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Irlanda: la notte prima dello sciopero della fame

di René Querin

Oggi, 38 anni fa, in un’umida e fredda cella di Long Kesh un uomo di 27 anni stava consumando il suo ultimo pasto.

La decisione era presa.

Lui era l’Officer Commanding (OC, l’Ufficiale Comandante) dei prigionieri di guerra repubblicani detenuti nel carcere britannico di Long Kesh. Avrebbe dato l’esempio ai suoi compagni.

Il giorno dopo, 1 marzo 1981, avrebbe rifiutato il cibo che le guardie carcerarie avrebbero portato nella sua cella.

Una decisione sicuramente sofferta e combattuta, una decisione estrema che avrebbe colpito nel profondo il mondo intero ma, soprattutto, il suo piccolo mondo di affetti fuori da quelle mura del carcere, ricoperte dagli escrementi lasciati dai POW nel corso della “dirty protest” che sarebbe stata sospesa l’indomani mattina per incentrare tutte le notizie sullo sciopero della fame.

“Sono pieno di tristezza perché so di aver spezzato il cuore della mia povera madre e perché la mia famiglia è stata colpita da un’angoscia insopportabile” scrisse nella prima pagina del diario, con la sua calligrafia minuta.

Ma la volontà di quei giovani repubblicani era incrollabile. Strappati dalla loro giovinezza per combattere una guerra che non volevano contro un nemico invasore che si era appropriato dell’Irlanda da centinaia di anni, rinchiusi in minuscole celle senza finestre, con addosso una sottile coperta per proteggersi dal freddo, duramente e sadicamente picchiati e umiliati dalle guardie, costretti a fare i proprio bisogni corporali in un angolo della cella per chiedere di essere riconosciuti come prigionieri politici.

“Sono un prigioniero politico. Sono un prigioniero politico perché sono l’effetto di una guerra perenne che il popolo irlandese oppresso combatte contro un regime straniero, schiacciante, non voluto, che rifiuta di andarsene dalla nostra terra” è il pensiero che avrebbe potuto rimbombare nel cuore e nel cervello di quei ragazzi.

Lotta di liberazione.

Un concetto, quello di libertà, che sembra quasi naturale al giorno d’oggi. Ma non era così nelle martoriate Sei Contee dell’Irlanda dei Troubles.
Dove sbagliare marciapiede poteva portare ad una fine atroce e dove essere cattolico e repubblicano voleva dire non avere alcun diritto, per lungo tempo neppure quello di votare.

“Io difendo il diritto divino della nazione irlandese all’indipendenza sovrana, e credo in essa, così come credo nel diritto di ogni uomo e donna irlandese a difendere questo diritto con la rivoluzione armata. Questa è la ragione per cui sono carcerato, denudato, torturato”, prosegue il diario che in 17 giorni mostrerà tutta la crudeltà di un sistema carcerario basato sulla sopraffazione e sulla violenza fisica.

Robert Gerard Sands, conosciuto universalmente come Bobby, stava per iniziare il suo sciopero della fame.

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René Querin

Di professione grafico e web designer, sono appassionato di trekking e innamorato dell'Irlanda e della sua storia. Insieme ad Andrea Varacalli ho creato e gestisco Les Enfants Terribles.

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