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Dove la democrazia muore: come Nigel Farage ha copiato i populisti digitali italiani

Il Brexit Party non è un partito: è un business che offre l’illusione della democrazia mentre il suo leader mantiene il pieno controllo

 

 

Il pronostico di successo previsto dal Brexit Party nelle elezioni europee appare incontrovertibile: attualmente è al 27%, facendo scivolare i conservatori al terzo posto. Ciò che è poco chiaro è se possa essere descritto come un partito. Secondo la definizione tipica di un partito come organizzazione che tramite elezioni concorre al potere statale, il Brexit Party è un’anomalia: è registrato come una società, The Brexit Party Limited, con sede a 83 Victoria Street, e conta 100.000 sostenitori, ma non un singolo membro del partito. In un documento del 1999, i politologi Jonathan Hopkin e Caterina Paolucci hanno coniato il termine “partiti commerciali” per descrivere una nuova formazione politica che ha cominciato a emergere nell’Europa del sud durante la metà degli anni ’70. In gran parte a causa dell’atteggiamento imprenditoriale dei loro leader, diversi partiti tra cui Forza Italia e l’UCD spagnolo hanno incominciato a assomigliare a ditte private. Il tradizionale modello di partito di un’organizzazione con obiettivi sociali era stato spostato verso qualcosa di diverso: una società privata in cui “i beni pubblici prodotti sono accessori agli obiettivi di quelli che la guidano”. In parole povere, anziché impegnarsi a raggiungere obiettivi sociali, gli obiettivi dei leader erano i modi con cui rimanere al potere. Forza Italia di Berlusconi era una parabola di questo partito-impresa; è stato fondato da un magnate dei media italiani e finanziato quasi interamente da lui, con l’aiuto dei canali televisivi di sua proprietà. L’effetto marketing molto efficace di Forza Italia ha permesso al partito di superare l’ex Partito comunista italiano. Oggi, la nuova ditta di Nigel Farage ricorda da vicino questa visione del partito politico come un’impresa “fai da te”. Farage spiega che ha abbandonato l’Ukip perché le sue posizioni erano diventate troppo “estreme”. L’Ukip era stremato da litigi e lotte intestine. Ha perso molti dei suoi consiglieri locali e cambiato leader cinque volte dal referendum del 2016. La domanda, chiede lo scrittore Richard Seymour, è se il Brexit Party sia un partito. La sua costituzione sostiene che il leader può essere deposto solo con un voto di sfiducia da parte del consiglio che il leader stesso nomina. Secondo Companies House, Brexit Party Limited ha tre funzionari: il tesoriere Phillip Basey, l’uomo d’affari Richard Tice e Nigel Farage. Farage è l’unica persona che può nominare e rimuovere i direttori. Ha il controllo completo dell’organizzazione e delle sue politiche future. Come scrive Seymour, “i loro sostenitori possono condividere contenuti sui social media, partecipare a eventi in cui Farage parla e provare a candidarsi, ma questo è tutto”. In altre parole, il partito è privato anche di una minima parvenza di democrazia interna. In questo, Farage assomiglia al Partito della libertà del suo alleato Geert Wilders nei Paesi Bassi, che ha solo due membri formali: Geert Wilders e il Gruppo di Fondazione Wilders. I politologi Oscar Mazzoleni e Gerrit Voerman lo hanno descritto come un “partito senza membri” – un’evoluzione ancora più radicale del partito-impresa. Quello che la ditta di Farage condivide con un’azienda è la mancanza di un programma o di un manifesto. In un capovolgimento della pratica politica comune, Farage afferma che il manifesto sarà deciso dopo le elezioni (i partiti tipicamente cercano voti sulla base di politiche specifiche che dovrebbero poi essere portate avanti dopo le elezioni). Il Brexit Party è una scatola nera politica, e ci si aspetta che i suoi elettori abbiano piena fiducia nella gestione di Farage. Farage era visibilmente sbalordito quando uscì il risultato del referendum, temendo che avrebbe compromesso la sua carriera politica. I leader di destra in Europa come Matteo Salvini condividono un atteggiamento simile. Anche se Salvini si scaglia contro la migrazione, ad esempio, la sua intenzione non è tanto di risolvere il problema quanto esacerbarlo per ottenere benefici elettorali. Farage, allo stesso modo, ha richiesto un secondo referendum nel tentativo di avere una nuova visibilità. Potrebbe esserci un esempio più chiaro di un politico per il quale le questioni politiche sono come un supermercato che deve essere fornito per raccogliere benefici elettorali? Il modello di impresa sta anche trasformando il finanziamento dei partiti. I partiti di massa tradizionali, laburisti e conservatori inclusi, una volta dipendevano dai contributi finanziari dei membri attraverso le quote. Ma l'”americanizzazione” della politica in Europa ha trasformato il modello del partito, che dipende sempre più dai finanziamenti di ricchi donatori. Il Brexit Party fa affidamento sul sostegno finanziario dell’uomo d’affari Arron Banks, che ha finanziato lo stile di vita di Farage con una donazione di 450.000 sterline dopo il voto sulla Brexit. L’ex primo ministro laburista Gordon Brown ha invitato la Commissione elettorale a indagare sulle poco trasparenti finanze del partito; il suo account Paypal consente donazioni fino a £ 500, senza rivelare però informazioni sulla loro provenienza. La nuova avventura di Farage sostituisce molte delle caratteristiche democratiche del tradizionale partito di massa, il che ha permesso ai membri di esprimersi in merito alla formazione politica, dalla strategia alla leadership, con qualcosa di assolutamente meno democratico. Eppure Farage ha continuato a sventolare la bandiera della democrazia diretta, prendendo ispirazione dal Movimento cinque stelle, che è famoso per la sua democrazia collegata a Internet. Farage ha incontrato il cofondatore del movimento Gianroberto Casaleggio nel 2015 per imparare la strategia digitale dei movimenti. Il M5S è l’archetipo di un partito digitale, una forma di organizzazione politica che integra strumenti come le discussioni online e i referendum su Internet nel suo funzionamento interno. Farage ha promesso che i sostenitori del Brexit Party saranno in grado di prendere parte alle decisioni attraverso discussioni sui social media e forse un’app specifica, simile al sistema partecipativo creato dal Movimento cinque stelle noto come “Rousseau”, in onore del filosofo francese. Per i suoi sostenitori, in particolare quelli con bassi livelli di informatica, questo sicuramente suonerà emozionante – persino rivoluzionario. Eppure il Movimento cinque stelle mostra come “la democrazia digitale” spesso equivale a una finzione. Sotto la guida di Beppe Grillo, i referendum online sono stati spesso una prodezza mediatica che suggerisce un sostegno unanime per determinate politiche piuttosto che uno strumento di scelta davvero efficace per i suoi elettori. Allo stesso modo, il Partito Brexit di Nigel Farage promette agli elettori scelte superficiali pur mantenendo il controllo sul processo e la direzione del movimento. Il Brexit Party non è un fenomeno isolato, ma piuttosto un nuovo modello che verrà. La formazione dell’impresa commerciale viene adottata da un numero sempre maggiore di partiti sia a sinistra che a destra. Come il Brexit Party, Change UK è anche registrata come società non commerciale: The Independent Group (TIG) Ltd, guidata da Gavin Shuker MP. Parte della ragione di ciò risiede nella crescente allergia dei leader politici verso la supervisione democratica da parte dei membri del partito. Un altro motivo è che le strutture tradizionali del partito, ereditate dal XVIII e XIX secolo, non sono riuscite ad adattarsi ai ritmi frenetici e alle battaglie di potere dei nostri tempi. Se le società vogliono evitare l’insidia dei “partiti degli affari”, è imperativo rivitalizzare e aggiornare la definizione di partito senza dimenticare la democrazia.

 

tratto dal New Statesman

 

Richard Seymour (nato nel 1977) è uno scrittore e conduttore marxista nordirlandese, attivista e proprietario del blog Lenin’s Tomb. È autore di libri come The Meaning of David Cameron (2010), Unhitched (2013), Against Austerity (2014) e Corbyn: The Strange Rebirth of Radical Politics (2016). Seymour è nato a Ballymena, nell’Irlanda del Nord, in una famiglia protestante, e attualmente vive a Londra. Ex membro del Socialist Workers Party, ha lasciato l’organizzazione nel marzo 2013. Ha completato il dottorato in sociologia alla London School of Economics sotto la supervisione di Paul Gilroy. In passato ha scritto per pubblicazioni come The Guardian e Jacobin.

 

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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