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Commonwealth e Brexit: Varadkar picchia sullo Sinn Fein. Theresa May ha le valigie pronte

Irlanda unita? No, molto meglio rispolverare l’impero secondo i westbrits irlandesi.

“Il Fine Gael non accetterà nessuna coalizione di governo con lo Sinn Féin in alcuna circostanza.”

Insistono le ex blue shirts del Taoiseach dopo l’ovazione della scorsa sera riservata alla proposta unionista di fare un balzo indietro nel passato e rientrare nel Commonwealth.

In un discorso televisivo dalla conferenza nazionale del Fine Gael, Leo Varadkar ha infatti riaffermato ai delegati che “lo Sinn Féin non avrà incarichi nelle istituzioni democratiche dello Stato”, implicando che non sono adatti a governare.

“Lo Sinn Fein è un partito che non ha rispetto per i tribunali, i governi o i parlamenti.”

E ha proseguito: ” i valori dello Sinn Fein sono tossici.”

Intanto, il primo ministro britannico, Theresa May, può ottenere il sostegno necessario in Parlamento per andare avanti con i negoziati sulla Brexit sole se promette di dimettersi. A rivelarlo sono delle fonti nella BBC.

Secondo la rete pubblica, molti parlamentari prevedono di appoggiare e il voto ai Comuni se il primo ministro si impegna a non essere la responsabile del nuovo ciclo di negoziati, che sarebbe stabilito per raggiungere un accordo definitivo con l’Unione europea (UE).

Queste rivelazioni coincidono con la presunta cospirazione di undici ministri per forzare l’uscita del premier già nell’incontro del Gabinetto settimanale di domani, come rivelato domenica scorsa il Sunday Times.

Con May umiliata e indebolita dopo le ultime battute d’arresto – il suo accordo con Bruxelles per la Brexit è stato respinto due volte dai Comuni – alcuni ministri hanno insistito che il premier e il governo sono ancora gli unici responsabili per le sorti del paese e che l’opzione migliore rimane se il parlamento ratificherà l’accordo di divorzio sulla Brexit.

Opzione che è stata già respinta in due occasioni.

In questo contesto si aggiunge la massiccia dimostrazione di sabato in cui un milione di persone, secondo gli organizzatori, hanno marciato attraverso il centro di Londra per chiedere un secondo referendum sulla Brexit.

La notizia che è apparsa questa mattina sul destino di Downing Street 10 è stata pubblicata dal The Sunday Times.

Secondo il giornale, 11 ministri di punta hanno convenuto che il primo ministro dovrebbe farsi da parte perché è diventata una figura tossica per il governo. Il tempo è finito.

Di fronte a questa bomba, poche ore fa Sky News ha chiesto al ministro delle finanze Philip Hammond in merito agli articoli del Sunday Times e se si trattasse di una trama cospirativa tra le mura di governo: “No. Non penso che sia così “, ha detto. “Cambiare il primo ministro non ci aiuterebbe”, ha sottolineato. “Parlare di cambiare i giocatori in campo, francamente, è auto-indulgente in questo momento.”

Hammond ha indicato che il modo migliore per andare avanti sarebbe che il Parlamento appoggiasse l’accordo di May, anche se ha ammesso che non può essere approvato e che, quindi, i comuni dovrebbero cercare di trovare un modo per porre fine all’impasse.

“Sono realista – spiega – nel senso che potremmo non essere in grado di ottenere una maggioranza per l’accordo del Primo Ministro (sulla Brexit) e, se questo è il caso, allora il Parlamento dovrà decidere non solo su ciò che è contro, ma anche su ciò che è a favore “.

Interrogato sulle possibili opzioni per la Brexit, Hammond ha dichiarato di non essere sicuro dell’esistenza di una maggioranza in Parlamento per un secondo referendum, ma che si trattava di una proposta coerente.

“È chiaro che nei prossimi giorni ci sarà un’opportunità per la Camera dei Comuni, se non approverà l’accordo del Primo Ministro, per cercare di trovare una maggioranza con un’altra proposta che possa andare avanti”, ha detto Hammond.

La Brexit sarebbe dovuta entrare in vigore il 29 marzo, entro 5 giorni quindi, prima che May garantisse un ritardo nei colloqui con l’UE lo scorso giovedì.

Ora la data di partenza del 22 maggio si applicherà se il Parlamento appoggerà il primo ministro approvando questo accordo. In caso contrario, il Regno Unito avrà tempo fino al 12 aprile per offrire un nuovo piano o decidere di lasciare l’UE senza un trattato.

Alcuni deputati hanno chiesto a May di fissare una data d’uscita come prezzo da pagare in cambio del voto all’accordo, sebbene non sia ancora chiaro quando questo terzo voto potrebbe aver luogo. Se l’accordo di May muore, il Parlamento cercherà di trovare una diversa soluzione.

Un altro referendum e l’abrogazione dell’atto di uscita.

Ciononostante, il segretario della Brexit, Steve Barclay, ha insistito sul fatto che l’accordo di May rimane l’opzione migliore e ha esortato i politici a sostenere il primo ministro. “Il governo e il primo ministro sono ancora in carica”, ha detto Barclay.

Il Sunday Times ha fatto anche brillare che il successore alla carica di Primo Ministro della Corona sarebbe David Lidington.

Tuttavia, in serata, altre fonti indicano i nomi del segretario per l’ambiente, Michael Gove, e del segretario degli affari esteri, Jeremy Hunt.

 

 

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