mentre parlava a una commissione del parlamento irlandese, quando alcuni rappresentanti hanno esposto le loro preoccupazioni riguardo all’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea in relazione alla criminalità e disordini.

“Complessivamente siamo pronti, ci stiamo pensando da due anni e accumulando forze e personale nell’area di confine in vista di quel periodo”, ha affermato Harris.

“Abbiamo una parata in zona a novembre e questo ci permetterà di controllare ulteriormente le contee di confine. Abbiamo accumulato altre risorse attorno alla nostra unità di supporto, al momento abbiamo quasi altri 30 poliziotti formati e pronti. Stiamo anche guardando all’introduzione di un’unità di supporto armato a Cavan per ridurre i tempi di risposta nell’area al confine, siamo molto consapevoli delle sfide della Brexit. Abbiamo aumentato il numero di persone lì presenti e fatto ulteriori investimenti attraverso un nuovo modello operativo, e miglioreremo le attività di polizia intorno alle contee di confine”.

Harris non ha fatto speculazioni su possibili violenze in caso di Brexit senza accordo, che sono state previste da molti, compresi gruppi repubblicani armati, in caso di introduzione di dogane o posti di frontiera, poiché il Regno Unito diventerà un paese terzo confinante con l’Unione Europea.

“Non ho intenzione di speculare su quale infrastruttura di frontiera sarà, la mia responsabilità è fornire un servizio di polizia per proteggere la società”, ha detto.

”Al momento, non so che Brexit stiamo ottenendo, e quindi quali saranno le conseguenze di ciò. Esistono tre diversi elementi: la criminalità organizzata, la minaccia dei gruppi repubblicani armati e l’impatto sulle comunità locali. Purtroppo, per quanto riguarda l’impatto dei gruppi armati, abbiamo già visto quest’anno sei attacchi alla sicurezza nazionale nell’Irlanda del Nord e noi stessi abbiamo dovuto far fronte a tale richiesta, rispondere e sostenere la PSNI e condurre i nostri sforzi investigativi contro questi gruppi. C’è stato un aumento della domanda, che ha dato forza all’organizzazione, ma siamo preparati per questo e ci stiamo adoperando per contrastare quelle minacce”.

Harris è stato assunto per trasformare la forza di polizia della Repubblica irlandese, in seguito alla richiesta di una revisione completa di An Garda Siochana dopo anni di scandali.

L’ultima revisione vedrà la forza nazionale ridotta da sei compagnie a quattro, tuttavia Harris afferma che, a causa della Brexit, l’unità di frontiera sarà l’ultima a vedere eventuali cambiamenti strutturali. Per quanto riguarda l’implementazione, vorremmo essere certi dei processi prima di andare al confine. Resteremo in attesa fino a quando non avremo la certezza su quale sarà probabilmente il destino della Brexit”.

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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  1. IRLANDA E BREXIT
    “La Brexit è un’enorme opportunità, certo non è il motivo principale per cui le persone si opporrebbero al dominio britannico, ma la Brexit si limita a focalizzarsi, a dargli un’immagine fisica. È un grande aiuto”; con queste parole il Presidente di Saorahd, Brian Kenna, ha ben fotografato in una recente intervista rilasciata al Belfast Telegraph, la situazione che si sta delineando nell’attuale contesto socio-politico .
    L’uscita dall’Ue è incompatibile con il mantenimento della sovranità britannica sulle sei Contee dell’Irlanda del Nord, tassello fondamentale della geopolitica di Londra. La Brexit accelera l’unificazione dell’isola.
    Un rapporto degli accademici del Trinity College di Dublino, secondo cui l’unificazione provocherebbe un drastico calo del tenore di vita in tutta l’isola e riportato da diversi organi di stampa , è il classico esempio di una visione filo-imperialista e filo inglese egemone in altre epoche storiche, ma facilmente confutabile nella situazione attuale.
    Partiamo dagli assunti principali del rapporto:
    -La riunificazione dell’Irlanda causerebbe il completo collasso del Nord e costerebbe circa 30 miliardi di euro l’anno per il suo mantenimento.
    -il Nord fa affidamento su un sussidio annuale del Regno Unito di circa 10 miliardi di euro per sostenere l’economia,
    -la cessazione di questo trasferimento di denaro in caso di riunificazione dell’Irlanda sarebbe causa del collasso dell’economia, con effetti “disastrosi per disoccupazione ed emigrazione”.
    -Il rapporto afferma che se la Repubblica si assumesse tale costo, causerebbe una riduzione del 5-10% del tenore di vita dei residenti, con punte del 20% nel Nord rispetto al resto del paese.
    E’ di tutta evidenza come siano facilmente confutabili tali assunti, artatamente proposti dallo studio filo-unionista ed imperialista, infatti :
    – Va detto in premessa che recenti analisi condotte dall’economista di Dublino David McWilliams ( Professore di Economia globale presso lo stesso Trinity College ) , mettono chiaramente luce sul fatto che il Nord “costerebbe meno del quattro per cento del PIL della Repubblica irlandese ogni anno” e “in termini di puro bilancio, non vi è dubbio che l’economia della Repubblica potrebbe assorbire il nord e questo prima che inizi il dinamismo commerciale dell’unificazione”;

    – Inoltre si potrebbero invocare (e vedere concessi) gli aiuti della Bce ai Paesi deboli dell’eurozona (ed almeno in un primo tempo le Sei Contee sarebbero certamente identificabili come tali vista anche la notevole attuale disparità tra la Comunità cattolica irlandese e quella protestante inglese (da sempre privilegiata) ;

    – -vi è poi l’esempio tedesco degli anni ’90 con l’unificazione della Germania dell’Est con quella dell’Ovest che costò ai tedeschi ben 1400 miliardi, ma alla quale contribuirono anche gli altri paesi europei; così come a tutt’oggi esiste un fondo speciale per i Lander dell’Est, si potrebbe facilmente far passare un fondo speciale per le Sei Contee una volta unificate con la Repubblica d’Irlanda;

    Un discorso a parte merita la problematica relativa al Confine tra Repubblica d’ Irlanda e Irlanda del Nord e la clausola di backstop. Analizziamo prima di tutto questa cosa prevede:
    Le disposizioni relative al confine tra Irlanda e Irlanda del Nord sono contenute nel protocollo sull’Irlanda/Nord Irlanda allegato all’accordo di recesso. Al fine di evitare la ricostituzione di un confine fisico tra Irlanda ed Irlanda del Nord, le disposizioni del protocollo prevedono la cosiddetta clausola di backstop, ossia la previsione della creazione di un’area doganale comune (single custom territory) che comprenderà il territorio dell’UE e quello del Regno Unito (compreso quindi l’Irlanda del Nord), nella quale all’Irlanda del Nord verrà applicato il codice doganale comunitario e quindi rimarrà sostanzialmente nel mercato unico dell’UE, mentre il Regno Unito rimarrà allineato ad un numero più limitato di disposizioni relative al mercato unico. Le merci in transito tra Irlanda e Irlanda del Nord non saranno soggette a controlli alle frontiere ma all’arrivo a destinazione (fatti salvi i controlli per animali e tutto ciò che pone questioni veterinarie, per ragioni di salute pubblica). Per le merci dirette nell’Irlanda del Nord provenienti da altri territori del Regno Unito saranno necessari controlli sul rispetto degli standard dell’UE volti a proteggere i consumatori, gli operatori economici e le imprese del mercato unico. Sono, altresì, previste una serie di misure volte a garantire il level playing field tra UE e Regno Unito (ossia la garanzia del rispetto dell’insieme di regole e disposizioni del mercato interno in materia di concorrenza e aiuti di stati, fiscalità, ambiente, lavoro e protezione sociale volte ad evitate vantaggi competitivi) e il Regno Unito è tenuto ad armonizzare la sua politica commerciale con quella dell’UE in modo da garantire il corretto funzionamento dell’area doganale comune. Il Regno Unito non potrà applicare dazi più bassi di quelli dell’UE per le merci importate da paesi terzi o applicare regole di origine diverse. Il Regno Unito potrà stipulare accordi indipendenti dall’UE solo su servizi e investimenti e non sulle merci.
    Il protocollo contiene, inoltre, disposizioni volte a tutelare gli accordi del Venerdì santo (o accordo di Belfast) del 1998, a consentire il proseguimento della Common Travel Area tra Irlanda e Regno Unito (un insieme di disposizioni volte a facilitare la circolazione delle persone), della cooperazione Nord Sud e del mercato unico elettrico nell’isola di Irlanda. L’area doganale comune tra UE e Regno Unito sarà istituita a partire dalla fine del periodo transitorio previsto dall’accordo di recesso (31 dicembre 2020 o, in caso di estensione del periodo transitorio la data alla quale questo comunque cesserà); a condizione che non sia stato definito un accordo sulle future relazioni tra l’UE nel corso del periodo transitorio, che comprenda la regolamentazione del confine tra Irlanda e Irlanda del Nord, senza la ricostituzione di un confine fisico. Il Protocollo prevede l’impegno da parte dell’UE e del Regno Unito a concludere e ratificare tale accordo entro il 1° luglio 2020. Fin qui quanto previsto dalla clausola in discussione.
    Va da sé che l’obiettivo principale per l’effettiva riunione delle Sei Contee alla Repubblica d’Irlanda è quello imprescindibile di giungere all’abbattimento di qualunque confine, dazio o altro artificio che , di fatto consenta all’Inghilterra di poter continuare a svolgere un ruolo egemone come “occupante” facendo il bello ed il cattivo gioco continuando nella politica di privilegiare gli “unionisti” protestanti filo inglesi rispetto agli altri cittadini irlandesi; per questo motivo uno degli obiettivi principali, sia a livello di coinvolgimento delle Comunità repubblicane come massa critica che a livello politico-diplomatico (ma qui il problema è la ormai diminuita rappresentatività dei partiti e movimenti che sembrano aver perso il “feeling” di un tempo con il Popolo irlandese e non sembrano più in grado di rappresentare appieno i loro bisogni ed istanze) dovrà essere quello di impedire che possa passare il disegno inglese di mantenere quanto più possibile lo status quo; i mezzi democratici non mancano, come l’indizione di un Referendum per l’autodeterminazione di tutto il Popolo Irlandese sotto l’egida e la garanzia dell’Europa e non sotto quella britannica; se tale strada dovesse essere negata non ci si potrà lamentare se si percorreranno altre strade in quanto da troppi decenni il Popolo irlandese vuole emanciparsi dal dominio britannico nel Nord sperimentando la costruzione, per gradi di uno Stato repubblicano Federale (32 Contee) che possa autodeterminarsi ed autoregolarsi pur in connessione alle realtà dell’Europa ed a quelle Internazionali con le quali potrà meglio interloquire se agirà nella sua integrità storica e culturale rinnovatesi attraverso una normale dinamica di sviluppo democratico.

    IRELAND AND BREXIT
    “Brexit is a huge opportunity, certainly not the main reason why people would oppose British rule, but Brexit merely focuses on giving it a physical image. It is a great help “; with these words the President of Saorahd, Brian Kenna, has well photographed in a recent interview with the Belfast Telegraph, the situation that is emerging in the current socio-political context.
    The exit from the EU is incompatible with the maintenance of British sovereignty over the six counties of Northern Ireland, a fundamental piece of London’s geopolitics. Brexit accelerates the unification of the island.
    A report by the academics of Trinity College in Dublin, according to which unification would cause a drastic drop in living standards throughout the island and reported by various press organizations, is the classic example of a pro-imperialist and English-speaking vision. in other historical eras, but easily refutable in the current situation.
    Let’s start with the main assumptions of the report:
    – The reunification of Ireland would cause the complete collapse of the North and would cost about 30 billion euros a year for its maintenance.
    – the North relies on an annual UK subsidy of around 10 billion euros to support the economy,
    – the cessation of this transfer of money in the event of the reunification of Ireland would cause the collapse of the economy, with “disastrous effects due to unemployment and emigration”.
    -The report states that if the Republic assumed this cost, it would cause a 5-10% reduction in the living standard of residents, with peaks of 20% in the North compared to the rest of the country.
    It is clearly evident that these assumptions, subtly proposed by the pro-unionist and imperialist study, are easily refutable: in fact:
    – It must be said in the introduction that recent analyzes conducted by Dublin economist David McWilliams (Professor of Global Economics at Trinity College) clearly shed light on the fact that the North “would cost less than four percent of the GDP of the Republic of Ireland every year “And” in terms of pure balance sheet, there is no doubt that the economy of the Republic could absorb the north and this before the commercial dynamism of unification begins “;

    – Furthermore we could invoke (and see granted) the ECB’s aid to the weak countries of the Eurozone (and at least in a first time the Six Counties would certainly be identifiable as such also the remarkable current disparity between the Irish Catholic and the English Protestant Communities (always privileged);

    – -There is also the German example of the 1990s with the unification of East Germany with that of the West which cost Germans a good 1400 billion, but to which other European countries also contributed; just as today there is a special fund for the East Lander, a special fund could easily be passed for the Six Counties once united with the Republic of Ireland;
    The issue concerning the border between the Republic of Ireland and Northern Ireland and the backstop clause merit a separate discussion. Let’s analyze this first of all:
    The provisions relating to the border between Ireland and Northern Ireland are contained in the protocol on Ireland / Northern Ireland annexed to the withdrawal agreement. In order to avoid the reconstitution of a physical border between Ireland and Northern Ireland, the provisions of the protocol provide for the so-called backstop clause, ie the provision for the creation of a common custom area (single custom territory) that will include the territory of the EU and that of the United Kingdom (including therefore Northern Ireland), in which Northern Ireland will apply the Community Customs Code and will therefore remain substantially in the EU single market, while the United Kingdom will remain aligned to a larger number of single market provisions. Goods in transit between Ireland and Northern Ireland will not be subject to border checks but on arrival at destination (subject to controls for animals and everything that raises veterinary questions, for reasons of public health). For goods going to Northern Ireland from other UK territories, controls will be required on compliance with EU standards aimed at protecting consumers, economic operators and businesses in the single market. A series of measures are also envisaged to guarantee the level playing field between the EU and the United Kingdom (ie the guarantee of compliance with the set of rules and provisions of the internal market in terms of competition and state aid, taxation, environment, work and social protection aimed at avoiding competitive advantages) and the United Kingdom is required to harmonize its trade policy with that of the EU in order to ensure the proper functioning of the common customs area. The United Kingdom will not be able to apply lower duties than those of the EU for goods imported from third countries or apply different rules of origin. The United Kingdom will be able to enter into agreements independent of the EU only on services and investments and not on goods.
    The protocol also contains provisions to protect the Good Friday agreements (or Belfast agreement) of 1998, to allow the continuation of the Common Travel Area between Ireland and the United Kingdom (a set of provisions aimed at facilitating the movement of people) , of North South cooperation and of the single electricity market on the island of Ireland. The common customs area between the EU and the United Kingdom will be established from the end of the transitional period provided for in the withdrawal agreement (31 December 2020 or, in the case of extension of the transitional period, the date on which this will cease); provided that no agreement has been reached on the future relations between the EU during the transitional period, including the regulation of the border between Ireland and Northern Ireland, without the reconstitution of a physical border. The Protocol foresees the commitment by the EU and the United Kingdom to conclude and ratify this agreement by 1 July 2020. So far the provisions of the clause under discussion.
    It goes without saying that the main objective for the actual meeting of the Six Counties in the Republic of Ireland is the essential one to reach the demolition of any border, duty or other artifice that, in fact, allows England to continue to perform a hegemonic role as “occupier” doing the good and the bad game by continuing in the policy to privilege the “unionist” Protestant British with respect to the other Irish citizens; for this reason one of the main objectives, both in terms of involvement of the Republican communities as a critical mass and in the political-diplomatic level (but here the problem is the now diminished representativeness of the parties and movements that seem to have lost the “feeling” of the past with the Irish people and no longer seem able to fully represent their needs and needs) it will have to be to prevent the British design from maintaining the status quo as much as possible; there is no lack of democratic means, such as the holding of a referendum for the self-determination of the whole Irish people under the auspices and the guarantee of Europe and not under the British one; if this road were to be denied, it would not be possible to complain if other roads were traveled because for too many decades the Irish people wanted to emancipate themselves from British rule in the North by experimenting with the construction, by degrees, of a Federal Republican State (32 Counties) that could be self-determined and self-regulating even in connection with the realities of Europe and the international ones with which it will be better able to speak if it will act in its historical and cultural integrity renewed through a normal dynamic of democratic development.

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