Distretto Nord

Dal 1994 la UVF ha assassinato 30 persone

I paramilitari lealisti dell’Ulster Volunteer Force hanno ucciso il maggior numero di persone dalla sigla del “cessate il fuoco”

L’omicidio di Ian Ogle sarebbe il trentesimo avvenuto dalla dichiarazione di cessate il fuoco del 1994.

Nonostante la promessa di rinunciare a dispensare la cosiddetta giustizia armata, il denaro, la droga e l’ego hanno reso Ulster Volunteer Force la forza paramilitare più prolifica dalla fine dei Troubles.

Nel 2005 la sua follia omicida portò il governo britannico a dichiarare di non riconosceva più il cessate il fuoco UVF. Tre anni dopo la decisione fu ritirata, ma lo spargimento di sangue è continuato.

Poco meno di un anno dopo l’annuncio della fine della campagna armata annunciata dall’ex leader UVF Gusty Spence, i lealisti assassinarono Billy Elliott a Bangor per il suo ruolo nel brutale omicidio di Margaret Wright.

Pare che Elliott avesse ordinato ai suoi uomini di picchiare selvaggiamente e sparare alla trentunenne protestante in un locale a South Belfast nell’aprile del 1994, credendo che fosse una cattolica o un’informatrice della Royal Ulster Constabulary (la polizia poi sostituita, nel nome, dalla PSNI).

Elliott fu ucciso vicino a casa di un amico a Bangor nel settembre 1995 da uomini armati del Red Hand Commando legati alla UVF – tra cui Frankie Curry, che fu lui stesso assassinato dall’UVF nel marzo 1999.

L’uccisione più importante compiuta dalla UVF dal suo presunto cessate il fuoco fu l’omicidio di Raymond McCord Junior da parte degli uomini del battaglione di Mount Vernon.

Il ventiduenne venne picchiato a morte con mattoni in calcestruzzo per ordine di Mark Haddock, comandante della UVF di Mount Vernon, nel novembre 1997.

Suo padre, Raymond McCord, ha lavorato instancabilmente per scoprire la collusione tra UVF e RUC, per la quale Haddock “lavorava” come informatore.

Raymond McCord ha detto al Sunday Life che, dopo l’uccisione di Ian Ogle, vuole sentire i leader politici unionisti chiedere l’arresto della leadership di Ulster Volunteer Force.

Ha anche messo in discussione il tempo impiegato dalla polizia per dire che l’omicidio di Ian Ogle potrebbe essere collegato alla UVF di East Belfast.

“Perché ci sono voluti quattro giorni, quando due minuti dopo l’omicidio tutti sapevano chi lo aveva compiuto?” ha chiesto McCord.

Prima del brutale omicidio di domenica scorsa, il più recente assassinio compiuto dai lealisti fu quello di Bobby Moffett, ex prigioniero dei Red Hand Commando.

Nel maggio 2010 Moffett venne ucciso a colpi di arma da fuoco in pieno giorno davanti a centinaia di persone in Shankill Road a West Belfast. Il 44enne fu colpito a morte da due uomini vestiti da operai mentre si recava ad incontrare i capi UVF per risolvere problemi dopo un litigio con alcuni membri.

L’Independent Monitoring Commission (IMC) in seguito stabilì che i capi dell’UVF avallarono l’omicidio di Moffett, sebbene il gruppo paramilitare fosse in regime di cessate-il-fuoco. L’organismo di controllo parlò di “esecuzione pubblica” consentita dai leader UVF.

Nell’estate del 2005 in meno di due mesi la UVF uccise Jameson Lockhart (25 anni), Stephen Paul (28 anni) e Michael Green (42 anni) durante la faida con i rivali della Loyalist Volunteer Force.

Quello stesso anno a Woodvale, West Belfast, venne assassinato a colpi di arma da fuoco Craig McCausland (20 anni), 18 anni dopo che sua madre è stata violentata e picchiata a morte in un club lealista di North Belfast.

Nel 2000 almeno sette persone furono uccise durante la faida tra l’UVF e la “Compagnia C” di Shankill Road dell’Ulster Defence Association, tra cui Jackie Coulter e Bobby Mahood.

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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