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Google smonta le tende a Londra e si trasferisce a Dublino. Jeremy Corbyn e Theresa May: intenso colloquio ai Comuni

Nel dubbio, il gigante della tecnologia Google ha deciso di spostare le sue piattaforme di pagamento da Londra a Dublino. La società californiana ha annunciato ai suoi utenti che a partire da domani, giovedì 4 aprile, la filiale Google Ireland Limited “è responsabile di fornire i servizi” assieme a Google Play e Google Payments. Fino ad ora, l’attività finanziaria della società in Europa era centralizzata da Londra. Le fonti aziendali hanno spiegato che il trasferimento non è temporaneo.

Le multinazionali premono contro un’uscita senza accordo della Brexit.  Nervi tesi nelle aziende e cautela nei mercati a causa dei capricci e della mancanza di chiarezza da parte del governo britannico. La City di Londra non è stata solo il grande polo continentale dei servizi finanziari tradizionali, nella capitale britannica è cresciuto anche il più grande ecosistema europeo di fintech (società finanziarie che operano digitalmente). Ma viste le incertezze poste dalla Brexit, diverse aziende hanno annunciato il trasferimento della loro attività in un altro paese dell’Unione europea. È il caso anche del commerciante globale dei cambi TransferWise, che dal 10 aprile attiverà tutti i pagamenti dallo spazio economico europeo, direttamente dal suo ufficio di Bruxelles (Belgio).

C’è poco più di una settimana per eseguire la Brexit ma tutto è ancora nell’aria. Martedì, il primo ministro britannico, Theresa May, ha incontrato il suo gabinetto fin dalle prime ore del mattino per vedere quali passi da seguire ancora una volta poiché’ il Parlamento britannico ha respinto di nuovo il suo piano. Ci sono tre possibili scenari, che l’accordo venga approvato dalla Camera dei Comuni in un quarto scrutinio al termine di un elaborato whipping-in con Jeremy Corbyn; un’uscita netta oppure una richiesta di estensione condizionata a un accordo precedente. Per concludere,  un secondo referendum o un’elezione generale. Con tutti gli analisti che fanno le loro scommesse, la maggior parte di loro rimane cauta. Mercati prudenti tranne Goldman Sachs, che si dice di non avere nulla contro la marea di pessimismo e scommette, anzi,  su un “ottimo finale” per la Brexit e garantisce che la sterlina sia la migliore opportunità tra le valute dei paesi sviluppati.

È stato in un’intervista di Zach Pandl a Bloomberg TV , capo della strategia dei cambi e dei mercati emergenti, che si è spiegato la posizione della banca d’investimento statunitense a questo riguardo. In questo senso, l’esperto sostiene che, sebbene Theresa May abbia fallito nuovamente in una missione per raggiungere un accordo che consenta al Regno Unito di lasciare l’Unione europea nel miglior modo possibile, “stiamo facendo progressi nonostante i tentativi di voto falliti”. E a suo avviso, si è lontani da un’estensione o da una “dura Brexit” e dice anche che il Regno Unito è più vicino alla chiusura di una “Brexit bianca” che potrebbe includere un’unione doganale permanente associata a un secondo referendum. Un annuncio che potrebbe arrivare nei prossimi giorni.

Per questo motivo, per Pandl “la sterlina è sicuramente la più grande opportunità tra le valute dei mercati emergenti oggi”, dopo le ultime cadute che l’hanno portata a livelli di 1,30 rispetto al dollaro. Infatti, dal momento che il risultato del referendum era noto a giugno 2016, la valuta britannica si è svalutata di oltre il 10% rispetto al biglietto verde e lo stesso nei confronti dell’euro. Non invano, dalla banca capiscono che nel tardo pomeriggio, la Casa dei Comuni ha sfiorato la maggioranza passante attraverso l’unione doganale; un giro che è stato respinto in Parlamento da soli tre voti e un voto sulla mozione di Yvette Cooper tesa a prevenire l’articolo 50 e l’uscita senza accordo.  Mentre, dietro il sipario, Theresa May e il leader dell’opposizione, il laburista Jeremy Corbyn, secondo voci di Westminster, avrebbero trovato la quadra per aggirare il muro degli unionisti nordirlandesi e compagnia cantante.

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